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World press freedom day 2024 celebra il giornalismo per l’ambiente

Giornalismo di fronte alla crisi ambientale”. Per l’Unesco è nelle inchieste giornalistiche sulle minacce all’ambiente, la nuova frontiera dove passa la libera informazione. Una scelta emblematica, quella presa per il World press freedom day 2024. Perché  in un contesto internazionale di guerra, dove la verità dei fatti in Ucraina e a Gaza muore insieme ai cronisti rimasti a raccontarli, la Giornata mondiale della libertà di stampa è invece dedicata ai reporter impegnati su un altro fronte. Quello della “crisi climatica e della biodiversità che non sta solo colpendo l’ambiente e gli ecosistemi, ma anche la vita di miliardi di persone in tutto il mondo”. L’organizzazione delle Nazioni unite ha riservato questo 3 maggio a coloro che ne raccontano “le storie di sconvolgimenti e perdite, che meritano di essere conosciute e condivise”. Ha dedicato le celebrazioni a quei  giornalisti che “lavorano in prima linea nella nostra lotta collettiva per la salute del nostro pianeta, e la nostra lotta per una vita vivibile“. Raccontando i drammi umani causati dalla colpevole devastazione dell’ambiente, che “possono anche essere inquietanti”, che “non sono sempre gradevoli da attenzionare”, specie quando smentiscono propaganda interessata e narrazioni di comodo. Ma, sottolinea l’Onu, “esporre la crisi è il primo passo per risolverla”.  

Giornata mondiale della libertà di stampa, Unesco: giornalisti cruciali a plasmare futuro migliore.


vignetta di Vladimir Kazanevsky tratta dal rapporto Ue 2024.
copertina, foto di Mehdi Mohebipour tratta dal sito Unesco.

“Ecco perché il ruolo dei giornalisti è cruciale”, spiega l’Unesco. Sottolineando che “è attraverso il loro lavoro, il loro coraggio e la loro perseveranza che possiamo sapere cosa sta succedendo in tutto il pianeta”. Il documento dell’Onu aggiunge che “in questa Giornata mondiale della libertà di stampa, riconosciamo e celebriamo il loro lavoro nell’aiutarci a plasmare un futuro migliore”. Per il Wpfd 2024, ha pure lanciato la campagna Questa storia deve essere raccontata“. Selezionando sette scatti realizzati in Iran (in copertina la foto di Mehdi Mohebipour), Indonesia, Ghana, Spagna, Grecia, Bolivia, Zimbawe. Sono tutte foto che però trattano solo di sconvolgimenti naturali su larga scala, dove le responsabilità si diluiscono in un anonimato globale. Il peso delle potentissime lobby che muovono l’economia del pianeta, probabilmente, ha messo il piombo nei piedi di un’organizzazione che si regge interamente sui contributi di governi sensibili alla voce del grande capitale. Ma per l’Unesco è già una svolta, mettere in secondo piano le sempre maggiori restrizioni alla libera informazione, per esaltare la “importanza del giornalismo e della libertà di espressione nel contesto dell’attuale crisi ambientale globale“.

Consiglio Europa, Buri?: sotto attacco media cruciali per democrazia, loro libertà è pure la nostra.

Per l’Unione europea, alla vigilia di elezioni continentali che potrebbero invertire il suo percorso, la Giornata mondiale serve a stilare un promemoria. “Mentre milioni di cittadini in Europa e in altri continenti votano per elezioni cruciali nel 2024, dobbiamo ricordare il ruolo critico che hanno i giornalisti e i media di qualità nel garantire l’accesso a informazioni attendibili e a opinioni diverse, il che ci consente di attuare scelte consapevoli nell’esercizio dei nostri diritti democratici”. A ricordarlo è la segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pej?inovi? Buri?. In occasione del World press freedom day dice che “senza media e giornalisti liberi, indipendenti e pluralisti, una vera democrazia si degrada e rischia di scomparire. Sono uno dei pilastri della democrazia e non dobbiamo mai dimenticare che la loro libertà è anche la nostra”. L’ex vicepremier croata però puntualizza che “per poter svolgere il loro ruolo democratico essenziale, i media e i giornalisti devono essere in grado di operare in un ambiente sicuro”. E su questo il Vecchio continente si sta dimostrando un terreno infido. Italia inclusa. “Come mostra il rapporto annuale, la libertà dei media continua a essere oggetto di attacchi continui in Europa”. Segue un elenco da dittatura sudamericana. “Queste minacce includono la diffusione illecita di spyware e le azioni legali abusive contro i giornalisti, le aggressioni fisiche, le intimidazioni, gli arresti, le leggi restrittive, l’appropriazione dei media e gli attacchi ai media del servizio pubblico“.

