Viaggiare tra i Locali storici d’Italia, in Campania gli hotel a strapiombo PRIMO PIANO VIAGGI di Redazione Scritto giovedì, 23 Luglio, 2020 16:31 Ultimo aggiornamento domenica, 26 Luglio, 2020 17:05 La bellezza dei Locali storici d’Italia: sedersi in un antico caffè, in una pasticceria, o nella hall di un albergo, e immergersi nell’atmosfera di tempi passati. In tutta Italia si registrano circa 220 luoghi-cult che hanno almeno settant’anni di attività e che ancora oggi rappresentano “mete” importanti per i turisti (e che fanno parte dell’associazione Locali Storici d’Italia). Si sa che a volte si sceglie di soggiornare in una località anche per la loro presenza che donano uno charme particolare a tutto ciò che li circonda. Il viaggio è un insieme di alchimie, e tutte concorrono a farlo diventare speciale. Casanova sedeva al Caffè Florian a Venezia, D’Annunzio scriveva al Gambrinus di Napoli. Il Conte di Cavour aveva il suo tavolo al Cambio di Torino, Marconi voleva sempre la suite 105 del Miramare di Santa Margherita. Quante storie che raccontano ancora oggi questi luoghi, che sono un po’ come monumenti. La 44^ Guida ai “Locali storici d’Italia” La guida ai Locali Storici d’Italia 2020 E’ gratuita e disponibile dal 27 luglio anche su app. Tra i tanti elenca 18 locali storici in Campania, e riconosce a Sorrento il record degli hotel più arroccati d’Italia – Bellevue Syrene, Excelsior Vittoria, Imperial Tramontano e Royal– , oltre quello di custodire storie divenute leggenda. Nella Guida la Campania è al sesto posto nella classifica regionale per densità di locali storici (7 a Napoli e altrettanti a Sorrento; 1 a Sant’Agnello di Sorrento, Amalfi, Capaccio Paestum e a Massa Lubrense). Andrea e Nicola Pansa di Amalfi, eredi della Pasticceria Pansa Ad Amalfi c’è ad esempio la Pasticceria Pansa Andrea tra i locali storici che conserva arredi e la facciata di marmo d’inizio Novecento che si può osservare quando si va in piazza Duomo. Specchiere dorate, eleganza sobria, stile tipico degli amalfitani. E poi quei sapori che raccontano di dedizione e passione per le tradizioni. Ambienti e arredi originali Documenti storici del Grand Hotel Vittoria di Sorrento Gli alberghi, ristoranti, pasticcerie-confetterie-caffè letterari e fiaschetterie segnalati dalla Guida, oltre alla storicità, devono conservare ambienti e arredi originali, testimonianze della storia del locale con cimeli, ricordi e documentazione storica sugli avvenimenti e sulle frequentazioni di personaggi famosi. La guida edita dall’Associazione Locali storici d’Italia – senza scopo di lucro e patrocinata dal ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo -, accende i riflettori sulla mixology, l’arte di miscelare, con un itinerario da Nord a Sud tra i santuari del cocktail e dell’alchimia in bicchiere. “La guida è un viaggio nel tempo tra le pietre miliari del turismo culturale nel nostro Paese – ha dichiarato Enrico Magenes, presidente dell’Associazione Locali storici d’Italia – un tour tra i pionieri dello stile e del gusto made in Italy che raccontano, concretamente, la nostra storia”. I 18 locali storici campani Il Gran Caffè Gambrinus di Napoli Questi antichi luoghi sono caratterizzati anche da ricette segrete e tradizioni di famiglia, ma anche da aneddoti sui personaggi storici e le frequentazioni più famose e curiose. Se il Gran Caffè Gambrinus di Napoli era la meta di D’Annunzio (qui scrisse i versi di ‘A vucchella’), Hemingway, Sartre, Croce, Marinetti e anche dei fondatori del quotidiano ‘Il Mattino’ (Edoardo Scarfoglio e la moglie Matilde Serao), Oscar Wilde nel 1897 si rifugiava invece nella fabbrica cioccolato Gay-Odin, frequentata anche da Eduardo De Filippo. Nella guida non può mancare la pizza e gli altri piatti tipici della cucina napoletana del ristorante Umberto dove negli anni Trenta il genio matematico, Renato Caccioppoli, riuniva a tavola i più bravi talenti della città in materia. Qui, l’ex imperatore del Giappone, Akihito, Kennedy e Anthony Quinn hanno scoperto la vera pizza napoletana. Calabria: nel centro storico di Rossano (in provincia di Cosenza), inserito nel bel palazzo del Comune, è alla quarta generazione il “Caffè Pasticceria Tagliaferri”. Restaurato, conserva un elegante fascino classico, soffitti in stucco veneziano e una preziosa produzione natalizia di torroni storici. Il Chiostro dell’Hotel San Domenico Palace di Taormina Sicilia: sono nove i locali storici inseriti nella guida: l’Hotel San Domenico Palace di Taormina, un antico convento del XV secolo sul mare, restaurato a inizio Novecento, con l’ala grand hotel in stile liberty. Rappresenta la raffinatezza dell’ospitalità siciliana, da quando lo scoprirono il Kaiser Guglielmo II ed Edoardo d’Inghilterra. Anatole France, Pirandello, Thomas Mann e Steinbeck creavano qui, sulla terrazza all’ombra maestosa dell’Etna. Conserva l’esclusiva suite Truman, con preziosi arredi in lacca rossa fatti venire apposta dall’Oriente per il soggiorno del presidente americano. A Palermo c’è una bella scelta come il Grand Hotel Villa Igiea, un capolavoro di liberty fiabesco dell’architetto Ernesto Basile. Da sogno la sala degli affreschi di E. De Maria Von Bergler, la sala da pranzo, arredi e decorazioni in legno della ditta Golia-Ducrot (che realizzò gli arredi liberty di Montecitorio), lampadari firmati Caraffa, ceramiche Florio, ferri battuti di Salvatore Martorella. Nato come elitaria casa di cura e trasformato in albergo di lusso da Ignazio Florio – creatore, tra l’altro, dell’omonima “Targa” – ha ospitato il Kaiser Guglielmo II, lo Zar di Russia, Edoardo VII d’Inghilterra. Il Grand Hotel et Des Palmes di Palermo Nel “Grand Hotel et Des Palmes” in via Roma a Palermo si racconta ad esempio di Richard Wagner che nel 1882 vi ultimò il Parsifal (ispirazione che sembra sia arrivata a Ravello, in Costiera amalfitana) e Renoir venne a ritrarlo. Il presidente del Consiglio Crispi teneva qui lezioni di politica. Guy de Maupassant lo descrisse mirabilmente in “La vie errante”. Dopo lo sbarco americano, fu quartier generale del colonnello Poletti, capo del Comando militare alleato. L’hotel è nato da un nobile palazzo neoclassico-barocco, unito con segreto passaggio a una chiesa anglicana. E’ espressione dell’architetto del Liberty Ernesto Basile, che trasformò la hall e ornò il “Salone caminetto” con lo stesso soffitto intarsiato che progettò per la sede del Parlamento italiano. Un viaggio nel viaggio. 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