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La “Coesione territoriale” del Sud finanziata togliendo alle Zes siciliane

Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021   23:48

SIRACUSA – Prima il pasticcio delle Zone economiche speciali nate per stare intorno ai grandi porti, come da direttive europee, ma allargate dalla Regione anche alle zone dell’interno lontane dal mare. E adesso il “giallo” sui miliardi che dovranno finanziare gli investimenti esentasse, nonché “franchi di legge” su vincoli ambientali e piani regolatori. Fondi per 300 milioni, che secondo gli industriali riuniti di Sicilia e Calabria il governo giallorosso pensa di dirottare su altre misure“.  Mentre, secondo il ministero per il Sud, “il tema degli incentivi è stato potenziato con la proroga del credito di imposta al 2022, che nella legge di Bilancio è costata 100 milioni in più“.

Industriali di Sicilia e Calabria: pronti alle barricate.

Ha avuto un effetto deflagrante il comunicato congiunto di Sicindustria e Unindustria Calabria, firmato anche dalle Confindustria di Catania e di Siracusa. Il documento datato Palermo 30 novembre, afferma che “spostare le risorse destinate alle Zes del Mezzogiorno sarebbe un atto grave, e di assoluta irresponsabilità politica. Siamo pronti a fare le barricate”, promettono gli industriali. Fra loro c’è il presidente siracusano, Diego Bivona. Che insieme ad Alessandro Albanese, Natale Mazzuca e Antonello Biriaco, con inusuale piglio “grillino” afferma che “se il governo vuole recuperare fondi, lo faccia tagliando sprechi e clientele, ma non togliendo linfa vitale a uno strumento che può aiutare il sistema economico del Sud”.

Bivona: segnale irresponsabile verso territori in agonia.

Diego Bivona, Confindustria Siracusa
(foto dal sito istituzionale)

Quei 300 milioni di stanziamenti pubblici che gli industriali vogliono difendere dai giochi di prestigio delle nuova politica governativa, non sono finanziamenti diretti alle aziende. Ma servono a pareggiare gli introiti per “semplificazione burocratica e credito d’imposta“, introdotti “per invogliare le aziende a insediarsi o investire nel Mezzogiorno”. Toglierli “è un segnale irresponsabile e gravissimo di disattenzione verso territori che sono già in agonia. Non è possibile continuare a giocare sulla pelle del Sud”, concludono le Assindustria di Sicilia e Calabria.

Provenzano: il governo non ha definanziato nulla.

Eppure il ministro Giuseppe Provenzano aveva assicurato diversamente. Anzi, il dem siciliano titolare del dicastero per il Sud e la Coesione territoriale, diceva esattamente l’opposto. In un comunicato del 22 novembre affermava che “l’obiettivo del governo è renderle attrattive”, dando notizia sulla riunione della Cabina di regia per le Zes che si era svolta proprio a Catania. E dove aveva espressamente “comunicato come il governo non ha definanziato nulla, anzi ha annunciato che in legge di Bilancio abbiamo creato uno strumento dedicato al finanziamento delle Infrastrutture dell’ultimo miglio, quelle che consentono il collegamento delle Zes con l’esterno”.

Il ministro ammette: Fondo Cresci Sud con risorse Zes.

Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud.
(foto tratta dal sito istituzionale)

Ma il diavolo si nasconde nelle illeggibili frasi chilometriche zeppe di subordinate, messe quasi per caso fra gli annunci rassicuranti redatti in forma più comprensibile. Così, a ben vedere in quel documento ministeriale così incoraggiante, spunta fuori un ambiguo le risorse previste per i ‘grandi investimenti Zes’, che non erano state utilizzate ed erano sostanzialmente immobilizzate per la complessità attuativa, e che comunque dai dati e dalle stime disponibili eccedevano di molto il possibile tiraggio di investimenti delle imprese localizzate nelle Zone per gli anni 2020 e 2021, hanno alimentato interamente il Fondo Cresci al Sud, misura che in larga parte ha le stesse finalità ma che si attua su tutto il territorio meridionale, al fine di moltiplicarne gli impatti: un fondo che dunque si applica anche alle Zes e, qualora sarà necessario, potrà prevedere una riserva per le imprese localizzate nelle Zone.

Sicilia esclusa dai 300 milioni ridestinati a imprese.

L’abbondanza di virgole non deve però aver tratto in inganno gli industriali, che per mestiere guardano ai punti fermi delle cifre. E così hanno scoperto che i 300 milioni delle Zes sono stati dirottati a quegli incentivi dal nome così suggestivo. Nonché dalla nobile finalità, perché diretti alle zone svantaggiate del Meridione. Dalle quali però manca proprio la Sicilia. Riguarda infatti Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Molise. I fondi li gestirà Invitalia Spa, per investire nel capitale delle piccole e medie imprese che hanno sede legale e produttiva in quelle regioni.

