Tu sei qui
Home > CIBO > La cucina narrata: la malva, tra i fiori di campo da dedicare alla mamma

La cucina narrata: la malva, tra i fiori di campo da dedicare alla mamma

La pianta di maggio è la malva: simboleggia l’amore e la comprensione materna. E tra le “erbacce spontanee” da poter regalare per la festa della mamma, insieme a un po’ di ricette, infusi e storie legate a questa pianta che riesce a sorprendere per il suo uso. La malva è famosa anche per i suoi fiori che i Pitagorici ritenevano sacri poiché si orientano sempre verso il sole.

“Oggi più che mai siamo chiamati ad attuare, ogni giorno, quella che potremmo definire una vera e propria “Resistenza alimentare” che può salvare le nostre vite e il Pianeta: Una nuova vita da intraprendere per garantire a tutte le popolazioni cibo vero, sano, nutriente ,ottenuto nel rispetto dell’ambiente e della salute degli esseri viventi , uomo compreso”

(cit: “Cibo e Salute Manuale di Resistenza Alimentare” Terra Nuova Edizioni)

Ho una copia del libro “Cibo e Salute, manuale di Resistenza alimentare” firmata da Vandana Shiva. L’ho acquistato a Bologna in occasione di SANA 2018. Cerco di andarci ogni anno al Sana: Salone Internazionale del Biologico e del Naturale. SANA è la manifestazione fieristica leader in Italia nel comparto dei prodotti biologici.

Cibo e salute, manuale di resistenza alimentare

Ci vado perché c’è Biorfarm, la piattaforma digitale che mi permette di far adottare gli alberi di albicocco. Ci vado pure perché c’è Daniela, che mi ospita, e così abbiamo da dedicarci qualche giorno per rinsaldare un’amicizia che dura da quarant’ anni: dal liceo prima e dalla convivenza universitaria poi a Perugia, città che ci ha visto studentesse e fidanzate con due cosentini. Tutto è successo per colpa di Eva, una studentessa greca che ci portò a casa due ragazzi a prendere il caffè, erano di Cosenza e l’indomani, andando a mensa entrammo nell’ala sinistra dominata dai Calabresi, e da lì non ne uscimmo se non maritate.

I tanti segreti della malva

La malva quindi è la nostra pianta di maggio (Malva silvestris L. Famiglia: Malvacee)

Maggio è il mese dedicato alla mamma e allora, quale tra le “erbacce” spontanee sarà la più indicata? Ma di sicuro la malva!

La malva in cucina (dal canale YouTube di Antonella Dell’Orto)

La malva è proprio il simbolo dell’amore materno, niente di più dolce, quando sei malato, di una coccola della mamma. 

Vi invito a lessare le foglie, l’acqua che ne deriva ha una “mollezza” dovuta alla presenza di mucillagini: è una carezza anche per il nostro intestino.

Io non riesco a buttarla. Ne bevo un bicchiere e l’altra la uso per impastare i cavatielli.

Cavatielli all’acqua di Malva

500 gr di farina di semola #montefrumentario

Acqua bollente di malva quanta se ne riceve. Sale q.b.

Non riuscirò mai ad essere precisa con le dosi di acqua perché è variabile e dipende dalla consistenza della farina.

I cavatielli all’acqua di malva

I cavatielli sono una pasta tipica della nostra zona (in provincia di Salerno). Sull’utilizzo dell’acqua bollente ne risentono un poco i polpastrelli, ma poi passa. Si fa un impasto di “pasta cotta” che rende il cavatiello morbido e calloso allo stesso tempo. E’ la pasta povera, non ci vogliono uova e tuttavia anche con un sughetto semplice rappresentano il piatto della festa. Da bambini quando tutti noi cuginetti eravamo da nonna, quelle giornate di inizio estate, quando chiusa la scuola arrivavano anche i cugini del nord – quelli che parlavano un italiano perfetto – ne avevo tre che vivevano a Torino. Erano i figli della Fiat e del Boom economico degli anni ’70.

Quel loro accento mi piaceva un sacco, ne imitavo la cadenza. Quello sì che era parlare “pulito” altro che noi con il nostro dialetto. Mi ricordo un episodio legato alla parlata. 

Torino è stata per me la città del cuore, ci viveva mia zia Ninetta, tutti dicevano che somigliavo a lei, era bellissima, e io ne ero felice. Un’estate, quando finite le ferie lei ritornava a Torino, mi portò con se. Con mio zio andai in un bar a prendere, lui il caffè io il cappuccino. Penso che fosse la prima volta in assoluto che entravo in un bar per il cappuccino. Zuccherai abbondantemente la mia tazza schiumosa e misi il cucchiaino di lato sul piattino, ma quello, maledetto, scivolò a terra e io esclamai “ MANNAGG”! ”

Ah – disse il barista – siete del Sud!” E pensare che mi ero tanto sforzata a parlare “pulito” per mimetizzarmi tra i piemontesi.

