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Augusta, bufera Di Mare su minoranza:”Revoca nomi Adsp? Irresponsabili”

AUGUSTA – “Irresponsabili. Pensano di giocarsi a dadi Augusta e il suo porto”. Giuseppe Di Mare replica a muso duro alla minoranza, che ha chiesto di azzerare “in autotutela” le designazioni all’Autorità portuale. “Chiedono la revoca delle due nomine prestigiose, che garantiscono alla città la maggioranza nel Comitato di gestione, giudicandole inopportune”, polemizza il sindaco. Che contrattacca senza peli sulla lingua. “Non hanno il senso del pudore e tacciono di aver mercanteggiato fino all’ultimo, perché quelle nomine toccassero a loro piuttosto che alle istituzioni che devono provvedervi per legge”. Il primo cittadino ha preso una bella sberla dalla Regione, che gli ha bocciato la segnalazione del consulente del Comune per piazzare un vecchio lupo della politica artefice della sua sindacatura, ora in forza a competitori per l’Assemblea siciliana molto interessati a svuotargli il bacino elettorale. Eppure, nonostante lo smacco, fa quadrato sulla presenza augustana. “È incredibile come possano tradire così la verità e ingannare una comunità intera, che va riprendendosi la propria dignità e il proprio ruolo nell’economia della Sicilia orientale“.

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“Meloni e Niciforo senza requisiti di legge”, esposto opposizione per ritirare nomine in autotutela.

al centro Roberto Meloni con Di Mare (sopra e sotto foto Fb).
copertina: vertice istituzionale con la governance Adsp.

L’attacco a testa bassa contro l’opposizione arriva 24 ore dopo l’esposto congiunto, con una presenza a sorpresa e molte assenze significative fra i firmatari, dove si chiedeva la revoca degli incarichi agli ingegneri Dario Niciforo e Roberto Meloni. Il primo indicato dal Comune nei mesi scorsi, l’ultimo ufficializzato dalla Regione lo stesso giorno del documento dove si bocciano entrambi i nomi. La lettera del 24 giugno, firmata da 5 consiglieri comunali, chiede al sindaco e al presidente Nello Musumeci di fare subito marcia indietro. Perché “nei due stimati professionisti non si individuano i requisiti previsti dalla leggedel 1994, e neppure “quelle competenze previste dalla norma” in merito ai trasporti marittimi. “Si tratta di soggetti che nulla hanno a che fare con i settori suddetti”, scrivono Corrado Amato, Milena Contento, Manuel Mangano e Giancarlo Triberio. Alle cui firme si è aggiunta quella di Ciccio La Ferla, in rotta da mesi a mezzo social con la maggioranza dove è stato eletto, e che esordisce nel fronte opposto con un’iniziativa debordante la semplice polemica. La pec indirizzata pure alla presidenza dell’Adsp Sicilia orientale e all’Anticorruzione, conclude infatti con un minaccioso “si riservano di esperire ogni azione legale a tutela della funzionalità dell’Ente”.

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Firmano in 5 per chiedere marcia indietro a Musumeci, col rischio che poi scelga un catanese.

I firmatari dell’esposto dicono a Musumeci e Di Mare “che non apparirebbe ben ponderata, la scelta di affidare tali posizioni a chi non conosce la complessità del mondo portuale”. Poiché “i settori suddetti sono di vitale importanza per la stabilità e lo sviluppo economico del territorio di competenza”, le segnalate violazioni normative negli “atti di designazione” comprometterebbero l’efficienza dell’Autorità portuale condivisa con Catania. Ma proprio i rischi di una governance Adsp influenzata dal maggiore peso politico degli etnei, ha prontamente fatto notare il sindaco, vengono controbilanciati dalla presenza di due augustani. Uno dei quali, l’ex assessore provinciale Meloni, è di lungo corso nel bordeggiare fra gli scogli infidi dei Palazzi. Eppure, chiedendo alla Regione di revocarlo, l’opposizione di Augusta preferisce correre il rischio che il governatore catanese li accontenti subito e indichi un suo concittadino. In realtà le scelte future della Port authority fanno solo da fondale, a un palcoscenico dove si recita a soggetto la commedia delle poltrone-chiave in vista delle elezioni regionali.

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Contestati curriculum agli ingegneri ma i predecessori erano il marito chimico e un diplomato.

Dario Niciforo.

