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Referendum, un No per non remare contro la Costiera amalfitana

Ultimo aggiornamento giovedì, 1 Ottobre, 2020   16:53

EDITORIALE – Sondaggi discutibili, maliziosamente sfuggiti al divieto di pubblicazione, nei giorni scorsi hanno raccontato di un Si quasi plebiscitario al referendum sulla riforma costituzionale. Per questo, oggi, Ecostiera sente come un imperativo morale dichiarare pubblicamente il suo No. Questo giornale, nato cartaceo e diventato digitale, non ha mai rincorso l’impulsività dei lettori né i clic facili. Ha sempre preso posizione su ciò che riteneva fosse più giusto per la collettività, non più popolare al momento. Lo fa anche adesso, sfidando statistiche opinabili e pulsioni dell’anti-politica, esprimendo la sua contrarietà all’ennesimo tentativo di erodere il potere di rappresentanza dei cittadini. Esprime, come ha sempre fatto a qualsiasi livello tutte le volte che si è reso necessario, il suo No deciso a ogni operazione di potere sulle spalle dei cittadini. Compresa questa, spacciata per snellimento di costi e operatività del Parlamento.

Camera e Senato unico Potere eletto dai cittadini.

La Costituzione è il patto fondativo di uno Stato, è l’accordo con cui un popolo stabilisce le ragioni del suo essere nazione. Insieme ai principi che lo mantengono coeso, istituisce pure gli strumenti con cui la popolazione si autogoverna. Nella nostra Repubblica, come in tutte le democrazie occidentali, questa sovranità dei cittadini si esprime fondamentalmente attraverso il Parlamento. Camera e Senato sono gli unici organi costituzionali la cui composizione è direttamente determinata dagli elettori. Su tutti gli altri Poteri dello Stato, il controllo popolare è solo in forma indiretta o mediata. Per questo la scelta referendaria, sul ridimensionamento dei seggi a Montecitorio e Palazzo Madama, non può essere affidata a ragioni estranee da quei concetti di fondo. La decisione presa con questo referendum determinerà ciò che potranno – o non potranno – fare gli italiani in futuro; sarebbe da “incoscienti” votare solo per affossare o sostenere un governo, che è transitorio come lo sono tutti i governi nelle democrazie vitali.

La riforma penalizza i territori più piccoli e fragili.

Il 20 e il 21 settembre, la croce vergata sulla scheda referendaria avrà effetti più duraturi della maggioranza politica che ha votato la riforma. Le ragioni del Si e del No sono state ampiamente dibattute, e ripercorrerle in queste righe diventa superfluo. Anche se qualcosa si potrebbe dire su alcune argomentazioni dei partiti a favore, venate da un pressapochismo talmente malizioso da debordare nelle sfrontate fake news. Ecostiera si limita a offrire solo uno spunto di riflessione, specialmente a quei lettori che vivono in realtà demograficamente piccole come la Costiera amalfitana, e altrettanto povere in termini di rappresentanza parlamentare. La cui fragilità verrà accentuata dall’inserimento in un bacino elettorale più ampio, che ne diminuirà la capacità di incidere nelle scelte politiche tanto dei candidati quanto degli eletti. Brutalmente parlando, diminuire deputati e senatori rema contro gli interessi dei piccoli territori, soprattutto di quelli più economicamente appetibili.

Italia sarà fanalino Ue per il rapporto eletti-popolazione.

A corredo di questo editoriale sono pubblicate alcune tabelle riassuntive sugli indici di rappresentatività in Italia, sia attuali che dopo la riforma proposta, raffrontati agli altri Paesi europei. La fonte sono gli uffici studi di Camera e Senato, insieme a un dossier della Presidenza del consiglio. I numeri, che in Europa ci collocherebbero al fondo alla classifica nel rapporto fra eletti e popolazione, parlano da soli. Per risparmiare sulle spese e velocizzare l’attività del Parlamento, ci sono tante altre strade: più semplici e meno impattanti sulle potenzialità dei territori a essere rappresentanti. Per concentrare il potere di rappresentanza in capo alle aree della Nazione più ricche e popolose, mettendolo sostanzialmente nelle mani delle segreterie di partito che nomineranno i pochi candidati, c’è invece solo questa che viene proposta col Si al quesito referendario. E’ un semplice No, ma andare a sbarrarlo sarà una risposta a molte cose.

Redazione
Articoli redatti dalla redazione di e'Costiera
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