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Legambiente Campania: spiagge libere bene comune, vanno valorizzate

Ultimo aggiornamento domenica, 26 Luglio, 2020   16:53

Spiagge libere chiuse oppure “occupate” da stabilimenti. Il forte timore da parte di molti cittadini e associazioni, è che con il post lockdown ci sia un allentamento sull’attenzione del tema sui “beni comuni” com’è una spiaggia, con la “scusa” che bisogna evitare assembramenti e che quindi occorre che vengano vigilate. Legambiente Campania non ci sta però a buttar via con un colpo solo, decenni di battaglie. E avverte.

Le spiagge libere sono beni comuni preziosi e vanno valorizzate e gestite, non chiuse. Le ordinanze sindacali sulla “non gestione”  delle spiagge libere sono le più stravaganti -scrive in una nota Mariateresa Imparato, presidente campana dell’associazione ambientalista – Si chiudono alcuni tratti di spiaggia libera senza spiegazioni nel breve o lungo periodo, vengono affidati ai privati per permettere di attrezzare lo stesso numero di ombrelloni dello scorso anno nel rispetto delle distanze, tutto questo con ordinanze ad hoc e  senza piani di gestione necessari come viene definito nell’ordinanza regionale”.

Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania

Il dato delle spiagge in Campania 

Nel 2019 le concessioni hanno superato il 67% di occupazione delle spiagge campane. Solo il 33% del litorale è libero

Dopo 2 mesi di lockdown, con una crisi economica e sociale – afferma Imparato – la chiusura delle spiagge libere, già limitate, è una scelta assurda, una vera resa, una dichiarazione esplicita dell’incapacità del pubblico di gestire il bene comune. Queste ordinanze sono atti che provocano una gravissima disparità di diritti fra la popolazione accentuando il divario sociale tra chi potrà permettersi di pagare per l’accesso al mare e chi no.  Riteniamo, invece, che questa situazione possa diventare una straordinaria occasione proprio per ristabilire la naturale connessione fra le amministrazioni locali e i cittadini nella gestione del bene comune. È questo il momento perché i Comuni per garantire a tutti il vero diritto alla salute che significa anche fruizione libera della natura e della socialità valorizzino tutti i luoghi “negati” del proprio territorio troppo spesso dimenticati e abbandonati a una fruizione anarchica o aperti solo per pulizie estemporanee”.

App e confusione

C’è intanto chi sta pensando ad una app per le prenotazioni sulle spiagge libere, come il comune di Cetara, con un costo di due euro a persona per l’accesso. A Minori, il controllo dei piccoli tratti di spiaggia libera, sembra essere indirizzato verso “persone svantaggiate” che attraverso un bando pubblico, lavoreranno per mantenere la sorveglianza su questi tratti. Il resto della Costiera amalfitana, come sempre, naviga a vista e in ordine sparso, senza una programmazione unitaria.

Anche i comuni costieri del Cilento (qui sembrano essere tutti più uniti nella scelta) sono orientati verso l’adozione di una applicazione che limiti gli accessi attraverso una prenotazione. C’è di fatto che quest’anno, andare a mare, e sui tratti di spiaggia libera, senza pagare un euro, sarà davvero “una lotta”, oltre a vedere sempre più ridotti gli spazi.

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