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Un viaggio di gruppo tra le strade della Sicilia barocca di Montalbano

La Sicilia barocca vista attraverso “un viaggio di gruppo”. Perché ci sono tanti tipi di viaggio: si viaggia in coppia, si viaggia in famiglia, si viaggia con gli amici, si viaggia da soli e poi, ci sono i viaggi di gruppo. Un gruppo di persone tutte diverse per età, sesso, carattere ed esigenze si ritrovano per qualche giorno ad essere raggruppate e trasportate in quella che, per qualche giorno, diventerà la loro casa: il pullman.

Non è semplice gestire le dinamiche di un gruppo. Mia sorella Giusy però con la sua dolcezza ci riesce benissimo, in un lavorio continuo di smussare gli angoli un po’ troppo acuti, di rallentare quando è necessario, di accelerare se è il caso, in un gioco di tirare e cedere e realizzare quel filo, che a volte rischia di spezzarsi, riuscendo così a tenere in equilibrio e creare quell’armonia che rende il gruppo un unico corpo che si muove come una famiglia.

Quattro giorni. Itinerario: le strade di Montalbano

Primo giorno

Noto

Partiti da Eboli, autista Nino.  Il viaggio comincia con le mie letture. Ancora non ho capito se poi queste letture di accompagnamento sono gradite a tutte o meno, c’è sempre un brusio di sottofondo che mi fa nascere qualche dubbio, ma anche questo fa parte del gioco. 

L’autista Nino al volante dell’autobus

Comincio con il capitolo che Paride Leporace dedica, nel suo ultimo libro (Giacomo Mancini, un avvocato del Sud), alla Salerno Reggio Calabria: l’autostrada del Mediterraneo, un’autostrada simbolo “cordone ombelicale, imbuto, inferno, budello miasmatico, percorso ad ostacoli, ma tutto é la Salerno Reggio Calabria fuorché una strada normale“. 

La lunga nera striscia di asfalto ci porta, come se fosse una lunga discesa, alla punta estrema della Calabria. Avvicinandoci allo Stretto di Messina leggo la leggenda di Scilla e Cariddi (da i post di L’archeologia ignorante, che ci accompagna spesso nelle nostre avventure). E ci pare quasi di intravedere questi due mostri, lì nello stretto. 

L’arancino sul traghetto è d’obbligo (anche solo per questo il ponte sullo Stretto sarebbe un progetto da accantonare). 

L’arancino mangiato sul traghetto dello Stretto di Messina

Sosta a Giarre dove incontriamo un pezzo di cuore della nostra famiglia (con zio Alfonso, zia Graziella e Vito). Abbracci, foto di rito, e poi si va. Il benvenuto nella terra di Sicilia con le paste di mandorla appena sfornate da zia Graziella, spettacolari. 

Le paste di mandorle fatte da zia Graziella

Arrivo a Noto. Le previsioni portavano pioggia e pioggia abbiamo trovato. Ci siamo così dirette subito verso le strutture che ci avrebbero ospitate. 

Abbiamo optato per la formula “ospitalità diffusa“, un modo per penetrate direttamente nel territorio.

B&B, case vacanze, ostelli, foresterie. Noto negli ultimi anni ha trasformato molte case in ospitalità e questo ci ha permesso di godere degli scorci barocchi, dei paesaggi, dei suoni delle campane che hanno segnato il ritmo della nostra permanenza. 

Dopo esserci sistemate, e dopo che Giusy ha smussato tutti gli angoli acuti, ci siamo ritrovate sotto la Porta Reale dove ci attendeva Corrado, guida autorizzata della Regione Sicilia, che ci avrebbe accompagnato  per tutto il periodo della nostra permanenza. 

La bellezza di Noto anche con la pioggia

Qui la pioggia è stata generosa. In quei giorni sulla Sicilia c’è stato un ciclone Mediterraneo, ed è proprio questo che ci ha dato il benvenuto. 

Corrado ci introduce a quello che sarà un percorso tutto dedicato al Barocco. Noto ne è la capitale, riconosciuta come Patrimonio UNESCO nei suoi palazzi nobiliari, le sue chiese monumentali, i suoi conventi, la cattedrale e le scalinate ce ne danno una grande dimostrazione. 

L’ora della cena. Anche questa è diversificata, ognuno è libero di scegliere cosa preferisce, se ristorante, street food, gelato o a letto senza cena. 