“Si comprende con evidenza che le due designazioni sono dettate da manovre politiche anche comprensibili”, scrivono i 5 consiglieri. Aggiungendo che “anche all’interno delle persone politicamente vicini sarebbe comunque opportuno individuare soggetti che, se non possono essere il massimo dell’eccellenza offerta dal territorio, abbiano almeno i requisiti minimi previsti dalla legge”. Affermazioni che se da un lato giustificano uno spoil system non previsto da alcuna legge, di cui però chiedono il rispetto puntuale, dall’altro espongono i firmatari al boomerang. Almeno qualcuno più di altri. Non c’è dubbio che per l’anziano ingegnere Meloni e per il giovane collega Niciforo la matrice politica sia evidente, sia per esplicita ammissione del primo circa sponsorizzazione Fdi, sia per la parentela del secondo col fratello Marco capogruppo di maggioranza. Però i rispettivi curriculum hanno un’attinenza a prima vista maggiore, riguardo gestione aziendale e logistica dei trasporti, rispetto i predecessori al comitato Adsp. Il componente che indicò l’amministrazione 5 Stelle era un agente marittimo nemmeno laureato. Mentre il nominato dal governatore Rosario Crocetta era un chimico, titolare di una ditta di forniture navali. Fra l’altro marito della consigliera che contesta le competenze dei successori.

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La Ferla, esordio in opposizione con una vecchia ruggine che non gli ha impedito di candidarsi.

La minoranza rimasta inerte sul disastro ambientale aggravatocontestato dalla Procura all’Ias, ma che si mobilita a tamburo battente sulle poltrone all’Autorità portuale, alla fine ne esce in parte ammaccata. Escluso il capogruppo Triberio, che ha mantenuto le stesse posizioni assunte all’epoca per le nomine 5 Stelle, anche se più smussate per le qualità professionali dei successori. Ed escluso il capogruppo Mangano alla sua prima consiliatura, che ha una coerenza da rivendicare avendo lasciato la maggioranza in tempi non sospettabili di poltrona negata nel rimpasto. Per gli altri, a volercelo trovare, il pelo nell’uovo c’è. La Ferla ha rispolverato un’antichissima ruggine con Meloni, che tuttavia non l’aveva dissuaso a candidarsi nella federazione di liste che questi presiedeva, a sostegno della sindacatura Di Mare. Ma dopo Contento, in pieno conflitto d’interesse, è il forzista Amato che paga lo scotto più sostanziale dell’iniziativa.

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Poltrona sfumata, Forza italia perde un pezzo in consiglio: e Gulino si sfila dai suoi del gruppo.

Il consigliere riferimento di Forza italia, grazie al lavorio del padre Paolo coordinatore cittadino, aveva allargato il perimetro berlusconiano a Palazzo San Biagio coinvolgendo Mariangela Birritteri. Pare che a convincere la consigliera fosse stata la possibilità prospettata al papà Concetto, ex assessore democristiano, di essere indicato dalla Regione nel Comitato portuale. Sfumata la poltrona al genitore, è evaporato il sostegno della figlia ai forzisti, con probabili mani libere su chi appoggiare alle imminenti regionali. La firma che invece si è proprio dissolta dall’esposto appartiene all’ex sindaco Pippo Gulino, teorico capo dell’opposizione visto che in aula occupa il seggio garantito a chi perde il ballottaggio. La sbianchettatura nel documento sottoscritto dal resto del suo gruppo forse è dovuta all’irreperibilità del fine settimana, dedicato alla pesca d’altura. Ma più probabilmente non ha voluto bersagliare la famiglia Niciforo, da sempre nei suoi comitati elettorali al Circolo nautico.

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Remi in barca per i 5 Stelle, miravano la maggioranza ma hanno colpito il presidente di Cancelleri.

Francesco Di Sarcina.

Un prezzo alto lo pagano anche i 5 Stelle, che per primi si erano espressi sulla “questione familiare” all’Adsp, allargandola alla moglie dipendente del consigliere. Un’uscita per innervosire il sindaco e il suo capogruppo di maggioranza, e che invece ha irritato il presidente dell’Autorità portuale, Francesco Di Sarcina. A cui spetta ratificare le indicazioni ricevute da Comune e Regione, per verificarne la legittimità. Alla Port authority è arrivato grazie al via libera del sottosegretario Giancarlo Cancelleri, perché nella geografia dei porti italiani spettava al partito di Giuseppe Conte. Col quale è rimasto insieme al meet up locale, almeno per il momento, nonostante Luigi Di Maio fosse di casa ad Augusta. E forse c’è proprio Punta Cugno dietro i remi in barca che improvvisamente si sono tirati i grillini locali. Anche se espressamente rivolte al resto della minoranza, magari il vecchio oppositore Di Mare è anche a loro che pensava, quando ha concluso:“E mentre noi andiamo avanti e costruiamo il futuro, li lasciamo con i loro piccoli e torbidi giochi di potere”.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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