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I Carnevali storici di Sicilia: dall’orso al pecorino che ruota tra le strade

Ultimo aggiornamento martedì, 3 Novembre, 2020   15:54

Acireale, Sciacca e Termini Imerese, sono tra le città siciliane inserite tra gli eventi di richiamo internazionale dalla Regione siciliana. Ma molti altri carnevali, magari meno noti, nel corso dei secoli si sono caratterizzati per la loro antica tradizione legata al carnevale. Tra queste la pantomima dell’Orso e della Corte Principesca a Saponara, U Nannu e a Nanna di Termini Imerese ; il Gioco del Maiorchino di Novara di Sicilia; i Mesi dell’anno di Rodì Milici; la Sfilata dell’Orso e la Corte principesca di Saponara; U Scacciuni a Cattafi in provincia di Messina; Peppe Nappa a Sciacca e I Scalettari a Salemi

A Saponara , provincia di Messina

Saponara, la pantomima dell’Orso

La pantomima dell’Orso e della Corte Principesca

E’ un evento davvero accaduto quello che si ripercorre durante il rito carnevalesco di Saponara: nel ‘700 all’epoca del Principe Domenico Alliata di Giovanni, Signore di Saponara e delle “terre” del suo comprensorio. 

La tradizione popolare ha rivestito di leggenda l’antico episodio che racconta di un orso che minacciava l’abitato di questo piccolo centro montano con pericolose incursioni. Dopo avere inviato le proprie guardie a caccia dell’orso, il Principe riuscì a far catturare l’orso e a mostrarla a tutta la cittadinanza con un lungo giro per le strade insieme all’intera corte. Da qui nasce la tradizione di riproporre, in occasione del Carnevale, un vero e proprio cerimoniale in forma di sfilata con la partecipazione di numerosi cittadini, contadini, pastori e boscaioli. Una bella tradizione che si ricollega anche alle antiche usanze del territorio.

Rodì Milici (Me)

I misi ‘i ll’annu

I Mesi dell’Anno di Rodì Milici in provincia di Messina, si configurano come un interessante cerimoniale simbolico-rituale.

Rodì Milici, i mesi dell’anno

Sembra che sia stato il poeta Don Peppe Trifilò che nel 1880 introdusse la rappresentazione in paese, prendendo a modello un rituale in uso nel catanese. 

C’è un vero e proprio copione, dove sono riportate le “parti” di ogni singolo Mese: il Re, il Poeta e il Borghese. I protagonisti del cerimoniale, come un tempo i cantastorie, devono interpretare un ruolo legato al proprio mese. 

I Mesi dell’Anno sono una “forma drammatica di matrice popolare connessa al ciclo calendariale, sorta di profezia o almanacco drammatizzato, rappresentazione enigmatica dell’evento stagionale”. Il tempo esorcizzato con i rischi connessi ai vari passaggi mensili, a partire dalla rinascita con la primavera. La rappresentazione ha luogo nelle prime ore della domenica e del successivo martedì Grasso.

Novara di Sicilia

Il gioco del Maiorchino

Un altro carnevale davvero particolare è quello che si svolge a Novara di Sicilia ed è chiamato 

Novara di Sicilia, il pecorino che ruota tra le strade durante il giorno di Carnevale

Il “Giuoco del Maiorchino”. “’a Maiurchea” e la varietà di formaggio pecorino stagionato. Un gioco legato alla prima metà del Seicento diffuso tra i Nebrodi e i Peloritani.

E’ un prova di abilità che consiste nel far ruotare, con delle corde, forme di formaggio Maiorchino di dieci chili, per circa un chilometro lungo i vicoli lastricati in pietra. Il suo lancio richiede forza, ma anche esperienza e velocità. Vince infatti la squadra (composta da tre giocatori) che taglia per primo il traguardo (‘a serva), impiegando il minor numero di lanci. 

A Novara di Sicilia, il martedì grasso, in occasione della competizione legata al Maiorchino, viene allestito un ovile con pecorai che preparano ricotta e formaggio (‘a tuma) da distribuire ai visitatori insieme ai maccheroni di casa conditi con sugo di maiale e cosparsi con grattugiato dello stesso Maiorchino. Un rituale carnevalesco che si lega al cibo e alla sua abbondanza, come momento propiziatrice di benessere. 

Cattafi (S. Filippo del Mela, Messina)

U Scacciuni

Quello di Cattafi (frazione di San Filippo del Mela, in provincia di Messina) è un altro dei carnevali storici siciliani che raccontano di un fatto realmente accaduto: i saraceni sconfitti da un gruppo di valorosi contadini del posto.

Nei giorni di carnevale fa così la sua apparizione, per le strade della cittadina la maschera di “U Scacciuni”. Lunghi cappelli a cono, vestiti colorati con gonnellino, e nastri caratterizzano l’abbigliamento di questa singolare figura. U Scacciuni impersona un uomo coraggioso, ed il suo costume simboleggia quasi un bottino di guerra, volendo con esso rappresentare i saraceni sconfitti. Esso si rifà ad un episodio della metà del XIV° secolo quando un gruppo di contadini del posto si battè con coraggio riuscendo a respingere una invasione turca.

