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In Campania poche spiagge libere, in Costiera amalfitana “basta” pagare

Ultimo aggiornamento martedì, 13 Ottobre, 2020   19:44

Il report “Spiagge 2020” di Legambiente non lascia dubbi: con l’alibi delle misure anti-covid le spiagge libere sono state privatizzate. Già il dato era palese guardando la “fotografia” scattata in Costiera amalfitana (con il “distanziamento” neppure tanto visibile). Già nel corso degli anni si erano ridotti sempre più gli arenili dove l’accesso era gratis. E laddove ci sono ancora, chi non è residente, o non ha la seconda casa, farsi un bagno in questa “strana” estate 2020 è diventata un’impresa.

Spiagge libere affidate agli stabilimenti balneari

Grazie a una delibera della Regione Campania, si consente ai Comuni di affidare le spiagge libere demaniali agli adiacenti stabilimenti balneari privati per un aiuto economico – aveva già denunciato la Lega Consumatori –  per schiacciare quelle povere persone che non hanno un reddito e disoccupati: uno studio effettuato dal nostro osservatorio sociale economico si evidenzia come tante persone con grosse problematiche economiche non possono permettersi ogni giorno di pagare per il suo nucleo familiare 50 euro”.

Positano: ingresso non residente 10 euro a persona

10 euro spiaggia “libera” a Positano 

Spiagge libere ma a pagamento. In alcuni comuni l’accesso arriva anche a 10 euro, come a Positano: “Le spiagge del demanio devono essere usufruite dalla gente, è un bene pubblico. Stabiliamo la legalità”. Enzo Silvestri, responsabile Lega Consumatori, prende come riferimento proprio ciò che è accaduto per la spiaggia libera di Positano. Presso la spiaggia di Arienzo, ad esempio, è apparso in bella mostra un cartello che impone un costo di 10 Euro.

Nella delibera del Comune di Positano (n.41 del 4.6.2020) infatti si legge: “…Praticare tariffe in misura massima di €10,00 agevolate– e a copertura dei soli costi dei servizi – anche per il noleggio, e senza occupazione stanziale, di lettini/sedie per i turisti non residenti che vogliano accedere, garantendo le misure di sicurezza Covid- 19 nella installazione dei posti di occupazione coerenti con lo spazio disponibile complessivamente…”. Se 10 euro è una “misura agevolata” per farsi una nuotata e prendere un po’ di sole, ci sarebbe da aprire una discussione sul concetto di “bene comune”. E così, il Covid-19 ha di fatto annullato tutti gli spazi liberi.

I “piani strategici balneari” in Costiera amalfitana 

Così come è accaduto nel comune di Minori, Maiori, Cetara: bisogna prenotarsi e poi pagare dalle 5 euro per un posto al sole. Nel comune di Ravello, presso la spiaggia di Castiglione, ci si accede sempre dietro prenotazione e massimo tre volte a settimana a nucleo familiare residente e con seconde case. E bisogna restare dentro a veri e propri “recinti” che sono stati delimitati anche visivamente. E così “Il Piano strategico balneare” stabilisce 

L’accesso alla spiaggia libera di Castiglione di Ravello è consentito:

Presso la spiaggia di Castiglione (comune di Ravello) sono apparsi degli spazi delimitati come recinti.
  1. A tutti i residenti e da coloro che sono nati a Ravello, a coloro che seppur temporaneamente hanno avuto la residenza a Ravello ed ai proprietari di immobili insistenti nel territorio comunale;
  2. A tutti i residenti ed a coloro che sono nati a Scala, a coloro che, seppur temporaneamente, hanno avuto la residenza a Scala ed ai proprietari di immobili insistenti nel territorio comunale;
  3. A tutti i residenti e da coloro che sono nati ad Atrani,a coloro che seppur temporaneamente hanno avuto la residenza ad Atrani ed ai proprietari di immobili insistenti nel territorio comunale, per un massimo di 15 stalli
  4. Ai clienti delle strutture extralberghiere ubicate nei comuni di Ravello e Scala. La prenotazione, è obbligatoria ed è possibile effettuarla chiamando al n. 366 26 86 456, attivo dalle ore 9 alle ore 13.

La prenotazione deve avvenire il giorno prima del previsto accesso in spiaggia”. 79 gli stalli disponibili. 

L’alibi anti-covid in Costiera amalfitana 

Spiaggia “libera” di Minori, dietro prenotazione e a pagamento

Nella costiera amalfitana con l’alibi delle misure anti-covid le spiagge libere vengono privatizzate attraverso l’istituzione di un’odiosa tassa di ingresso un vero e proprio pedaggio – hanno scritto  Angelo Bonelli, coordinatore nazionale e commissario regionale del Sole che ride e il Consigliere Regionale dei Verdi Francesco BorrelliA Positano i non residenti possono accedere alle spiagge pagando una quota di ingresso pari a 10 euro, a Minori il costo è di 4 euro, a Vietri si paga un euro anche per poter accedere a spiagge non attrezzate. L’emergenza sanitaria viene usata, con grave responsabilità delle amministrazioni comunali, come scusa per privatizzare le spiagge e questo inaccettabile, l’accesso alle spiagge e al mare è un diritto sacrosanto. E’ doveroso da parte dei comuni far rispettare il distanziamento sociale ed i protocolli di sicurezza per garantire l’incolumità dei bagnanti ed evitare i contagi ma questo lo si può fare senza privatizzare le spiagge pubbliche, si possono organizzare i volontari o chi percepisce il reddito di cittadinanza per vigilare sulla sicurezza nelle spiagge libere”.

