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Archeoclub Augusta, l’abbraccio fra imam e rabbino per Gaza

AUGUSTA – Ci sono gesti umili che valgono più di mille discorsi dotti, e ci sono iniziative di grande portata che si possono racchiudere in una semplice fotografia. L’istantanea che al circolo Unione fissa l’abbraccio fra i rappresentanti delle tre grandi fedi religiose nel Mediterraneo, è proprio uno di questi scatti che raccontano meglio di qualsiasi dettagliato reportage. La stretta fraterna che il 9 novembre ha unito don Luca Saraceno, l’imam Badry Al-Madani e il rabbino Cesare Moscati, per una sera ha fatto diventare Augusta laboratorio di una pace possibile in Medio oriente. A mettere insieme i tre religiosi per parlare di “L’anima e il suo destino dopo la morte secondo Ebraismo, Cristianesimo e Islam, è stata la locale sezione di Archeoclub. Un progetto nato lo scorso anno, quando gli “accordi di Abramo” fra Israele e paesi arabi facevano sperare in futuro più pacifico per la polveriera Palestina, che le imprevedibili svolte della storia hanno catapultato nell’attualità del sanguinoso conflitto a Gaza. La tenacia della presidente Mariada Pansera ha salvato la conferenza, che saggezza suggeriva di cancellare viste le nuove implicazioni internazionali. Ma quello che poteva diventare l’ennesimo terreno di scontro per la politica, che usa come paravento le tre grandi religioni monoteiste, si è invece rivelato un momento di confronto fra uomini di vera fede nell’umanità. Facendo della “città dell’accoglienza”, come l’ha definita l’assessore Pino Carrabino nel porgere il saluto dell’amministrazione, pure un luogo di dove fabbricare speranza.

Piazza Duomo blindata per il dialogo interreligioso patrocinato dalla presidenza dell’Ars.

Imam Badry Al-Madani e rabbino capo Cesare Moscati,
in copertina con don Luca Saraceno,
sotto con Mariada Pansera e Fernando Adonia.

Nonostante la piazza Duomo prudentemente blindata dalle forze dell’ordine, dopo che il Corriere della sera aveva parlato dell’iniziativa nelle sue pagine nazionali, il salone affrescato si è riempito fino a scoppiare. La presidenza dell’Assemblea regionale siciliana patrocina l’evento, ma sono dovuti intervenire Buzzi Unicem e Vadas per supplire alla modestia del contributo arrivato da Palermo. Al Comune, invece, non è stato chiesto nulla dall’organizzazione. Una scelta che ha salvato il convegno da ogni classificazione come promozione del territorio, per mantenerlo nella sua naturale connotazione di operazione culturale. A moderare il dibattito è il giornalista Fernando Massimo Adonia, ma i relatori ben disposti al dialogo gli rendono il compito facile. Lo storico Andrea Giuseppe Cerra introduce il tema teologico, senza nascondere che “la storia è fatta anche da scontri”, ma è pure vero che “il Mediterraneo continua a essere il mare dell’unico Dio“. Il filosofo Giovanni Basile affronta l’analisi del concetto di “anima“, alleggerendo il compito al responsabile dell’ufficio dialogo interreligioso dell’arcidiocesi di Siracusa. Così don Saraceno può esordire rivolgendosi all’imam e al rabbino, con un ecumenico “preferirei ascoltare voi, perché sono qui per imparare”.

“Ambasciatori di pace”: l tunisino Al Madani e l’ebreo Moscati abbracciati con don Saraceno.

Lo Sheykh Al-Madani, nonostante regga la moschea tunisina di Palermo, non parla italiano. Potrebbe esprimersi in francese ma preferisce usare l’arabo, la lingua del Profeta, facendosi aiutare da un traduttore. E’ un sufista, che pratica il misticismo sufi caratterizzato dalla tolleranza, e per tale motivo inviso ai fondamentalisti. Esordisce con un apprezzamento ad Augusta:“Ho notato subito un’impronta accogliente, un sentirsi il benvenuto”. E sottolinea subito il valore dell’evento “in questo contesto socio-politico del giorno”. Poi dice che “quanto accade a Gaza non è legato all’umanità, e dobbiamo tutti prendere distanza da tale conflitto che sta uccidendo solo persone”. Il rabbino capo di Napoli e del Sud Italia parla a seguire, dicendo subito di “considerare estremamente importante questo invito ricevuto, che vede la presenza di tre importanti istituzioni religiose”. Rav Moscati sottolinea che “deve essere un messaggio di dialogo, di fratellanza, di pace soprattutto in questo periodo”. E alla fine raccoglie l’appello del sacerdote affinché, insieme all’imam, entrambi i relatori “possano essere ambasciatori di pace nella Striscia di Gaza“. Suggerendo e ottenendo “un abbraccio fra noi tre, che deve essere la prova più forte di questo amore fraterno che ci deve essere”. Il lungo e caldo applauso del pubblico augustano “incornicia” una photo opportunity, che tutti vorrebbero vedere pure sull’altra sponda del Mediterraneo.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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