Se  ognuno di noi raccontasse la sua cena ne verrebbero fuori 35 versioni, anche questo è un aspetto interessante perché è come se ognuno del gruppo partecipasse dell’esperienza dell’altro e così comincia uno scambio di informazioni, di recensioni, di esperienze. Ed è come se avessi mangiato contemporaneamente in più posti diversi.

Secondo giorno 

Appuntamento alla Porta Reale di Noto. Oggi andremo a Modica e Scicli. 

Appuntamento alla Porta Reale di Noto

Siamo un gruppo un po’ “comodo“. Ce ne rendiamo conto quando, sedute ai tavolini del bar, vediamo che i gruppi di “turisti”, quelli veri, alle 8,30 sono già sul luogo da visitare. Noi? Orario di partenza 9,30!

Partiamo e il paesaggio che ci attende è quello della Sicilia delle pendici dei monti Iblei. Un territorio collinare dominato dalle cave di pietra, quella utilizzata proprio per costruire il magnifico barocco. Gli incendi di queste estati di fuoco rendono il paesaggio ancora più aspro. I mandorleti, i carrubi e i fichi d’india sono i protagonisti indiscussi di questo paesaggio. 

Modica ci accoglie con il suo cioccolato. Una degustazione guidata ci fa capire quanto questo sia diverso da tutti gli altri e la capacità dei siciliani di valorizzare i loro luoghi, la loro storia, i loro prodotti è tutta su questo enorme tavolone dove il cioccolato è stato combinato con tutto, dalle città più note, alle erbe spontanee, fino ad arrivare alla combinazione con i desideri di ognuno: Salute, Ottimismo, Amore, Sesso… Queste ultime tavolette le più richieste! 

Assaggi di cioccolata di Modica

La cattedrale di San Giorgio di Modica ci dà il benvenuto con le campane del mezzogiorno. 

I saliscendi di Modica, tra stradine, scalinatelle e affacci sulle case in grotta ci dimostrano che il gruppo è diventato gruppo. Ci si adegua al passo, quello più lento, ci viene naturale rallentare e non c’è traccia di sbuffi o lamentele, tutti pronti a soccorrere, ad attendere, a porre un braccio, veramente una bella armonia. Un sorriso, un abbraccio, accompagnato da “ti voglio bene”. Quelli di Maria Grazia erano intensi, ti fa sentire in pace con te stesso e col mondo intero, sarà questo il senso della convivenza civile? Un esercizio di comunità i viaggi di gruppo. 

Adesso ci  aspetta lo street food di Modica! Con: scacce, panizzi, arancini e… 

Le scacce ragusane

C’era un mio collega amico calabrese che aveva in mente sempre di aprire una rosticceria e aveva pensato anche al nome: Il regno delle due Sicilie, unendo le proposte delle rosticceria napoletane, calabresi e siciliane, mi sa che lo richiamo, ottima idea per una start-up! 

Riprendiamo il viaggio soddisfatti della tappa food. 

Scicli ci attende. 

Il gruppo mentre sosta per una vista panoramica

Ed eccola, adagiata nella controra con il suo languore di cittadina barocca. La nostra guida ci suggerisce sempre una sosta nei punti più panoramici, in modo da avere prima una visione d’insieme e poi entrare per i dettagli. 

E che dettagli! La chiesa di San Bartolomeo con la sua maestosità e poi, il clou del nostro programma: il famoso commissariato di Montalbano!  Certo che questa parte della Sicilia deve molto ad Andrea Camilleri, i suoi romanzi hanno portato un flusso turistico in questi luoghi che ha veramente cambiato l’economia di molti, poi si dice che con la cultura non si mangia… 

Veduta panoramica di Scicli

Granita con brioche, rigorosamente con affaccio barocco e poi via, si rientra a Noto. 

Cena e passeggiata sull’elegante corso di Noto, con zia Bice che duetta con il musicista di strada e Rosa che improvvisa un valzer con Giovanna! Ah, queste ragazze, sono incontenibili!

Terzo giorno

Siracusa

Parco archeologico Neapolis e Ortigia

Oggi ci aspetta una bella giornata che ci porterà nel cuore della storia di questa parte della Sicilia orientale che vede in Siracusa, una delle città più importante e potenti dell’antica magna Grecia. 