Salemi (provincia di Trapani)

I Scalettari

A Salemi I Scalettari di carnevale

Il personaggio chiave si traveste con un vestito ottocentesco di velluto con cappello di paglia con tanti nastri di diversi colori e un pantografo in mano per raggiungere i balconi della città e dare in dono dolciumi, caramelle, mandarini, arance, frutti di stagione. Un’altra antica usanza che si è tramandata dal XVIII secolo: la figura carnevalesca dello scalittaru a Salemi in provincia di Trapani. E’ una delle forme più rituali e diffuse del carnevale: il donare in forma propiziatoria di benessere e di abbondanza. Un rito che resiste, bello da vivere nella sua semplicità ricca però di simboli. 

Sciacca (Agrigento)

Peppe Nappa

Le origini della maschera di Peppe Nappa,  sono davvero storiche: si parla della sua nascita nel XVI secolo con la Commedia dell’arte, come molte maschere carnascialesche come Arlecchino e Pulcinella. La maschera di Peppe Nappa è quella di un personaggio beffardo, goloso, insaziabile, ricopre quasi sempre nelle trame il ruolo del servitore. Ama stare in cucina, o ronzare intorno alla cucina, annusandone deliziato i profumi, e il cibo è la sua passione. 

Sciacca, il carnevale con la maschera di Peppe Nappa

Il costume è composto da una casacca e dei calzoni azzurri, ampi e troppo lunghi, ed un cappellino di feltro bianco o azzurro su una calotta bianca. Il suo nome deriva da “nappa”, “toppa” in siciliano. Peppe Nappa viene adottato da Sciacca come maschera del suo antichissimo carnevale saccense negli Anni Cinquanta. 

Sin da allora la maschera simbolo del carnevale di Sciacca viene rappresentato su un carro allegorico fuori concorso e apre annualmente la sfilata carnascialesca, diventando simbolicamente sindaco della città durante i giorni di festa. Al passaggio del carro di Peppe Nappa vengono distribuiti panini con salsiccia, caramelle, vino, aranciata e prodotti tipici. L’ultima sera è un momento sacro per i cittadini, dopo la fine della sfilata ci si raduna tutti davanti al palco in piazza Scandaliato e viene fatto il famoso rogo del carro di Peppe Nappa atto finale della manifestazione. Ogni carro di appartenenza deve essere accompagno da musicisti che devono eseguire un inno inedito. 

Termini Imerese (provincia di Palermo)

I Nanni

Termini Imerese, I Nanni

Sono due vecchietti sorridenti: ‘u Nannu e ‘a Nanna i due volti del carnevale di Termini Imerese (provincia di Palermo). Una tradizione nata da alcuni napoletani che si erano rifugiati qui dopo la cacciata dei Borboni da Palermo. Le grandi maschere storiche rappresentano l’unione tra l’antica tradizione ottocentesca e quella più moderna dei carri. La festa inizia con la consegna delle chiavi della città dal sindaco a ‘U Nannu che distribuirà in giro per la città, delizie a donne e bambini. E gesti scurrili a tutti gli altri. Il Nannu e la Nanna chiudono i festeggiamenti il martedì, con il rituale della lettura del testamento e con “‘a bruciatura di ‘u Nannu”. Il testamento, letto dalla figura del “notaio”, fornisce l’occasione per ironizzare sui difetti dei potenti della città.

Acireale

I fastosi carri

Si pensa che il Carnevale di Acireale sia nato spontaneamente tra il popolo in tempi molto lontani e ripetuto ogni anno per ironizzare sulle classi dirigenti. La prima attestazione ufficiale è del 1594. Fino al Seicento (1612) si teneva una combattutissima Battaglia di arance e limoni, ma fu poi bandita Dopo un periodo di stasi a seguito del terremoto della Val di Noto, il carnevale riprese agli inizi del Settecento, con la creazione di nuove maschere

I carri di Acireale

Quello di Acireale sicuramente è tra i carnevali più noti d’Italia, per i suoi carri, e gli effetti speciali che ogni anno si arricchiscono di nuovi elementi.

Ad Acireale sebbene la lavorazione della cartapesta abbia origini antiche, per la realizzazione di statue sacre, per vedere realizzati i primi carri allegorici bisogna aspettare a fine Ottocento grazie ad alcuni artigiani come Sebastiano Longo che iniziò la lavorazione della carta pesta nell’intenzione di realizzare i primi carri, che si concretizzarono intorno al 1880.

Oggi i carri sono al passo con la tecnologia e i movimenti delle figure meccaniche. Tra sfilate, maschere, lotteria a premi e spettacoli vari. 

Per approfondire

E'costiera
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