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Sicilia orientale: un viaggio per vedere il bello sotto una nuova luce

Rieccoci in Sicilia con un altro viaggio di gruppo, con tappa la zona orientale dell’isola. E se già qualcuno è stato in questi luoghi, è bene sapere che nulla è uguale a ciò che già si è visto o pensato di vedere. Come sosteneva Josè Saramago

Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, veder di giorno quel che si era visto di notte, con il sole dove prima pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui posti già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre”.

Niente è mai uguale perché i gruppi sono diversi e ad ogni viaggio ci si rimescola e si crea una nuova combinazione che crea  alchimie diverse e così è stato anche in questo viaggio dove nuovi amici si sono uniti a noi intrecciando la loro storia con la nostra e, ancora una volta da gruppo di persone siamo diventati gruppo di amici. 

Primo giorno: Arriviamo all’imbarco di Villa San Giovanni, c’è sempre una diatriba tra favorevoli al ponte e non favorevoli. Di sicuro, come ogni cosa in Italia, quello che manca è soprattutto la manutenzione, non si migliorano mai i servizi che abbiamo ma si portano alla malora così che poi si deve intervenire in maniera drastica. Se il servizio traghetti venisse migliorato potrebbe essere sufficiente e invece ogni anno le cose peggiorano e in tanti pensano che il ponte potrebbe essere la soluzione, ma poi chi ci garantisce che non sarebbe l’ennesima opera incompiuta? E soprattutto, ci sono le condizioni geologiche per tale opera?

Maria Grazia Dell’Orto nel suo primo traghettamento verso la Sicilia

Nel frattempo l’arancino sul traghetto rimane la certezza assoluta. La prima tappa è sempre da zio Alfonso a Giarre per lasciare le mozzarelle. E’ impensabile per noi della Piana del Sele spostarci senza l’immancabile contenitore di mozzarelle di bufala. Siamo diretti ad Acireale dove ci aspetta la nostra guida autorizzata della regione Sicilia, Chiara, una catanese doc che ci accompagnerà per i primi due giorni.

Acireale, la città dalle cento campane la troviamo in fermento, si sta preparando per la sfilata dei carri di fiori. La guida ci racconta del perché sono ben 9 i paesi che hanno come prefisso comune Aci e del mito di Aci e Galatea, della loro storia d’amore e della gelosia del ciclope Polifemo che uccide Aci e che ha poi dato il nome a questi paesi del versante orientale della Sicilia: Aci Reale, Aci Trezza, Aci Castello e altre ancora, sono 9 in tutto.Terra di miti la Sicilia.

Acitrezza con i suoi faraglioni

Da Acireale ci spostiamo ad Acitrezza, in cerca delle tracce dei luoghi di Verga, i luoghi de I Malavoglia. Troviamo tanto traffico, è qui che si riversano i catanesi nei giorni di festa. Ci facciamo una passeggiata sul lungomare con i faraglioni anch’essi lanciati da Polifemo anche se, dal punto di vista scientifico sono espressione della presenza della potenza dell’Etna, è da queste acque che è emersa lei, Idda, la Montagna, come viene chiamata da queste parti. In serata siamo a Catania dove raggiungiamo le nostre case diffuse che ci ospiteranno in questi giorni.

Secondo giorno:

A Catania la colazione ci fa entrare nella identità golosa di questi luoghi: brioche con tuppo e granita. Che sia di mandorla, di pistacchio, di cioccolato, di caffè, di gelsi e quella immancabile di limoni, è una sapienza tutta siciliana in ogni stagione. Partiamo per l’escursione che ci porterà sull’Etna, risaliamo la montagna dalla parte di Nicolosi.

Sui Crateri Silvestri a 1986 metri sul livello del mare
Antonella Dell’Orto sull’Etna

Il paesaggio cambia con il cambiare dell’altitudine, dai piccoli paesi caratterizzati dalla presenza di pietra lavica utilizzata per muretti e arredi urbani. In relazione all’altitudine, è possibile identificare diverse fasce di vegetazione. Dai 1000 ai 1450 m sul livello del mare incontriamo la fascia Sopra-Mediterranea caratterizzata dalla presenza di Querce caducifoglie e sempreverdi, pini e castagne. Le pinete di Pino laricio nei secoli sono state favorite dall’uomo mentre il castagno è stato proprio introdotto dall’uomo. Dai 1450 ai 2000 m sul livello del mare, ci troviamo nella fascia montano-mediterranea. Al di sopra di questa quota, nessuna forma di vita vegetale riesce a sopravvivere: è questa la zona dei coni terminali. Arriviamo al rifugio. È un paesaggio caratterizzato da due crateri vulcanici, passeggiare lungo il loro bordo è emozionante, i monumenti naturali sono grandiosi e ti rivelano la grandezza e la potenza della Natura. Camminando su questa sabbia vulcanica, lungo il perimetro del cratere capiamo di più lo spirito dei catanesi, figli di questa terra di lava e roccia.  Dai 3000 ai 3050 m fino alla cima, l’ ultima fascia è definita “deserto vulcanico”, qui il vulcano regna indisturbato.

Nel pomeriggio ritorniamo ad Acireale per prendere parte alla sfilata dei carri dedicate ai fiori e visitare la cattedrale. C’è una bella atmosfera gioiosa e partecipata. Tutte le scuole sono state impegnate in questa manifestazione così colorata e partecipata. 

