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Augusta, la Lega si smarca dal Mpa: gruppo unico con Forza italia

AUGUSTA – Lega e Forza italia fanno un gruppo unico dentro il consiglio comunale di Augusta. La svolta, sicuramente destinata ad avere ripercussioni a livello provinciale, è arrivata il 20 gennaio. Quando, dopo settimane di incontri neanche tanto carbonari fra i leader cittadini Rosario Salmeri e Paolo Amato, i loro quattro consiglieri di riferimento hanno comunicato alla presidenza la comune adesione al Centro democratico popolare. Licenziando al contempo l’autonomista Manuel Mangano, che fino a quel momento ne era il capogruppo. Nella carica ora gli subentra il forzista Corrado Amato, che insieme alla berlusconiana Mariangela Birritteri aveva contribuito a formarlo, quando ancora il terzetto stava all’opposizione. L’ingresso di Fi in maggioranza con relativa nomina di assessora, Valeria Coco, aveva poi sfaldato quel progetto politico anche se era rimasto in piedi nell’organigramma di Palazzo San Biagio. L’arrivo dei leghisti Salvo Serra e Maria Grazia Patti adesso ne rivoluziona l’assetto anche sotto il profilo formale, con tanto di benservito a Mangano sotto forma di ringraziamento “per la collaborazione a oggi prestata”, anche se per l’amministrazione Giuseppe Di Mare nulla cambia in termini di numeri in aula.

Salmeri spiazza l’alleato autonomista per le europee: mai sentiti dopo accordo con Lombardo.

campagna per le comunali 2020: in piedi Saro Salmeri, alla sua sinistra Paolo Amato.
copertina: Maia Grazia Patti, Mariangela Birritteri, Corrado Amato, Salvo Serra.

Il travaso però ridisegna i rapporti di forza all’interno del centrodestra che sostiene il sindaco, dopo il suo ingresso trionfale in Fratelli d’italia. Il Movimento per l’autonomia si ritrova infatti con un polo centrista alternativo nella coalizione, e proprio a opera della stessa Lega con cui andrà insieme alle europee. Una rottura che non può passare inosservata nel partito di Raffaele Lombardo, e della quale quello di Matteo Salvini potrebbe chiederne conto ai leghisti augustani. Salmeri però rivendica i suoi spazi, anche perché “da una vita chiedo ai vertici provinciali di darci un assetto organizzativo”. Ergo, se non c’è organizzazione non si può pretendere nemmeno la relativa disciplina. E lo stesso vale per i compagni di strada verso Strasburgo. “Dopo l’accordo politico con Salvini, non ho sentito nessuno di Lombardo: ognuno ha preso le sue posizioni autonomamente”. Il riferimento è a Peppe Carta, deputato regionale nonché sindaco di Melilli, protagonista di una spettacolare campagna di arruolamento in tutto il Siracusano. Con l’ultimo colpo piazzato proprio ad Augusta, strappando Mangano dal coordinamento provinciale di Italia viva e portandolo nelle fila autonomiste.

Manuel Mangano.

L’entusiastico passaggio del dirigente renziano“con Carta si gioca da fuoriclasse”, aveva commentato doveva preludere alla nascita del super-gruppo lombardiano. Che però dopo un mese e mezzo ancora non si è visto, “perché il partito sta vivendo questo momento di attesa in vista dei congressi”. Il risultato di questo tempo sospeso, tuttavia, è che il neo acquisto continua plasticamente a sedersi nei banchi riservati alla sempre più sparuta opposizione consiliare. E al momento di votare non si è mai allineato ai suoi nuovi compagni di partito:“Lo avevo detto già al momento della mia adesione che nulla era scontato nei confronti dell’amministrazione, fino a quando non si fosse fatta una valutazione interna al gruppo”. Per Mangano, che ha “appreso dalla telefonata” del cronista di essere stato “dimesso” da capogruppo Cdp, ora si pone il problema della collocazione a San Biagio. Si parcheggerà nel Misto, o intanto si aggregherà a qualcuno dei gruppi dove sono posteggiati gli altri autonomisti? Sulla questione glissa, dicendo che “stiamo lavorando a costituire quanto prima il gruppo Mpa“. Che col nuovo asse Lega-Fi, a questo punto, deve necessariamente accelerare se non vuole farsi percepire come un grande bluff.

Amato: Centro democratico popolare, progetto con 3 consiglieri su 4 eletti nella stessa lista.

Anche perché la “operazione Cdp” potrebbe ancora rivelare sorprese. Il fatto che Lega e Forza italia ne abbiano mantenuto il vecchio nome, anziché rinnovarlo usando i nomi dei partiti affiancati dal trattino, non appare né naturale né casuale. Amato svicola, parlando di una scelta tecnica “perché Centro democratico popolare è già scritto nell’elenco dei gruppi, inoltre è una sigla che ci piace avendola già utilizzata con successo alle ultime provinciali“. In realtà, in questo momento, il profilo basso conviene a tutti. Fa comodo ai leghisti, se Salmeri si vuole sfilare la felpa verde del Capitano padano, e stringere coi referenti del governatore berlusconiano Renato Schifani. Ed è utile ai forzisti, alle prese con i tentennamenti di Birritteri a schiacciarsi su un logo. Il dato oggettivo, fa notare il coordinatore Fi, è che “a livello comunale abbiamo un progetto che dipende da 3 consiglieri su 4 eletti con la stessa lista“. E la quarta è arrivata a San Biagio dalla stessa coalizione, che sosteneva Pippo Gulino. Insomma, c’è già aria di un altro “civismo” per le comunali 2025. Dove Carta, che il dirigente Fi definisce “attivo e molto attento”, sembra avere un progetto. Qualunque sia, il berlusconiano di lungo corso gli ricorda che “il Mpa fa parte integrante del centrodestra”. E se da soli non si va neanche in Paradiso, figuriamo a Palazzo.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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