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La Tuscia tra dimore storiche, profferli e sapori del territorio

Meta prescelta per il nostro tour in occasione delle giornate Fai d’Autunno: la Tuscia, quel territorio che si estende tra il Lazio e la Toscana e che comprende la provincia di Viterbo. Non perdiamo mai l’occasione di organizzarci per godere di queste giornate. Questa volta Il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano – fondazione senza scopo di lucro nata nel 1975, sul modello del National Trust, con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano, ci ha “spinto” verso queste destinazioni.

Giornate FAI d’Autunno – Due giorni nella Tuscia. Luogo di partenza Eboli. Tappe: Ritiro della Bandita a Tarquinia, Viterbo, Civita di Bagnoregio, lago di Bolsena, Villa Caviciana.

Il Ritiro della Bandita, Tarquinia

Nei giorni precedenti alla partenza ci siamo messe in contatto con Lorella Maneschi, delegata FAI della provincia di Viterbo che ci ha dato indicazioni sui luoghi resi fruibili per queste giornate. 

Antonella Dell’Orto con la delegata Fai provincia di Viterbo, Lorella Maneschi


La prima tappa è stata Il Ritiro della Bandita, a Tarquinia, un tempo residenza dell’artista cileno Roberto Sebastian Matta.

In occasione delle Giornate Fai d’Autunno, il Ritiro ha aperto in via eccezionale i suoi cancelli al pubblico per far conoscere parte degli spazi privati dell’artista che ospitano alcune delle sue opere. 
I “ciceroni” delle giornate del FAI, studenti del liceo classico di Tarquinia, ci hanno accolto e accompagnato lungo il percorso raccontandoci la vita e le opere che via via incontravamo in questo luogo che l’artista aveva scelto come sua dimora. 
La cosa bella di queste giornate è anche il  poter entrare in luoghi che solitamente non sono visitabili, questo soddisfa in parte quella curiosità insita in noi e ci fa sentire dei privilegiati. 
In questo luogo ciò che più colpisce è la commistione tra arte e natura che l’artista ha creato, gli spazi esterni molto curati in un giardino naturale associato all’orto. Sembra tutto semplice ma di sicuro traspare tutto l’amore e la cura da parte della proprietaria, figlia dell’artista, nel tenere vivo questo posto onorando la memoria del padre. 

Al Ritiro della Bandita un tempo residenza dell’artista cileno Roberto Sebastian Matta

Nel cuore della Tuscia. Destinazione Viterbo

Proseguiamo il nostro viaggio addentrandoci nel cuore della Tuscia, destinazione Viterbo
Le città medievali hanno la caratteristica di essere poste sulle alture e cinte da mura. Prendiamo l’ascensore che collega la parte bassa alla parte alta ed entriamo nell’antica Città etrusca, la città dei Papi.  Come abbiamo avuto già modo di raccontare, in questi nostri viaggi scegliamo sempre come soluzione di permanenza l’ospitalità diffusa. Abbiamo appuntamento nella Piazza San Pellegrino, il quartiere medievale più grande d’Europa, dove ci aspettano i nostri Host. 

Viterbo, quartiere San Pellegrino

Molte sono le dimore storiche del centro di Viterbo destinate all’ospitalità, un fenomeno questo in continua crescita che soddisfa le sempre maggiori richieste da parte di chi in un territorio ci vuole entrare e sentire il proprio cuore battere con il cuore della città. 
Veniamo accompagnate nelle nostre strutture. 
Le case medievali di Viterbo solitamente prevedevano due piani collegate dal “profferlo” ossia con scalinata esterna. Il profferlo permetteva di risparmiare spazio, che era stretto nelle città medioevali. Il piano di sotto dedicato ai magazzini o ad attività commerciali e il piano superiore alla vera e propria abitazione. Quante scale in queste case! Sulla chat di gruppo arrivano le foto di tutte le scale e le affacciate di ogni finestra e questa condivisione ci permette di avere una visione su tutto il centro storico dell’antico bordo. 