Nel mondo antico Siracusa era una città che per importanza e bellezza teneva testa ad Atene. I fasti di quei tempi lontani riecheggiano ancora per le vie della città e si mescolano ad atmosfere medievali e a splendori barocchi. Piazze, vie, palazzi, tutto a Siracusa sembra un inno alla bellezza e all’immortalità. 

La nostra giornata comincia con la visita al Parco archeologico Neapolis

In visita al teatro greco di Siracusa

All’interno di un’unica area sono concentrate rovine antiche di eccezionale bellezza e valore storico, tra cui spicca il meraviglioso Teatro Greco risalente al V secolo a.C, dove si tennero le rappresentazioni delle ultime tragedie di Eschilo alla presenza dell’autore.  

Il gruppo di viaggio dinanzi all’Orecchio di Dioniso

Un luogo misterioso, dal fascino intrigante, è la Latomia del Paradiso. Una cava di pietra con una grotta a S profonda tre metri che Caravaggio battezzò l’Orecchio di Dioniso ed è famosa per un particolare effetto acustico. Qui si legge tutto il lavoro fatto dagli scalpellini che estraevano questi enormi blocchi di pietra per poi trasformarli in queste “meravigghie” barocche che oggi ammiriamo. Lungo il percorso incontriamo delle coppie di persone molto anziane che ci fanno capire ancor di più quanto che la cosa più importante è lo spirito, la curiosità, anche se il corpo non sempre regge. Per la pausa pranzo ci spostiamo a Ortigia che ci accoglie con il suo coloratissimo mercato, con i suoi banconi di spezie, molto usate nella cucina siciliana crocevia di culture orientali e africane. Il mio panino fragrante e croccante, ricoperto da semi di sesamo, con caponatina e pecorino, accompagnato dalla Birra Messina, mi rimettono in pace con il mondo. Ci immergiamo nel dedalo di viuzze del centro storico di Ortigia fino ad arrivare al cospetto della meravigliosa facciata barocca della cattedrale, qui è d’obbligo la granita di gelsi con la brioche, in contemplazione. 

Antonella dell’Orto ad Ortigia tra le bancarelle di spezie

Si prosegue, la Fonte Arestusa ci porta nel mito, la Sicilia è Fimmina, dice la nostra guida, tanti sono i miti che aleggiano in questi luoghi e molti hanno come protagoniste le donne. 

Rientriamo a Noto, giusto il tempo di una doccia e poi a cena saremo a Marzamemi. Un borgo marinaro nato attorno ad una tonnara, un fenomeno sociale che riversa in questo piccolo luogo molti turisti. L’outfit di mia sorella non è casuale, il colore del suo vestito è uguale a quello delle sedie di uno dei più famosi ristoranti della piazzetta. 

Giusy dell’Orto a Marzamemi

(Nota a margine: sarebbe il caso che la proposta food fosse più adeguata alla fama del posto, deludente). Ammuninni, Noto ci attende con le sue luci soffuse e il suono delle sue campane.

Quarto giorno

Ragusa Ibla

Affrontiamo l’ultimo giorno che ci porterà a Ragusa Ibla e poi il viaggio di ritorno. 

Prima di partire decido di scendere un po’ prima, siamo all’ultimo giorno e non ho comprato ancora nessun souvenir, tranne il tonno a Marzamemi e la cioccolata a Modica. Un attrezzo attira la mia curiosità, serve per raccogliere i fichi d’india. Ho un amore sacro per questo frutto che mi riporta all’amore di mio padre che appena ne trovava di pronti me li portava. Giacomo, natino di Noto, è una vecchia conoscenza per me, l’altra volta che ero stata a Noto mi aveva incantato con il suo aggeggio spremiagrumi. lo presi, anche se non ha mai funzionato come lo faceva funzionare lui. Questa volta mi stordisce con la sua tecnica di raccolta dei fichi e ne compro 2, uno per mia sorella, in più una grattugia per le spine dei fichi d’india e un’altra grattugia per il formaggio ma anche per lo zest di limoni, che ultimamente aggiungo spesso ai miei piatti. Bene, il mio budget destinato ai souvenir è finito! 

Ragusa Ibla

Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla, una certa qualità d’animo, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia.» (Gesualdo Bufalino).

