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The Greeners: 5 milioni l’anno in Costiera, serve turismo sostenibile

In Costiera amalfitana c’è un’invasione di “oltre 5 milioni di visitatori” l’anno, secondo i dati stimati e in possesso dei tour operator tra pernottamenti e visite giornaliere. Abitazioni residenziali ridestinate al B&b, che in inverno desertificano interi quartieri. Botteghe trasformate in ristoranti, che chiudono a fine stagione senza creare più valore e lavoro. Ben arrivati nella Divina del terzo millennio, già scrigno romantico del Grand tour e rapidamente convertita a cartolina posticcia per visitatori fast food. Se ne sono accorti persino i “poco smaliziati” giovani del programma Erasmus+, coinvolti dall’associazione Acarbio di Tramonti nel progetto internazionale “The Greeners”. Un team di studenti stranieri composto dall’ungherese Bogarka Lipka, dal tedesco Philip Walker, dal croato Roko Novak e dal portoghese Tiago Cardoso, ha impiegato alcuni mesi per capire quanto ci fosse di vero nelle parole di Denise Barbaro.

Denise Barbaro

Quando la coetanea tramontana, intervistata per il video sul tema della sostenibilità turistica poi pubblicato su Youtube, ha detto che con l’overtourism “tutto sta cambiando, oggi ci sono 10 mila volte più turisti di quando ero bambina”. Un’iperbole retorica che però ha fatto scoprire una realtà fatta di “terrazzamenti abbandonati e case chiuse, di piccoli negozi e generi alimentari scomparsi”. E per chi rimane quando si ritira la piena forestiera, deve anche soffrire “la mancanza di una rete di trasporto pubblico efficiente, che colleghi tutti i comuni e le frazioni”. Sperando che almeno “la tassa di soggiorno venga destinata a evitare l’abbandono dei terrazzamenti”, simbolo ideale e reale di tutto ciò che era e di chi “resta”.

Amalfi, folla di turisti e nave da crociera

Ma quando si campa di turismo e col turismo, è difficile vedere i nei accanto i lustrini. Eppure Nicola Asprella ci riesce. Il titolare di Unique experience dice ai reporter Erasmus che “ci vorrebbe un cambiamento culturale”, fra coloro che fondamentalmente siedono alla sua stessa tavola. Tutti i commensali “dovrebbero capire che è importante la qualità del prodotto che si offre”. Dalla sua esperienza di lavoro di tour operator ha imparato che “natura incontaminata e prodotti genuini” attirano ugualmente, specialmente chi fa trekking. Col valore aggiunto che i praticanti sono più “rispettosi” del contesto che vanno a visitare, apprezzandone i ritmi tradizionali e scoraggiandone le radicali trasformazioni.

Nicola Asprella

“Perché un turismo sostenibile ha rispetto per l’ambiente dove si è sviluppato”, sottolinea Asprella. E sollecitando che “i turisti dovrebbero rivolgersi a modelli più sostenibili”, non pensa solo a chi ama scarpinare sul Sentiero degli Dei, o nella Valle delle Ferriere, o lungo i vecchi sentieri delle “formichelle” cariche di limoni. Anche i cultori di selfie instagrammabili possono “visitare fuori stagione” la Divina, godersi l’happy hour “consumando prodotti locali”, godersi la vacanza “rivolgendosi ad attività offerte da imprese locali”. Ovviamente bisogna anche essere pronti a offrirgli una Costiera viva.

Senza che poi, ad esempio, si trovino a vagare una Positano dove le saracinesche abbassate la fanno sembrare il set di un cinepanettone a riprese finite.

Redazione
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