Lo spostamento fondi Zes nella nuova legge di bilancio.

Francesco Russo, vicepresidente Regione Calabria.
(foto tratta dal sito istituzionale)

Non bisogna essere esperti economisti, per capire che la misura è il classico popolare del spoglia Gesù e vesti Maria. In sostanza è il Meridione che foraggia sé stesso, altro che “Coesione territoriale“. Così come non bisogna essere addetti ai lavori per capire che per 12 anni viene pompata liquidità, su un difficilmente definibile “sostegno della competitività e della crescita dimensionale”. Lo scippo alle Zes siciliane risale al 14 novembre, quando si sono diffusi i contenuti della legge di Bilancio. Ma il ministero del siciliano Provenzano non ha pubblicato nessun comunicato. Il comunicato stampa lo ha fatto invece il vicepresidente della Regione Calabria, Francesco Russo. Il 28 novembre ha fatto sapere che, in quell’incontro della cabina di regia Zes al ministero, aveva “evidenziato la gravità dell’abrogazione dei 300 milioni destinati alle Zez con la nuova Legge di Bilancio 2020”.

Forti contestazioni anche dalla Regione Calabria.

Il vicegovernatore calabrese ha “citato testualmente sia la proposta di legge, sia quanto riportato nel Dossier dei Servizi Studi Senato e Camera (Legge di Bilancio 2020 – Edizione provvisoria) in cui si legge: al fine di garantire, nell’ambito del Fondo sviluppo e coesione, le risorse necessarie al finanziamento del Fondo Cresci al Sud, il successivo comma 7 dell’articolo in esame provvede ad abrogare l’articolo 34 del decreto-legge 30 aprile 2019, n.34 (cosiddetto Decreto crescita), che aveva istituito il Piano grandi investimenti nelle zone economiche speciali, con una dotazione di 50 milioni per il 2019, 150 per il 2020 e 100 per il 2021 a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione”.

In vista pure a un super-commissario governativo Zes.

Planimetria della Zona economica speciale di Augusta.
Copertina, il porto Core di Punta Cugno che giustifica la Zes nella provincia.

L’assessore regionale con delega alle Zes della Calabria, “ha segnalato inoltre che c’è una profonda contraddizione tra il rafforzamento delle Zone economiche speciali descritto dal Ministro per il Sud, e l’abrogazione dei 300 milioni decisa dal Governo, di cui all’articolo 39 comma 7″. Ma il gioco di prestigio ministeriale non finisce lì. Provenzano scrive infatti che “il Governo, proprio per portare avanti una politica di accelerazione dell’operatività delle Zes, ha ritenuto di dover far presiedere il comitato di indirizzo a un Commissario governativo, dotato di risorse, che costituisca il punto di rifermento unico anche rispetto ai grandi investitori che vogliono arrivare in queste aree del Paese”.

Il vicegovernatore Russo: si riduce esiguo peso Regioni.

Sopra e sotto, estratto dal Piano Strategico Zes della Sicilia orientale.

In sostanza, fa notare Russo, “l’introduzione di questi commissari riduce ancora di più il peso già esiguo delle Regioni all’interno dei Comitati di indirizzo“. I quali, secondo quanto spiega lo stesso Piano strategico della Regione Siciliana, hanno “poteri assai significativi che vanno dalle attività amministrative necessarie a consentire l’insediamento delle imprese, ad attività di verifica e controllo in caso di cambio di destinazione d’uso urbanistica. Infine è attribuito il compito più stringente di promuovere protocolli volti a disciplinare procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, sulla base di criteri derogatori“.

Fra Pd-5s-Iv-Leu, chi è stato il “leghista” travestito?

Con “semplificazioni” e” deroghe” accordate ai Comitati di indirizzo, si intende l’aggiramento di qualsiasi ente e norma locali che governano un territorio. Mentre col super-commissario ministeriale, sarà nei palazzi romani che si deciderà quali attività produttive insediare e dove piazzare gli stabilimenti. E nessuno potrà farci niente. Forse non “vale” soltanto i 300 milioni spostati in altri feudi elettorali, il futuro della zona industriale siracusana immaginato dai governanti giallorossi. Considerato che Palazzo Chigi non lo frequentano più i “padani” della Lega, resta da capire chi – fra 5 Stelle, Pd, Italia viva e Leu – abbia spinto per creare una nuova “Cassa del Mezzogiorno” con gli stessi soldi già destinati al Meridione. E spacciarla come politica di “Coesione territoriale”.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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