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Cumo, il Penna Maestra a Pira e Cicero: premio alla cronaca che fa ricerca

NOTO – Ufficio stampa o dipartimento per la propaganda? Giornalisti a servizio della trasparenza, o media manager asserviti al culto della personalità di turno? Del sottilissimo confine fra informazione istituzionale e manipolazione pubblicitaria, se n’è occupato il Consorzio universitario del Mediterraneo orientale. Il 25 maggio, nella sede di Noto, cattedratici e cronisti si sono confrontati su una questione di stringente attualità in tempi di social network. Che gli stessi Enti pubblici tendono a usare come cassa di risonanza autoreferenziale, piuttosto che come strumento di divulgazione al pubblico.Uffici stampa e impresa formativa, il ruolo della comunicazione per promuovere cultura e genius loci”, è stato il tema del seminario organizzato dal Cumo. Svolto sotto il patrocino dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, e in collaborazione con l’Associazione dei giornalisti radiotelevisivi e telematici. Un incontro scientifico dove professori e professionisti si sono confrontati a viso aperto, anche con il mondo della politica rappresentato dal sindaco Corrado Figura. Intervallando le dissertazioni accademiche a esempi concreti di buon giornalismo, attraverso la consegna dei premi “Penna Maestra 2022“. Un riconoscimento giunto alla terza edizione, che dopo la pausa imposta dalla pandemia ha segnato il ritorno della formazione in presenza, essenziale per stimolare il fruttuoso dibattito bi-direzionale fra cattedra e aula.

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Agirt, Cascio: chi fa comunicazione pubblica deve sapere pure di psicologia e sociologia.

Pippo Cascio, presidente Agirt con Mascia Quadarella, direttrice Ora News e il professor Francesco Pira.
copertina: in primo piano Salvatore Di Salvo, tesoriere Ordine dei giornalisti di Sicilia.

Il presidente dell’Agirt, Giuseppe Cascio, aprendo i lavori inquadra subito i termini del problema uffici stampa. “Chi si occupa di comunicazione pubblica oggi deve anche conoscere elementi di sociologia e psicologia sociale, per gli effetti che la viralità di un comunicato può determinare”. E’ una tematica che investe in pieno la qualità professionale, tanto dei giornalisti che firmano i comunicati stampa, quanto dei cronisti che li devono elaborare per la pubblicazione. “L’Ordine è impegnato a fronteggiare questo cambio di passo epocale, in una categoria che sembra arrivata al capolinea per l’evoluzione tecnologica dei media”, dice Salvatore Di Salvo, tesoriere dell’Odg siciliano. “E’ dagli anni ’90 che si sente parlare di intelligenza artificiale, in grado di scrivere un articolo di cronaca: ma quale algoritmo potrà cogliere nella complessità di un fatto la sfumatura di un particolare, in grado di inquadralo in tutta la sua luce?, fa notare Massimo Ciccarello, presentato come riferimento dell’Unione cronisti di Siracusa. Il direttore editoriale di Error404.online considera emblematico che il giornale fatto dal computer ci sia già in Cina, sin dal 2018:“Non è proprio un paese che si possa portare a esempio per la libertà di stampa“.

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Pennisi, ordinario di Filosofia del linguaggio: giornalismo è responsabilità cui serve preparazione.

Ignazio Panzica e Antonio Pennisi.

“Il rapporto fra formazione e giornalismo è determinante”, spiega Antonio Pennisi, ordinario di Filosofia del linguaggio. Il professore delegato dall’Università di Messina per l’organizzazione dei corsi Cumo, dice che “fare il giornalista è una grande responsabilità cui necessita preparazione. Specialmente con l’evoluzione tecnologica, “che da un lato ha fatto bene eliminando le sovrastrutture economiche forti da cui passava l’informazione, ma dall’altro ha portato all’esaltazione dell’uno vale uno che livella le competenze”. Nell’epoca del citizien journalism, oggi “non ci può essere un giornalista che non padroneggi la tecnologia“. Ma se lo smartphone può trasformare chiunque in cronista sul campo, allo stesso tempo “è importante sapere il rapporto fra territorio e giornalismo”. La differenza sta nel fatto che se chiunque può raccontare quanto sta accadendo in un posto, “si tratta di un localismo che si fissa sul singolo evento senza contestualizzarlo”. Invece, conclude il cattedratico, “per la comprensione di un fatto è essenziale spiegarne il perché“.

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Il sociologo Pira: giornalista-analista e giornalista-influencer i nuovi identikit della professione.

Monica Cartia.

“Dobbiamo interrogarci su cosa sia la verità oggi”, dice Francesco Pira, associato di Sociologia all’Università di Messina e direttore del Master in esperto della comunicazione digitale. Il professore ha trasferito nella ricerca l’esperienza di cronista, inviato in Iraq durante la guerra del Golfo. Perciò parla dei nodi del sistema informazione, dove le grandi testate sono in mano a una editoria fatta per posizionamento”, e le piccole scontano la fragilità economica della polverizzazione. Un “processo a piramide rovesciata” che incide nel concetto stesso di notizia; “da fatto di interesse collettivo diventa alla stregua un prodotto da vendere”. Così, piuttosto che l’analisi e l’approfondimento, “ottiene risultati chi racconta storie“. Il docente spiega che “per il giornalismo interattivo le parole chiave sono velocità, profondità e feedback“. Un cronista che vuole garantire la qualità di un articolo, “deve avere la capacità di non piegarsi al potere dell’algoritmo“. La diffusione dei giornali online “sta facendo emergere nuovi identikit della professione: il giornalista-analista capace di analizzare i dati, e il giornalista-influencer che sfrutta i contenuti del web“. Tuttavia “anche gli uffici stampa devono sviluppare nuove competenze: per gestire crisi complesse come la pandemia occorre una preparazione specifica”.

