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La transumanza tra i Monti Picentini guidati dal suono della “scasatora”

Ultimo aggiornamento martedì, 3 Novembre, 2020   15:51

E’ tempo di Trans-umere. Ogni anno tra giugno e luglio si rinnova la pratica della transumanza e il richiamo diventa irresistibile. E’ tempo di scasare. E così seguire la mandria di vacche podoliche  dei fratelli Cerrone, Antonino e VitoAntonio, “I Bersaglieri”, è per me una consuetudine. Quest’anno la meta è stata Sant’Elmo e il  Monte Raione, un rilievo montuoso situato fra i comuni di Campagna e Olevano sul Tusciano nel Parco regionale Monti Picentini.

Patrimonio culturale immateriale

La transumanza è stata iscritta all’unanimità nella Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. I pastori  e gli allevatori transumanti, come sottolinea il dossier di candidatura all’Unesco presentato dall’Italia insieme a Grecia e Austria, hanno una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti.

Trans e humus

Dal verbo transumare, ossia attraversare, transitare sul suolo. La parola transumanza ha origine latine ed è composta dal prefisso “trans”, che vuol dire “attraverso”, seguito dalla parola latina “humus”, che vuol dire “terreno”.

La scasatora 

Le vacche indossano i loro campanacci e la più esperta indossa la campana più grande: “scasatora”. Sarà lei a guidare la mandria e tutte la seguiranno. Quest’anno la mandria si è fatta in due. C’è un nuovo pascolo da conquistare, nuove erbe da assaporare.

Nel Parco regionale dei Monti Picentini

La meta è Sant’Elmo e il Monte Raione, un rilievo montuoso situato fra i comuni di Campagna e Olevano sul Tusciano nel Parco regionale Monti Picentini che fa parte dei monti Picentini ed è alto 1236 metri.

Insieme al monte Ripalta viene comunemente chiamato anche monte Sant’Eramo o Sant’Elmo probabilmente a causa della presenza di due cavità naturale adibite ad eremi (Grotta dell’Angelo, Grotta di Sant’Erasmo e San Giacomo).

Dalla località San Donato del comune di Eboli è possibile raggiungere l’altopiano sovrastante il rilievo montuoso, attraverso una strada vicinale.

La casa rossa della famiglia Barba rappresentava il limite massimo conosciuto per molti di noi ebolitani: proprio quella casa rappresenta il punto d’incrocio dei tre comuni: Eboli, Campagna e Olevano.

I cinque sensi

Quando si cammina al seguito delle vacche tutti e cinque i sensi vengono coinvolti. L’udito con il  suono dei campanacci, il ritmo della camminata è baldanzoso e allegro. L’olfatto: il  profumo d’erba fresca bagnata dalla rugiada del mattino, è la costante fragranza che ci accompagnerà per tutto il cammino. La ricerca di nuovi pascoli è uno degli aspetti più importanti per gli allevatori. Da essi e dalle erbe che le vacche troveranno dipenderà la qualità delle loro produzioni. Ogni odore, ogni nuova essenza la si ritroverà nelle carni e nei  formaggi e sarà così che il profumo del mirto o quello dell’origano rosso lo ritroveremo. E sarà come prendere a morsi il territorio.

La sagoma della montagna

Questa è  la nostra montagna: Eboli, Campagna, Olevano:  la sua sagoma fa parte della nostra memoria visiva. Avere l’opportunità di camminarla è veramente un privilegio. La vista:  lì sopra ci sono delle terrazze naturali che sono delle affacciate mozzafiato. Dalle terrazze si godono ampie vedute panoramiche su un paesaggio di inconsueta bellezza.

La giovane imprenditrice

Nunzia Cerino e Antonella Dell’Orto su un’affacciata

Nunzia Cerino, una figura di giovane donna imprenditrice che con la  famiglia è proprietaria del fondo, ci accompagna con orgoglio a scoprire ognuna di queste affacciate. Pietre a forma di “poltrone” sembrano messe lì apposta per permetterti di gustarti il paesaggio. Da est a a ovest, da nord a sud, numerose sono le “affacciate”. Tra le cespugliaie e macchie boschive che caratterizzano valloni, radure, dorsali e pendici circostanti; declivi ammantati d’ulivo che si rincorrono fin oltre l’orizzonte perdendosi giù nella “chiana”.

Per quanto riguarda gli altri sensi poi, il gusto e il tatto, ci hanno pensato i fratelli Cerrone a soddisfarli. Ci hanno deliziato con le loro specialità alla brace e i loro formaggi che odorano di buono. Il tavolo di legno posto sotto una faggeta di struggente bellezza ci ha accolto come solo la famiglia Cerrone sa fare.

I formaggi del pascolo assaporati all’arrivo dopo la transumanza

Manutenzione e prevenzione

La nostra è stata una vera passeggiata “emozionale”. I cinque sensi erano in allerta a cogliere ogni aspetto. Ma qui entra anche il sesto senso e una riflessione sulla gestione delle nostre aree forestali andrebbe fatta.
Nel 2017 un vasto incendio ha percorso molte di queste aree e i segni sono ancora evidenti. E’ necessario fare manutenzione e prevenzione. Dovere dello Stato e delle Regioni proteggere tale patrimonio con scelte politiche che vadano in questa direzione. Il Corpo forestale, le guardie ambientali e tutti noi cittadini attivi siamo chiamati a svolgere un ruolo di sentinelle. Conoscere ciò che ci circonda è il primo passo perché soltanto conoscendo la bellezza la si può difendere. L’equilibrio di un ecosistema è cosa molto delicata. I boschi, infatti, svolgono un ruolo significativo sia per la prevenzione dell’erosione del suolo, che per la protezione delle risorse di acqua potabile. Il ruolo del bosco viene oggi inquadrato in una prospettiva più ampia, legata alla sostenibilità della gestione forestale, in termini di tutela dell’ambiente.

Questo nuovo pascolo nasce con l’augurio che si crei un felice connubio  tra quelle che possono essere le esigenze degli allevatori e quelle di Nunzia, la Ninfa dei boschi di Sant’Elmo.

La transumanza (video di Antonella Dell’Orto)

Antonella Dell’Orto (*Biologa/contadina/transumante)

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