Interno della cattedrale di Acireale

Terzo giorno

Un intero centro storico decretato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Dopo il rovinoso terremoto del 1693, dove, a Catania morirono 16000 persone su 20000 abitanti, e che coinvolse tutta la Sicilia Orientale, la città venne ricostruita in quello stile che oggi vene definito “tardo barocco”. Il terremoto costrinse le maestranze alla ricostruzione e ben 8 città della zona orientale oggi sono considerate Patrimonio dell’umanità :”Questo gruppo di città del sud-est della Sicilia fornisce una notevole testimonianza del genio esuberante dell’arte e dell’architettura del tardo Barocco. Le città del Val di Noto rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte Barocca in Europa. L’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura del tardo Barocco del Val di Noto la posizionano in una omogeneità geografica e cronologica. Le otto città del sud-est della Sicilia sono l’esempio di sistemazione urbanistica in questa zona permanentemente a rischio di terremoti ed eruzioni da parte dell’Etna».

Catania, la monumentale via Etnea

Ogni angolo del centro storico di Catania, ogni stradina, ogni palazzo, ogni chiesa, ogni facciata è testimonianza di questa enorme ricchezza. Una passeggiata sulla via Etnea, che idealmente collega la città all’Etna che appare all’orizzonte, con la villa Bellini e i  suoi giardini. Una deviazione nel mercato locale, ricco di voci e colori come solo i mercati del sud sanno essere. Una sosta al chioschetto per il Seltz, la tipica dissetante, bevanda a base di succo di limone e una puntina sale. 

Per il pranzo non possiamo che dirigerci a La Pescheria, un caratteristico mercato del pesce dove si alternano banchi di vendita a ristorantini, una esplosione anche di di profumi, sapori e colori che rende questa vista veramente unica nel suo genere. Dopo pranzo ci si ritrova all’appuntamento con la guida sotto l’elefante, simbolo della città Il racconto emozionale della festa di Sant’Agata, vi fa ripromettere che un giorno si ritornerà appositamente per questa festa. La guida ce ne fa un racconto personalizzato, intriso di ricordi legati alla sua nonna, devota di Sant’Agata come lo sono intimamente tutti i catanesi.  La via dei Crociferi ci porta al cospetto di una via maestosa, vero emblema del barocco della città, in poco più di 200 metri si susseguono chiese e monasteri di un’imponenza maestosa e ci vengono alla mente scene di film come: “Storia di una capinera”, che proprio in questi luoghi venne ambientata. 

Non abbiamo proprio idea di quante giornate siano necessarie per visitare la sola Catania. Sono tante perché tali sono le sue bellezze che una vita intera non basterebbe. Noi ci accontentiamo di assaporarne una piccola parte e concludiamo il nostro giro guidato, seduti ad un caffè di fronte alla maestosa cattedrale dedicata a Sant’Agata con il dolce ispirato al suo martirio le cassatelle chiamate: “Le  minne di Sant’Agata”

Quarto giorno 

Questa mattina, perché le colazioni siano complete non possono mancare i ravioli di ricotta e cannella. Passaggio ad un forno locale per ritirare i grissini al sesamo che abbiamo deciso di portare ai nostri amici. Nelle vostre visite in Sicilia non dovete mancare di entrare in una  panetteria dove troverete più volte al giorno queste sfornate di pane caldo di semola rimacinata reso ancora più gustoso dalla immancabile presenza dei semi di sesamo, chiaro legame con la dominazione araba dell’isola. La “giuggiulena” rende il pane così gustoso che molto spesso a casa ne arriva la metà di quello acquistato perché è impossibile resistere al suo profumo. 

Il teatro greco di Taormina

Partenza per Taormina dove ci aspetta la nostra guida. Risaliamo la collina che ospita quella che viene definita La perla dello Jonio: una cittadina sospesa tra il mare e il Monte Tauro. Taormina è una terrazza naturale a picco sullo Ionio che rappresenta un sogno per qualsiasi turista. Visitiamo il teatro greco, uno dei monumenti più importanti che ci restituisce quello che nell’antichità doveva essere un vero gioiello di architettura. Una passeggiata sul corso Corso Umberto, cuore pulsante di Taormina e ci concediamo di essere turisti con la visita si negozietti e lo scatto di foto ricordo che ci immortalano in questi scenari da cartoline, soddisfatti di poter aggiornare il nostro stato sui social. 

Una sosta al Duomo di Messina dove consumiamo le paste di pistacchio che avevamo caricato a Giarre da zia Graziella, vera pasticcera catanese. Ritiro dei cannoli e delle pignolate al laboratorio artigianale. E via, verso il traghetto che ci attende per riportarci in continente. 

Ancora una volta attraversiamo questo piccolo stretto di mare che separa la terra ferma da quest’isola magica che non manca mai di stupirci e riempirci di meraviglia. Con la consapevolezza che è sempre e solo un arrivederci. Ma come dice Letizia, la nonnina ottuagenaria del nostro gruppo:”È bello partire, ma ancora più bello é tornare a casa”

La Sicilia barocca
La Valle D’Itria in Puglia
La Tuscia

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