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La Costiera amalfitana e le sei vittime Covid che non insegnano nulla

Ultimo aggiornamento venerdì, 11 Dicembre, 2020   21:18

Quanto durerà questa guerra? Ad osservare le cose che accadono giornalieramente, ormai da ben oltre un mese, in Costiera amalfitana, sembra davvero che i primi a non sapere cosa fare siano proprio i sindaci.

Ormai con i morti siamo già arrivati a 6, di contagiati emersi ce ne sono stati complessivamente oltre 600 (su una popolazione di circa 39.000 abitanti)  e segni evidenti di scomparsa del virus non ce ne è ancora neanche uno. Perciò, da fine settembre, questo è l’unico argomento all’ordine del giorno anche e sopratutto della politica locale chiamata a prendere decisioni che, volenti o nolenti, incidono profondamente nella vita di ciascun cittadino. 

Seneca diceva: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. E la sensazione netta è che il tempo del vento favorevole non sia per nulla ancora arrivato. 

Cosa è stato fatto finora per provare a contenere l’avanzata del virus? 

Il metodo seguito fino ad adesso potrebbe essere riassunto così: “Un po’ di tutto”. Infatti, non è mancato niente. Innanzitutto sono stati fatti un po’ di tamponi giorno per giorno e questo ha consentito di individuare e di isolare abbastanza bene una percentuale di positivi che, come dicevamo, ad oggi è superiore all’1,5% della popolazione complessiva dei 13 Comuni. 

Il sindaco di Cetara, Roberto Della Monica (durante una diretta Fb in cui ha comunicato le decisioni prese per contrastare il Covid-19)

In un solo Comune, cioè Cetara, sono stati fatti, in percentuale rispetto agli abitanti, molti più tamponi (come abbiamo già sottolineato) e questo come era logico, ha consentito di individuare una percentuale di positivi sugli abitanti del triplo (siamo ben oltre il 4,5%) rispetto alla media totale dei 13 Comuni. Quindi, sicuramente la stima del sommerso di positivi asintomatici non individuati vede il Comune di Cetara con quella più bassa. Invece, per quanto riguarda l’isolamento dei positivi, sempre Cetara ha messo a disposizione da subito, in comodato gratuito, per quelli che avessero avuto difficoltà ad isolarsi, delle abitazioni vuote. A Maiori siamo ancora fermi ad una “manifestazione di interesse” e negli altri Comuni zero assoluto. 

Come era inevitabile, per provare almeno a non riconoscere chiaramente che ci si stava avviando verso quella che scientificamente viene chiamata immunità di gregge, sono state prese anche un po’ di decisioni nella direzione del lockdown. Come sappiamo c’ha pensato il Governo nazionale a dichiarare zona rossa l’intera Campania e quindi dal 15 novembre si sono avute le chiusure e le limitazioni note. Ma fino a quel momento ci sono comunque da segnalare, già dalla fine di ottobre, sempre a Cetara le chiusure di bar, ristoranti e parrucchieri. Per il resto, nei soli Comuni di Maiori prima, e poi di Conca dei Marini, abbiamo assistito ad una inspiegabile chiusura delle sole Chiese e dei cimiteri. Evidentemente avranno pensato che questi provvedimenti non avrebbero fatto perdere voti. Poi, lentamente, a Maiori sono stati revocati ed a Conca dei Marini lo saranno a fine mese. E torniamo a Seneca. 

Scuole: chi riapre e chi no

Sempre a proposito di “chiusure”, nei giorni scorsi c’era sul tavolo dei Sindaci la decisione della parziale riapertura delle scuole. Ci si aspettava, a fronte, di un semaforo verde della Regione a partire dal 25 novembre, una qualche decisione unitaria che tenesse conto, come recita l’Ordinanza regionale, del rischio epidemiologico.  Bene, le decisioni nei 13 Comuni sono state che ognuno se ne è andato per i fatti suoi. Praticamente, come direbbero a Roma, siamo al “ fa come te pare”. Perciò, abbiamo avuto di tutto e di più: si parte da Minori dove le scuole si sono riaperte, si passa ad Amalfi dove restano chiuse fino al 28 novembre, poi c’è Maiori dove la chiusura è fino al 3 dicembre e, dulcis in fundo, a Scala e Ravello se ne riparlerà il 7 gennaio 2021. Tutti gli altri Comuni sono posizionati entro i due estremi. Ma davvero il Comune con rischi più bassi è quello di Minori e quelli con rischi elevatissimi sono Ravello e Scala? Ad oggi, dalle informazioni finora fornite e da una banale analisi comparativa delle stesse, non c’è alcun elemento che porti a queste conclusioni. Eppure, nessun sindaco ha sentito il dovere morale di spiegare ai propri concittadini le ragioni della singola decisione presa in rapporto a quanto deciso dagli altri colleghi sindaci. A questo punto ci sarebbe davvero da chiedersi: qualcuno sta pensando anche lontanamente a cosa fare per non subire da impotenti ancora per chissà quanto tempo tutti gli attacchi del virus? 

Noi finora, dopo ben oltre un mese dall’inizio della guerra, dai nostri “arresti domiciliari”, seppure con qualche piccola libertà, non abbiamo alcuna notizia.

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