Il profferlo esterno, tipico delle case medievali


La mia stanza è addirittura in una delle antiche torri, la Torre Scacciaricci, la più alta della città, quale privilegio dormire nella storia. Ci sistemiamo e via a Piazza del Plebiscito dove ci aspetta la nostra guida autorizzata della regione Lazio, che ci porterà a scoprire il resto della città. 
Gli sbandieratori e i tamburi della piazza ci danno il benvenuto.
Il Richiastro è il ristorantino che ci accoglie per la cena, ci rifacciamo perché il cibo è veramente un tuffo nei sapori del territorio: zuppe di legumi, lombrichi alla Vitorchiano, pappardelle all’uccello scappato, paté di fegatini, guanciali di vitello e arrosti serviti con puré di fave e prugne
Ritorniamo nel nostro quartiere e scopriamo che il sabato sera è la sede della movida viterbese. Un mare di giovani affollano i localini del centro, l’atmosfera è rilassante, altro che movide fracassone, anche i giovani pare rispettino l’anima del luogo. 

Secondo giorno: Civita di Bagnoregio, lago di Bolsena, Villa Caviciana
 

La partenza con il nostro gruppo è sempre un po’ comoda. Non riusciremo  mai ad essere come uno di quei gruppi compatti e puntuali, la nostra filosofia è rispettare i tempi di ognuno, adeguarci al ritmo del più lento, rallentare, tanto a cosa servono poi queste corse? I posti vanno assaporati con lentezza. 

Civita di Bagnoregio in un giorno di cielo grigio

Civita di Bagnoregio, la città che muore, ci accoglie con tutta la sua atmosfera di questa rocca, circondata da una nebbiolina, legata alla terra ferma da un lungo ponte. Sembra quasi un borgo sospeso nel vuoto, circondato dai calanchi. 
Ci immergiamo nelle sue stradine, seguiamo la guida, che poi ci abbandonerà, e proseguiamo per la prossima tappa che ci porterà a Bolsena. 
Il borgo medievale di Bolsena è affacciato sull’omonimo lago che è il lago vulcanico più grande d’Europa. Questo mite autunno ci regala giornate tiepide con il venticello che sale su dal lago, nell’attesa di visitare il complesso di Santa Cristina ognuno è libero di esplorare il territorio. C’è chi si dirige sul lungo lago, chi si avvia sulla torre del castello Monaldeschi e chi invece ne approfitta per un gustoso panino con la porchetta. 
Alle 15,30 in punto la chiesa di Santa Cristina apre. Ci immergiamo nelle atmosfere delle chiese romantiche, respiriamo la sacralità dei luoghi. E’ da qui che viene istituita la festa del Corpus domini e da qui nascono le infiorate. Ci aspetta ora l’ultima tappa che è stata dedicata ad un luogo FAI. 

Villa Caviciana, la prima e unica azienda agricola produttiva donata al FAI

Ad attenderci a Villa Caviciana c’è Giuseppe che insieme ad Osvaldo e un altro Giuseppe sono i tre ragazzi che hanno accettato la sfida di riportare questa azienda ad essere sostenibile sia da un punto di vista sociale, ambientale ma anche economico. 

Un brindisi con i vini di Villa Caviciana

A loro è affidato il sogno dei coniugi Metzeler che fondarono l’azienda nel 1989. Lui avvocato, la moglie collezionista d’arte. In un loro viaggio in Italia si innamorarono di Bolsena e decisero di dare vita al loro  progetto, di grande respiro, che oggi vede un’azienda di 170 ettari, immersa in uno scenario da favola, con i suoi vigneti, oliveti, boschi. Un Inno alla Vita. 
Il racconto di Giuseppe ci coinvolge e ci fa partecipi del sogno, dopo una breve passeggiata in vigna con di fronte il lago e le sue isole veniamo affidate al direttore dell’azienda, Angelo Gemelli, lui calabrese di Cirò nel vino ci è nato, e ci conduce in visita alla cantina. 
Qui si tocca con mano il grande investimento dell’avvocato Metzeler e del suo impegno a far sì che  tutto fosse in armonia. La cantina è profonda 18 metri ed è circondata da una parete di tufo che è quasi come un abbraccio materno. 

Foto di gruppo dei partecipanti al tour

L’esperienza si completa con la degustazione dei vini, dei salumi e dei formaggi e tutti i nostri sensi sono appagati. La fotografia di gruppo è degna conclusione di questa due giorni con lo sfondo tinto di rosso da un tramonto che pare disegnato per noi nel cielo della Tuscia. 

Note a margine
Si scrive, si racconta, ma ciò che è difficile da comunicare resta quello spirito di squadra, quel sentimento di fratellanza che si genera in un gruppo di persone che fino al giorno prima non si conoscevano e che alla fine si ritrovano amici. E questo, ancora una volta è il vero valore del viaggio. 

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