La goccia, il vaso e il cambiamento climatico.

Punto di ricarica alla villa di Augusta.

LA NOTA – L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura quest’anno ha praticamente ignorato le tante criticità alla libertà di stampa e di espressione, che il vento autoritarista nel mondo sta moltiplicando esponenzialmente. Ha preferito invece dedicare il World press freedom day 2024 al giornalismo che si occupa d’ambiente, ma focalizzandosi in particolare modo su quello che racconta i drammi delle popolazioni che subiscono i cambiamenti climatici. Il bicchiere mezzo pieno è che la questione ambientale si conferma avere piena cittadinanza fra i capisaldi dei diritti umani, intangibili e inalienabili. Il bicchiere mezzo vuoto è che l’Unesco sorvola troppo sulle cause antropiche del climate change, dove l’inquinamento di origine industriale svolge la parte del leone con evidenti ricadute sulla salute umana e sull’ecosistema, i cui effetti hanno una portata ancora più immediata dell’innalzamento delle temperature medie. Quando l’Onu scrive che “la disinformazione sulle questioni ambientali può portare a una mancanza di sostegno pubblico e politico per l’azione per il clima”, sembra quasi strizzare l’occhio alle politiche che si concretizzano solo nell’imperativo “compratevi una macchina elettrica“. Nel grande vaso della questione ambientale, l’eccesso di Co2 è invece solo la goccia che lo fa traboccare. A riempirlo ci sono le molte altre gocce acide e dense di polveri sottili che nel Petrolchimico di Priolo, così come a Taranto e in tanti altri posti, le popolazioni hanno imparato a conoscere sulla propria cartella clinica.

L’incendio alla Ecomac.

Sono problematiche che si incancreniscono in parallelo con gli incentivi statali alla costosa mobilità elettrica. La radiografia la fornisce un’interrogazione del gruppo pentastellato all’Assemblea siciliana. “Spese non rispondenti alle finalità istituzionali, anomalie su incarichi e consulenze, dubbi in merito al concorso per il reclutamento di dirigenti sanitari: sono queste alcune delle presunte irregolarità nella gestione dell’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente, sulle quali si chiede chiarezza”, denuncia il comunicato stampa del 12 marzo. Raccontando che “le presunte irregolarità sarebbero relative a spese che non sembrerebbero rispondenti alle finalità istituzionali proprie di un organismo a tutela dell’ambiente, come ad esempio partecipazione a manifestazioni sul cibo o sul presepe per le quali è stata stanziata la somma di 12 mila euro”. E’ la stessa Arpa che in tutta la Sicilia ha solo 3 rilevatori per le diossine disperse nell’atmosfera, spesso arrivando sul posto quando i picchi sono scemati, come accaduto nella zona industriale siracusana per l’incendio alla Ecomac. Vicende sottaciute dalle stesse istituzioni impegnate a promuovere l’elettrico nelle vetture. Venute a galla solo grazie ai reportage giornalistici e a quei formidabili “attori dei media” – come li definisce la Raccomandazione Ue 2016 – che sono i cittadini impegnati nell’associazionismo e nella divulgazione social. Se con questo Wpfd 2024 l’Unesco vuole davvero dare un senso al suo messaggio mondiale, non può eludere la questione delle bonifiche strettamente legate alla transizione verde.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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