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Adsp Augusta-Catania fra atti negati e nubi su stazione marittima

AUGUSTA – La bufera sul monopolio dei servizi nel porto di Augusta si estende alla nuova stazione marittima di Catania. Che l’Autorità di sistema vuole realizzare “in società” con una cordata guidata dalla capofila palermitana Osp, alla quale verrà poi affidata per un quarto di secolo la gestione esclusiva della grande struttura. La Port authority ha deciso di finanziare con oltre 6 milioni e mezzo di euro il progetto privato, che sfiora i 15 milioni, dopo aver rifiutato la proposta di un grande gruppo anglo-turco che si accollava interamente la spesa. Una notizia che alla vigilia del faccia a faccia fra consiglio comunale augustano, deputazione siracusana e governance della Adsp Sicilia orientale, fa addensare sempre più le nubi di tempesta sul project financing già pronto ad andare in gara. Mentre il fronte dell’opposizione affila le armi in vista della seduta consiliare convocata per la mattina del 13 ottobre, dopo essersi visto negare tutti gli atti relativi al progetto di finanza. Perché “giammai i consiglieri possono vantare ragionevolmente un illimitato diritto di accesso“, in quanto “costoro semmai sono portatori di un lato diritto agli atti di pertinenza di enti o aziende dipendenti dall’amministrazione comunale”. Eppure il Comune esprime un componente nel Comitato di gestione nominato dal sindaco, così il diniego è stato subito impugnato da cinque esponenti della minoranza lasciati all’oscuro, con un’istanza al ministero dei Trasporti e “confidando che tutta questa ‘opacità‘ non nasconda eventuali fatti di maggior gravità”.

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Rifiutata l’offerta della multinazionale anglo-turca Gph di un terminal crociere tutto a sue spese.

Terminal Port Veil a Barcellona gestita da Gph.

Ad allungare nuove ombre sulla scelta di monopolizzare i settori più remunerativi degli scali marittimi gemellati, è stata la srl catanese consociata della Global ports holding. Con una nota inviata alla stampa specializzata, la Catania cruise terminal ha rivelato che il gruppo multinazionale delle crociere si era già proposto per la concessione esclusiva, dicendosi disponibile a finanziare interamente la nuova stazione marittima etnea. Ma la richiesta era stata respinta, quasi a cavallo del contemporaneo via libera alla cordata tutta siciliana. Secondo quanto ha replicato Francesco Di Sarcina, sempre sulla stampa di settore, lo stop sarebbe stato dato durante la governance del predecessore Andrea Annunziata. Mentre all’attuale presidente Adsp sarebbe arrivata soltanto la richiesta del consorzio guidato da Osp Palermo, già monopolista in tutta la Sicilia occidentale. Che nell’occasione si è associato con una coppia di cooperative catanesi nel settore smaltimento rifiuti, e con due aziende augustane riconducibili alla vicesindaca Tania Patania, assessora con delega al Porto.

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Accolto invece progetto del consorzio siciliano finanziato quasi per metà dall’Autorità di sistema.

Stazione marittima di Salerno firmata Hadid.

Sarà probabilmente un’aula di tribunale, al quale gli esclusi intendono rivolgersi dopo aver avuto anch’essi il diniego agli atti, a ricostruire l’esatta tempistica delle proposte protocollate all’Autorità di sistema. E le ragioni formali per le quali è stata accantonata quella costo zero per le casse dell’Adsp, mentre invece si è dato seguito a quella da finanziare per oltre il 44 per cento. A rendere la vicenda ancora più ingarbugliata è il fatto che la Port authority si era già attivata, per una progettazione in proprio della nuova stazione marittima. Inviando persino i propri tecnici a studiare quelle più moderne costruite in Italia, a partire dal gioiellino realizzato a Salerno da un’archistar di fama mondiale coma Zaha Hadid. Ma quando gli uffici portuali già si preparavano a elaborare i parametri per un concorso internazionale di idee, su un ampliamento che doveva portare gli attuali mille metri quadrati a quasi 4 mila distribuiti su due livelli, tutto è stato sospeso. La progettazione ora rientra nel project financing e che andrà in gara “dopo il consiglio comunale, in sintonia col sindaco” Giuseppe Di Mare, come ha dichiarato Di Sarcina attraverso un giornale marittimo in abbonamento. Restano così nelle mani esclusive del consorzio proponente, i dettagli progettuali su una struttura che cambierà il volto al centro storico di Catania. Perché non fungerà solo da terminal crociere, ma avrà anche negozi e ristoranti, nonché un attrezzato centro convegni.