A Ragusa Ibla

Per visitare questa città, che racchiude ben 14 dei 18 monumenti, presenti in città, iscritti nell’elenco del patrimonio Unesco, ci vorrebbero molti giorni, ma noi abbiamo poco tempo. Il nostro è un viaggio quasi perlustrativo. Ci accontentiamo di catturare l’atmosfera che regna in ognuna delle città che visitiamo, annusando i profumi, riempendo lo sguardo di paesaggi, di chiese barocche, di dettagli ornamentali preziosi e facendoci accompagnare dall’immancabile suono delle campane. 

Queste città sono state di frequente scelte come ambientazione di film, a parte che il nostro è proprio dedicato a Montalbano, ma come non ricordarsi delle scene della commedia ‘Divorzio all’italiana‘, girata nel ‘ 61 tra Ispica e Ragusa Ibla, interpretata da Marcello MastroianniStefania Sandrelli, Lando Buzzanca, o del film di Tornatore “L’uomo delle stelle” con Sergio Castellitto. Rivedendo i luoghi quasi li troviamo familiari perché la fantastica macchina del cinema ce li aveva già fatti conoscere.

Un particolare di Ragusa Ibla

 M’intrufolo in una stradina laterale. Mi piace a volte lasciare il gruppo, e perdermi nel dedalo intricato dei vicoletti. L’esplorazione porta buoni frutti: una piccola rosticceria con una scaccia con crapuliato che, accompagnata da una birra siciliana, seme dorato, mi fa assaporare il sapore intimo di queste terre.

È arrivato il momento di salutare Corrado, riconsegnare le wispers, termine inglese che sta per radiolina e che letteralmente significa “bisbiglio”. Lui è stata la voce bisbigliante per tutto il viaggio, grazie Corrado dei tuoi racconti di storia, di miti e di leggende. Le guide turistiche sono un grande valore aggiunto e la garanzia di affidarsi a professionisti preparati.  200 cannoli alla ricotta, prenotati il giorno precedente in un laboratorio di Messina, ci vengono consegnati direttamente prima dell’imbarco. 

Traghettiamo lasciandoci dietro la Sicilia Bedda e riprendiamo la risalita della Calabria. Nei pressi di Pizzo Calabro un tramonto bellissimo ci saluta sprofondando nel mar Tirreno. L’orario è quello giusto, l’ora di cena si avvicina e, dopo aver convinto il nostro paziente autista Nino, presenza preziosa e silenziosa di questo viaggio (quanta importanza ha il suo ruolo, quanta responsabilità tutte sulle spalle di un singolo uomo, grazie Nino!). 

Foto di rito sul traghetto che da Messina attracca a Villa San Giovanni

Ci concede una tappa fuori programma a Rende dove ci aspetta uno di quei “paninazzi” di Mi ‘ndujo, la risposta calabrese al Mac Donald! I nomi dei panini: Acri, Bisognano, Luzzi, Silano, Mi sballo, Mi sbunno subito ci catapulta nella Calabria più gustosa, quella della Sila, con i suoi sapori le sue dolcezze e le sue croccantezze. Bravi ragazzi, un progetto questo di Mi’Ndujo di grande intelligenza.

La sosta a Rende

Considerate che sono arrivati a  9 punti vendita di cui 1 a Cosenza, 2 a Rende, e ben 6 a Roma, nei punti più strategici della capitale. Bravi, così si promuove un territorio con i suoi prodotti e la sua cultura.Un saluto veloce a Francesco e Kia che erano venuti a salutarci e poi via, prossima destinazione Eboli. 

Il resto del viaggio è stato praticamente un Karaoke, per ringraziare Nino l’autista abbiamo cantato per tutto il tempo con un repertorio vastissimo a richiesta, da Gianni Morandi a Renato Zero passando per Lucio Battisti fino ad arrivare alla classica canzone napoletana intonata da nonna Olga, la nonnina del nostro gruppo, presenza preziosa, il nostro patrimonio dell’umanità. Arrivo a Eboli ore 23,30.

Note a margineCi rimarrà di questo viaggio il dolce ricordo dei tanti luoghi visitati, delle tante passeggiate, risalite e discese. Ma ciò che più mi porterò dentro è il fattore umano, aver trascorso questi giorni insieme è stato fonte di arricchimento. Ognuno con uno sguardo, una parola, un sorriso, un abbraccio, una risata, una parolaccia (abbiamo eletto anche miss parolaccia) ha saputo farci sentire parte di un gruppo. E se alla partenza eravamo conoscenti adesso siamo amici preziosi.

Si ringrazia per le foto “aeree”, Gaetano Clarizia.

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