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Augusta nelle foto delle sue famiglie, Apf: la memoria diventi museo

AUGUSTA – Un Museo civico della fotografia e della memoria”, per conservarne quei frammenti di vita quotidiana che rischiano di smarrirsi nel tempo. Ed esporre allo stesso tempo le vecchie apparecchiature di ripresa analogica, che la tecnologia digitale ha ormai consegnato all’archeologia. Dopo averla avanzata alla precedente amministrazione senza risultato, i fotoamatori dell’Augusta photo freelance hanno rilanciato la proposta al Comune. E stavolta l’hanno irrobustita costituendo un comitato promotore allargato, iniziando a raccogliere il materiale da esporre. L’iniziativa è stata presentata in conferenza stampa il 10 novembre, nella sede dell’associazione. Dove il presidente, Romolo Maddaleni, ha “preso atto con entusiasmo della parole del sindaco Giuseppe Di Mare“. Il quale, “durante la serata inaugurale dell’ultima mostra presso la sede della galleria Fiaf, ha ufficialmente annunciato che sta lavorando per la ricerca di idonei locali”. Una promessa che ha acceso le speranze dei fotoamatori, di “realizzare in città quella che sarebbe la terza istituzione del genere nella Regione, ed entrare a far parte a pieno titolo della rete museale in Sicilia“. In attesa di ottenere una sede comunale “di almeno tre stanze”, l’Apf ha fatto partire la campagna “per regolamentare e sistematizzare le donazioni di materiali e collezioni fotografiche private”.

Apf, Lentini: negli album di famiglia frammenti di vita e scorci di una città che non c’è più.

al centro, Romolo Maddaleni e Salvo Lentini.
copertina e sotto, frame della villa comunale tratti dal documentario Rai “Viaggio in Italia” del 1959.

Il nucleo principale sarà costituito dagli archivi degli studi fotografici operanti in città nel secolo scorso, che hanno immortalato cronache cittadine spesso cadute nell’oblio, ed eventi familiari di generazioni smarrite nel tempo. “Ho recuperato interi album di famiglia dalla spazzatura salvando non solo quei frammenti di vita degli augustani, ma anche scorci di una città che non c’è più”, racconta Salvo Lentini. Maddaleni aggiunge che “l’associazione si è pure dotata di uno scanner portatile, per digitalizzare a domicilio quelle stampe di cui i proprietari non vogliono disfarsi, ma che intendono comunque donare alla memoria collettiva”. L’istituzione museale è ancora in piena gestazione, perché mancano una bozza di statuto e un regolamento di massima per la gestione. Così come non c’è un piano finanziario, né una linea guida per individuare i necessari sponsor, il direttore e il comitato scientifico. Invece le idee sono più chiare circa il materiale espositivo, fatto tanto di immagini (tutte quelle che hanno Augusta e gli augustani protagonisti) quanto di oggetti a tema. “Persino con fotocamere recuperate dall’indifferenziata, o prese alle aste ebay, racconta Lentini. Tutti oggetti testimoni di un’epoca cronologicamente vicina ma tecnologicamente lontanissima, dove ogni scatto aveva un costo che non si affrontava a cuor leggero, fra rullini e sviluppo.

Augusta photo freelance: già oltre cento i pezzi della collezione di fotocamere da esporre.

La sede di Augusta photo freelance.

Sottoesposta, “bruciata”, mossa o sfocata: il risultato finale si vedeva solo alla fine, quando il laboratorio consegnava le stampe. Facendo spesso piangere orgoglio e portafoglio, per quei momenti memorabili che si voleva immortali, e invece erano persi per sempre nonostante la spesata. “Il grosso delle foto di famiglia inizia negli anni ’50“, ricordano all’Apf. Cioè quando i primi salari della travolgente industrializzazione venivano “investiti” in quegli aggeggi esoterici, che fabbricavano ricordi fai-da-te. Stipendi fagocitati dalla Ferrania, risposta italiana al monopolio Kodak e Agfa. Che produceva pellicole sia per i film di Cinecittà, che per le sue macchine fotografiche 35 millimetri marcate Condor e Condoretta, nella versione più abbordabile. I più abbienti o i professionisti con bottega si svenavano per la Rolleiflex, “arma d’ordinanza” per i paparazzi della dolce vita romana. Una biottica con la costosa pellicola da 6 centimetri per 6, e con l’impegnativo mirino a pozzetto dove le inquadrature (quadrate) si vedevano al contrario. Aggeggi interamente meccanici e delicati come orologi a corda, che imponevano lunga meditazione su cosa valeva la pena fotografare, e molta attenzione alle regolazioni prima del clic. “Abbiamo già oltre cento macchine fotografiche e attrezzature di camera oscura, partendo dalla replica di un banco ottico di fine Ottocento e da una originale Kodak a soffietto degli anni Trenta: tutto verrà esposto in vetrina, con una scheda esplicativa”.

Comitato promotore, Maddaleni: raccolta iniziata nel 2017, digitalizzate oltre 20 mila foto.

Per quanto riguarda le immagini, “sono già ventimila quelle digitalizzate”, e alcune saranno stampate mentre parte del resto verrà “esposto” a rotazione con proiezioni video. Ci sarà anche uno spazio per l’attualità, “con un angolo aperto mensilmente al fotografo del momento”. L’iniziativa di Apf si vuole inserire nel quadro delle iniziative tese alla promozione del territorio, generosamente foraggiate da sponsor e fondi pubblici. “Già siamo una delle undici gallerie nazionali della Fiaf“, puntualizza Maddaleni, già assessore comunale negli anni Novanta. La cui associazione, “con le risorse dei soci, ha iniziato a raccogliere il materiale espositivo già dal 2017”. Cioè quando la vecchia amministrazione 5 Stelle ancora affogava nel dissesto economico e culturale, mentre solo tre anni dopo il nuovo assessorato alla Cultura retto dallo storico locale Pino Carrabino, programmava per la biblioteca una sezione cineteca con filmati d’archivio. Ora arriva il comitato promotore per il Museo civico della fotografia e della memoria“, dove solo cinque dei nove componenti sono dell’Augusta photo freelance. Sperano che fra tante lapidi, epigrafi, targhe, pannelli e cronotassi affisse dal Comune per tramandare ogni tipo di ricordo, più o meno illustre, ci sia attenzione anche a conservare la vita passata della gente comune.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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