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Non solo crocieristi, nel centro storico etneo un grande polo commerciale per fiere e congressi.

Rendering centro congressi porto di Palermo.

Oltre alle gestione del terminal crociere, attualmente in concessione della Cct, il monopolista “si occuperà dell’assistenza per l’organizzazione di eventi istituzionali quali: congressi, conferenze, conferenze stampa, convegni, tavole rotonde, simposi, seminari, press tour, workshop, convention, fiere e allestimenti fieristici”. Lo riporta la relazione di sintesi inviata dall’Adsp ai consiglieri comunali di Augusta, “nel pieno rispetto del dovere di collaborazione”, dopo avergli negato gli atti coi dettagli dell’operazione. Fra cui i verbali del Comitato di gestione, che nel primo decreto del 31 luglio aveva espresso “parere”, salvo poi risultare solo “informato” nel successivo decreto dell’11 agosto emesso per la “correzione di errore materiale”. Fino al bando di gara per l’assegnazione del monopolio, su cui il proponente del project financing ha diritto di prelazione anche sull’offerta più bassa della concorrenza, resta un mistero che forma avrà la stazione marittima nel cuore del centro storico Unesco. Anche se a Catania difficilmente troveranno vita facile proposte che non siano all’altezza.

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L’esempio del nuovo molo di Palermo: barche di lusso e attività commerciali ad alto rendimento.

Rendering del molo trapezoidale palermitano.

Forse non è caso che sia catanese la Spa firmataria del molo trapezoidale di Palermo, concepito per diventare un polo culturale d’eccellenza, alla cui inaugurazione del 13 ottobre è atteso il presidente Sergio Mattarella. Quanto realizzato dalla capofila Operes, che il sito aziendale definisce “costola della più nota Cosedil, di approdo portuale conserva solo la banchina con 13 accosti per panfili da oltre cento metri. Per il resto sono previsti ristoranti stellati, botteghe di prodotti dop, negozi di moda griffata, un supermercato, un museo, un auditorium e un anfiteatro. Un imponente intervento urbanistico in un’area bordo mare di competenza della Adsp Sicilia occidentale, circondata da un abitato soggetto a stringenti vincoli edilizi del Comune e della Soprintendenza. Monopolista palermitano e Adsp orientale potrebbero decidere di sfruttare pure nello scalo etneo il know how di questo colosso, con sede legale a Roma e cuore amministrativo a Santa Venerina, che a Catania sta già rinnovando il molo di levante. L’azienda fondata dall’ex assessore regionale Andrea Vecchio, diventato senatore nel 2015 con la lista di Mario Monti, nel 2022 ha fatturato oltre 74 milioni di euro con un aumento del 150 per cento rispetto l’anno precedente. D’altronde, le ambizioni dell’Autorità di sistema sono chiare già nella relazione di sintesi, dove parla di voler fare sotto l’Etna qualcosa “in linea con quanto già realizzato nei più importanti porti del mondo”.

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Stazione crocieristi, profitti tutti privati ma costi d’investimento in società con la Port authority.

Il bacino del porto di Catania.

La relazione di sintesi spiega che “si è voluto concretizzare la volontà dell’Adsp di realizzare una più stretta e funzionale relazione urbanistica tra le aree portuali e la struttura urbana“. L’Autorità portuale ammette quindi che “il progetto prevede anche un significativo intervento di riqualificazione urbanistica ed ambientale dello stesso ‘Sporgente centrale’, che rappresenta il centro nevralgico di tutto il complesso portuale”. Tutto però resta nel vago, anche riguardo un’eventuale colmata come fatto a Palermo, per allargare spazio disponibile in una zona pregiata dove i metri quadri edificabili valgono come l’oro. L’Autorità di sistema si limita a parlare di “riqualificazione delle aree esterne a servizio”. E che per la realizzazione del terminal crociere con annesso polo commerciale si ricorrerà al “partenariato pubblico-privato”. Ma di questa “spesa ripartita”, dove quasi metà dei soldi li mette la Port authority mentre i profitti vanno tutti al monopolista, quale vantaggio ne trae questo ente pubblico non economico di rilevanza nazionale, dotato di autonomia finanziaria sottoposta ai poteri di vigilanza del ministero”? La risposta fornita dal documento è lapalissiana:“Il vantaggio che l’amministrazione persegue è quello di poter realizzare una nuova stazione marittima per il porto della città di Catania”. Un “amen” come chiosa non figura, ma è come se ci fosse.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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