Augusta 2020, Niciforo: traditori o traditi? Ecco la verità sull’addio a Gulino ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto mercoledì, 25 Novembre, 2020 17:09 Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021 18:17 AUGUSTA – “Prima mi hanno emarginato con un trucco sottobanco, e poi alla fine il traditore sarei io?”. Mastica ancora amaro Marco Niciforo. Sono passate 48 ore dal cambio di campo che lo ha portato nella maggioranza del sindaco Peppe Di Mare, abbandonando al suo destino l’opposizione di Pippo Gulino. Eppure pesa tuttora come un macigno nel dibattito politico, quel “traditori” risuonato in aula il 23 novembre per bocca della consigliera Milena Contento. Con l’ex assessora di Massimo Carrubba hanno condiviso molto, in questi ultimi anni: dalla fondazione del progetto di Augusta 2020 nel 2014, alla sua ricostruzione dopo la diaspora nelle comunali 2015, fino alla recente conquista della segreteria cittadina Pd. Tutto bruciato nell’arco di una notte, quando nel fine settimana si è consumato il divorzio da una coalizione sconfitta al ballottaggio. La quale tentava di entrare dalla finestra, in quel Palazzo dove gli elettori non gli hanno consentito di farlo dalla porta. Che fuori di metafora era la carica di presidente del consiglio, concessa dai vincitori delle elezioni alle prese col problema numeri a San Biagio. Poltrona sulla quale doveva sedersi il capogruppo che per 5 lunghi anni ha arrancato all’opposizione dell’amministrazione grillina, e che a poche ore dalla prima seduta d’insediamento ha fiutato una votazione-trappola nella sua vecchia alleanza. Dove alla fine sarebbe uscito vincitore il neo-eletto Giuseppe Assenza, con esperienza amministrativa pari a zero ma con ottime amicizie nel mondo imprenditoriale. Il risultato finale è stato quello di far saltare il banco, perdendo una posizione già acquisita dagli ex oppositori e portando all’elezione di Marco Stella in un ruolo fino a quel momento impensato. Divorzio dopo il colpo basso su presidenza già accordata, Salvo Errante, rieletto con Augusta 2020.copertina, l’intervista con Marco Niciforo. Niciforo ha voluto affidare la sua versione dei fatti, definita “una vigliaccata nei confronti di Augusta 2020”, a una intervista poi diffusa in video sui social. I cui contenuti sostanziali sono quelli di una iniziale proposta di Gulino per fare lui stesso il presidente del consiglio, facendosi però affiancare alla vicepresidenza da Giancarlo Triberio. Il riconfermato e attivissimo consigliere di Art1 si sarebbe di fatto sobbarcato la maggior parte del lavoro d’ufficio, consentendo al leader di non sacrificare troppo l’attività professionale nell’avviato studio radiologico. Una prospettiva presto sfumata, per la diffidenza della volenterosa amministrazione Di Mare a far gestire i lavori d’aula in modo così casareccio. “E poi è spuntata la mia naturale candidatura alla carica, sulla quale c’era il gradimento della maggioranza politica e di buona parte della mia coalizione del primo turno. Oltre, ovviamente, di Salvo Errante rieletto con la mia lista”. Cosa sia andato storto, il capogruppo di Augusta 2020 ancora non lo sa (o preferisce tacerlo). Fatto sta che al momento di contarsi in casa, per conciliare le aspirazioni concorrenti di Contento e Assenza, il capo cordata avrebbe fatto allontanare dalla riunione i 2 consiglieri di Noi per Augusta favorevoli alla presidenza Niciforo. Alterando il “corpo elettorale” e creando le condizioni di fatto per un ribaltone interno, al quale le vittime designate si sono sottratte, rifiutando una conta perdente in partenza. “Indignati in consiglio solo perché gli è fallito il colpo”. Pippo Gulino (primo da sinistra) torna consigliere dopo 27 anni. Il risultato finale lo hanno visto tutti, durante la diretta streaming della prima seduta consiliare. Quando Niciforo ed Errante hanno aggiunto i 2 voti che mancavano all’amministrazione per avere la maggioranza di 14 su 24. Mentre la neonata opposizione dei consiglieri rimasti al palo abbandonava l’aula, grondando indignazione. “Ma di che?”, chiede retoricamente il capogruppo di Augusta 2020. Diventato oggetto di polemiche interne arrivate a echeggiare i temi dell’Edipo Re di Sofocle, però basate molto sull’apparenza e poco sul dietro le quinte. In realtà è la stessa legge elettorale a favorire intese fra avversari che, fino al giorno prima, nei comizi si sono detti di tutto. Salvo poi essere costretti a mettere da parte rancori e veleni, per trovare i numeri necessari ad amministrare. Premesse poste proprio dalla stessa coalizione Gulino, quando si è apparentata con due pezzi di quella di Carrubba proprio per bloccare il premio di maggioranza. Essendo usciti in testa al primo turno, con quell’apparentamento “tecnico” in realtà volevano sbarazzarsi di potenziali eletti che ritenevano scomodi. Scegliendo piuttosto di far eleggere consiglieri avversari, ritenuti evidentemente più malleabili dei propri candidati. Così non è andata, e ora schiumano contro chi gli ha rivolto contro il loro stesso gioco. Anche se considerate le particolari condizioni in cui è maturato questo allargamento dei guliniani per il ballottaggio, col candidato sindaco ricoverato in isolamento al reparto Covid di Siracusa, sono ancora possibili le sorprese a mezzo Tar. 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