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Premio ricerca nella comunicazione a Parisi, Faraci, Storaci, Della Monica, Cartia e Brafa.

il sindaco Corrado Figura con Salvatore Cavallo, direttore Cumo.

Il direttore scientifico del Cumo, Salvatore Cavallo, riconosce che “la stampa locale svolge la funzione di collante sociale e deve tendere a sviluppare relazioni positive nella comunità”. Un assist che il sindaco Figura coglie al volo, dicendo che “la comunicazione fatta bene consente di essere educativa: la professionalità è fondamentale, in tempi di fake news che stravolgono la realtà delle notizie”. Però la scarsa attendibilità talvolta riguarda le stesse istituzioni, soprattutto quando si affidano a uffici stampa fai-da-te, ma non solo. Rosario Faraci insegna Gestione aziendale all’Università di Catania. Ma è il giornalista insignito del Premio ricerca e innovazione nella metodologia e tecnica della comunicazione che parla, quando avverte come “l’addetto stampa deve saper distinguere la differenza fra il contenuto degno di un comunicato che divulga informazione pubblica, e quello che invece fa solo propaganda“. Nella stessa categoria sono premiati: il professore Pennisi per aver “fatto crescere, in un confronto serrato tra la società civile e il mondo universitario, la diffusione della conoscenza”; Maria Storaci, “importante ponte tra Ordine degli assistenti sociali e Ordine dei giornalisti, in un’innovativa e sperimentale azione comune al servizio delle categorie più deboli”; Marilisa Della Monica, “per aver saputo divulgare i valori della legalità ai più piccoli, attraverso il volume dedicato al giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia”; Monica Cartia, “valorizzando con la sua penna profonda e preparata le potenzialità di artisti e personaggi, che ha contribuito a fare emergere”; Alessandra Brafa, “influencer capace di adeguare narrazioni al giornalismo e ai social network.

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Penna Maestra a Nania, Papa e Panzica. Premi pure al blogger Guidi e al telereporter Fortuna.

Francesco Nania.

L’edizione 2022 del riconoscimento Agirt si è arricchita di due nuove sezioni, che rispecchiano l’evoluzione nel mondo dell’informazione. Si tratta del premio “Telecamera Maestra”, assegnato ex aequo al blogger Umberto Guidi e allo storico telereporter Fulvio Fortuna. Il professore Pira aveva già ricevuto il “Penna maestra 2019“. Nella terza edizione ottiene “un premio speciale, per il concreto impegno nel combattere la disinformazione durante l’emergenza pandemica e la guerra in Ucraina“. I giornalisti “Penna maestra 2022” sono il siracusano Francesco Nania, direttore di Teleuno Tris, “raffinato disegnatore che usa il microfono, la penna e la matita con impegno civile, per fare dell’informazione un baluardo al servizio del territorio”; il ragusano Mario Papa, “che con la sua Tele Iblea ha fatto la storia della televisione, dalla battaglia contro il monopolio Rai all’ultima rivoluzione dell’etere, sempre al timone del suo telegiornale per narrare il divenire quotidiano dal punto di vista della gente”; il palermitano Ignazio Panzica, “professionista della prima ora sempre in prima linea, splendida penna maestra che ha raccontato una parte fondamentale della storia in divenire della Sicilia“.

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Edizione 2022 a Cicero, un premio al segretario che ha fatto la storia di Assostampa Sicilia.

Alberto Cicero parla a Rosario Faraci.

Il “Penna Maestra” assegnato al catanese Alberto Cicero, cronista del quotidiano La Sicilia, però va oltre il riconoscimento ai suoi 40 anni di giornalismo. La motivazione parla disensibilità etica e qualità professionale profuse nel suo lavoro come caposervizio delle cronache locali, che assicurano la sopravvivenza del rigore giornalistico nell’informazione di prossimità“. La quale è definita “unico argine alla dequalificazione delle notizie, che compromette la crescita civile e la democrazia delle comunità”. Ma è anche la sua storia sindacale nella categoria che viene premiata. Dal 2006 al 2018 ha guidato l’Associazione siciliana della stampa, e poi ne è stato presidente nei tre anni successivi. In quei 12 anni da segretario regionale del sindacato unico dei giornalisti, ha dovuto gestire le svolte epocali seguite alla scomparsa delle redazioni, che portato alla precarizzazione endemica e alla dequalificazione nei turn over. Un mondo che scompare, fagocitato dal web che premia la velocità copia-incolla, alimentato dai tanti che condividono lo stesso tesserino ma non le suole consumate dietro una notizia. Il riconoscimento a Cicero è anche a una delle poche bandiere che ancora sventolano, di una lunga e – per certi aspetti – gloriosa tradizione giornalistica. Quella che sopravvive in un giornalismo locale sempre più sparuto, che segna il tempo della sua comunità, ma anziché premi riceve intimidazioni. Cronisti che nella carta stampata scampata all’informazione Tik tok, trovano ancora in vita un posto dove sanno cosa sia una notizia.

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