Quel MANNAGG’, senza neanche pronunciare la “a “finale, tradì le mie origini, mi sentii scoperta. A quel tempo le mie origini meridionali in una città del Nord le volevo nascondere. Avevo 10 anni  e già la “questione meridionale” mi aveva condizionato. Ce ne sono voluti di anni per scrollarmi di dosso quella sensazione. Recentemente sono tornata a Torino, parlavo solo napoletano o comunque con un accento marcatamente meridionale e, così ho capito: molti di loro erano del Sud.Torino è una città molto meridionale. E forse lo era pure quel barista…

Divago, lo so, ma questa è “la cucina narrata”, ve lo dicevo che ogni volta che cucino una moltitudine di persone mi circondano e tanti ricordi.

Ritorniamo ai cavatielli e a mia nonna: lei faceva cavati per tutti, ma poi ad ognuno di noi chiedeva che condimento ci piaceva e così accontentava tutti e sulla cucina comparivano tante “caccavelline” ognuna con un sughetto diverso.

Ed era una gran festa. Lei era la maestra nelle coccole. Tutti noi nipotini volevamo stare da lei, la prima cosa che ci chiedeva era: ”Che ti vuoi mangiare oggi?”. Poi eravamo liberi per tutto il giorno. Quando mamma ci veniva a riprendere ci mancava poco che ci mettesse in lavatrice.

I miei cavatielli questa volta li ho conditi con un soffritto di cipolla e asparagi selvatici.

Ritorniamo alla Malva. Quelle serate di fine primavera dove ancora c’è bisogno di un po’ di calore, ancora una volta la malva ci coccola dolcemente.

Stracciatella di malva

La stracciatella alla malva

Foglie di Malva (300 gr).

Come dice la mia maestra Daniela, bisogna raccogliere il giusto e raccogliere già pulito. E’ inutile che a casa ci portiamo steli, radici. Basta raccogliere le foglie una ad una. Le più belle, le più sane. Le altre lasciamole alle lumachine e ai bruchi, se vogliamo vedere svolazzare delle farfalle.

Brodo vegetale: sempre con l’acqua di malva con l’aggiunta di altra acqua, carota, sedano, alloro. 4 uova fresche di giornata e da galline felici. Parmigiano e pecorino grattugiati. Le foglie si tritano finemente con la semiluna. Si aggiungono alle uova, quindi il formaggio e si tuffa tutto nel brodo. Accompagnata da crostini di pane abbrustolito e l’immancabile filo di olio extravergine di oliva. Una vera delizia.

La parola malva deriva dal latino mollire, che significa, molle, emolliente. Ed è il nome a rivelare le virtù della pianta che ha azione emolliente, rinfrescante, lassativa, calmante e diuretica.

Come erba medicamentosa è da tempo immemorabile impiegata per uso esterno nella cura delle infiammazioni della cute.

Nell’antica Roma era considerata anche una prelibatezza che non mancava mai nelle mense più raffinate. Durante il Medioevo, Carlo Magno ne aveva resa obbligatoria la coltivazione presso i giardini medicinali del suo regno.

La malva è famosa anche per i suoi fiori che i Pitagorici ritenevano sacri poiché si orientano sempre verso il sole.

La malva: i suoi fiori si orientano sempre verso il sole

Ricette erboristiche

Infuso antinfiammatorio per la bocca e l’intestino

Mettete in 1 tazza di acqua bollente: 50gr di fiori e foglie di malva, 30 gr di fiori di calendula, 20 gr di fiori di camomilla romana.

Lasciate riposare per 10 minuti, filtrate e bevete 3 tazza al giorno lontano dai pasti.

Tosse e catarro: fate bollire 2 cucchiai di foglie di malva in 1 bicchiere di acqua per 10 minuti, quindi colate e assumete 3-4 tazze al giorno lontano dai pasti.

Tonico per il viso

Circa 20 gr di foglie e fiori. 200 gr di acqua. 1 cucchiaino di olio Evo.(Frullare, filtrare, invasettare 3 giorni a temperatura ambiente,1 settimana in frigo).

(Quest’ultima ricetta è di Daniela Di Bartolo, appresa durante le sue lezioni sulle erbe selvatiche, frequentate in video conferenza in questo periodo di quarantena)

Ditelo con le erbacce

Un fascio di fiori di campo per la festa della mamma

Antonella Dell’Orto e il “fascio di fiori di campo”

Il papavero, il fiore della consolazione. Questo significato deriva da un episodio legato alla figura di Demetra, la Dea dei campi e dei raccolti. Si racconta, infatti, che la dea abbia riacquistato la sua serenità, dopo la scomparsa della figlia, solo dopo aver sorseggiato infusi prodotti con i fiori di Papavero.

La camomilla la forza e la resistenza contro le avversità, il significato è dovuto al fatto che la pianta grazie alle sue proprietà rilassanti dà la forza per affrontare le avversità della vita quotidiana.

La ginestra modestia e l’umiltà.

La margherita “bontà d’animo”.

La malva simboleggia l’amore e la comprensione materna.

*Antonella Dell’Orto (contadina, biologa, cuoca selvatica)

IL CANALE YOUTUBE DI Antonella Dell’Orto

Lascia un commento:

Top