Ad Atrani residenti anche di Tramonti 

Ad Atrani hanno “allargato” un po’ le maglie concedendo l’accesso senza nessun costo, anche a chi non è residente nel comune, come chi abita a Tramonti, Scala e Agerola. Eppure dovrebbe essere di fatto così, allargando a tutti i tredici comuni della Costiera amalfitana che non possono sempre sentirsi (ed essere trattati) come dei turisti.

La spiaggia di Atrani, estate 2020

Accesso così libero alla spiaggia di levante (spiaggia “Scoglio a Pizzo”) e alla spiaggia di ponente (spiaggia “Arcate”). E agli “assimilati”, cioè i proprietari di abitazione sul territorio comunale; titolari di un contratto di locazione o comodato d’uso gratuito regolarmente registrato; agli ospiti delle strutture ricettive presenti sul territorio comunale; agli “Atranesi nel mondo”, ossia i nativi di Atrani o agli ex residenti ad Atrani che per motivi familiari o lavorativi hanno dovuto spostare altrove la propria residenza. 

Il report di Legambiente 

Complessivamente oltre il 50% delle spiagge oggi è in concessione, mentre quasi l 8% del litorale non è balneabile. I dati sono molto diversi da Nord e Sud, tra le regioni, ma la tendenza è univoca: aumentano ovunque le spiagge in concessione e laddove non avviene è perché semplicemente non ci sono più spiagge libere. È il caso della Versilia, della Romagna e di alcuni tratti della Liguria, dove meno del 10% delle spiagge è liberamente e gratuitamente frequentabile. In Sicilia, dove la percentuale di spiagge in concessione è molto più bassa, nel 2019 sono state presentate oltre 600 richieste di nuovi stabilimenti. 

“La mia spiaggia resta libera”, la protesta presso la spiaggia di Mondello a Palermo

A dirlo è il rapporto Spiagge di Legambiente, che come ogni anno ci racconta la situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere del Belpaese, insieme a Goletta Verde storica campagna dell’associazione ambientalista che monitora la qualità delle acque del mare.

Nel dossier redatto dagli esperti dell’associazione ambientalista, si legge: “Siamo di fatto l’unico Paese europeo che non pone un limite alle spiagge in concessione, lasciando alle Regioni queste scelte e poche lo hanno fatto. Le situazioni più gravi sono a Forte dei Marmi, Rimini, Alassio, San Benedetto del Tronto o a Palermo, con la spiaggia di Mondello dove di fatto è residuale la spiaggia aperta alla libera fruizione. Purtroppo, ci sono anche situazioni puntuali di illegalità su cui servono controlli e un incisivo intervento da parte delle forze dell’ordine, come ad Ostia, nel Comune di Roma, o a Pozzuoli dove muri e barriere impediscono di vedere e accedere al mare, o come nel Salento con dune sbancate per realizzare parcheggi e tirare su stabilimenti balneari”.

In Campania solo il 33% di spiagge libere

In Campania il dossier evidenzia come le sole concessioni relative agli stabilimenti ed ai campeggi superano il 67% di occupazione delle spiagge campane. Ciò significa che solo il 33% del litorale della nostra regione è “free”. 

Comune di Maiori, spiaggia di Erchie, estate 2020: a numero chiuso

In dettaglio sono 3.967 le concessioni demaniali marittime, di cui 916 sono per stabilimenti balneari, 137 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, mentre le restanti sono distribuite su vari utilizzi. 

Le spiagge rappresentano una straordinaria risorsa del nostro Paese, sia in chiave ambientale che turistica – ha dichiarato Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – ma anche spazi vissuti da milioni di persone per diversi mesi all’anno. Eppure se ne parla solo per le polemiche, in primis la Bolkestein, senza che vi sia un dibattito all’altezza di queste sfide. E’ necessario ragionare su come valorizzare queste straordinarie potenzialità e come affrontare i problemi trovando soluzioni innovative, come fanno già molti Paesi europei dove si è scelto di premiare le imprese locali che scommettono sulla qualità e al contempo garantire che una parte maggioritaria delle spiagge sia dedicata alla libera fruizione. La sfida che vogliamo lanciare ai balneari è di ragionare insieme sul futuro delle spiagge italiane partendo da una lotta ai veri nemici del litorale: l’erosione costiera, il cemento e i cambiamenti climatici.

Nessuna norma nazionale

In Italia non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione, tale scelta viene lasciata alle Regioni che il più delle volte optano per percentuali molto basse.  La Campania ha imposto un limite minimo del 20% (davvero irrisorio) della linea di costa dedicato a spiagge libere

Se consideriamo anche i tratti di costa non balneabili per ragioni di inquinamento in Campania un ulteriore 15,5% della costa sabbiosa risulta non fruibile. Insomma, “basta solo pagare” e accedere a ciò che in realtà dovrebbe essere un diritto di tutti.

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Redazione
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