Appello dei geologi: ripopoliamo le aree interne, la montagna significa tutela PRIMO PIANO TERRITORI di Redazione Scritto venerdì, 2 Dicembre, 2022 19:36 Ultimo aggiornamento martedì, 27 Giugno, 2023 16:29 Ripopolare le aree interne della Campania. E non solo, perché tutte le regioni italiane hanno il problema dell’abbandono di intere aree che con gli anni si sono depauperate. Dopo la frana di Ischia che ha causato 12 vittime, e ha mostrato in modo traumatico cosa significa la fragilità del territorio, con una montagna che non viene più curata, geologi e architetti cercano di individuare una soluzione, mettendo a confronto mappe e demografia. Attivare una politica di decentramento e di riequilibrio demografico Ischia, i Vigili del Fuoco impegnati nel ritrovamento dei dispersi in seguito alla frana “In 2800 Km quadrati dell’Irpinia vivono 413.000 abitanti, mentre nei 1117 Km quadrati della Città Metropolitana di Napoli è concentrata più della metà di tutta la popolazione campana, ben 3 milioni e mezzo di abitanti che vivono in appena il 9% dell’intero territorio della Campania. Certo anche i territori irpini, sanniti, salernitani e casertani hanno problemi di rischio frane, esposizioni a rischi naturali ma non avendo una densità come quella di Ischia hanno un’esposizione dell’abitazione inferiore – dichiara Emma Buondonno, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Napoli e provincia – Bisogna dunque operare sulla manutenzione del territorio ma anche attivare una politica di decentramento e di riequilibrio demografico di tutta la regione Campania”. Della stessa opinione è anche il presidente nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale, Antonello Fiore: “L’Italia, alla luce di Ischia deve arrivare al riequilibrio demografico. Abbiamo intere zone vuote e altre invece eccessivamente piene. Ad esempio i piccoli Comuni occupano il 54,1 per cento del territorio italiano e in essi risiede il 16,2 per cento della popolazione, ma è nei Comuni medi che vive la maggior parte della popolazione, 68,5 %. I grandi Comuni, 12 in totale, occupano invece l’1,1 % della superficie nazionale e in essi risiede il 15,3 per cento della popolazione. Nelle Regioni con porzioni elevate di superficie occupata da piccoli Comuni i livelli di densità sono tendenzialmente bassi. Dunque emerge che non c’è stata un’idea futura per il Paese”. Troppi sei comuni per un’isola Se guardiamo poi al caso specifico dell’isola di Ischia che ha 60.000 abitanti (terza isola più popolosa dopo la Sicilia e la Sardegna) non si può non evidenziare la presenza di ben se Comuni, che significa sei sindaci, decine di assessori, un’ottantina di consiglieri. Ciò vuol dire anche un indebolimento delle politiche del territorio: ogni comune decide quali sono le priorità anche in merito al dissesto idrogeologico. Mentre l’isola è un unicum con la sua fascia costiera, la struttura montuosa del Monte Epomeo, le pendici della Falanga. Però amministrativamente è divisa in sei parti che spesse volte non si parlano nemmeno tra loro. Il problema dell’abusivismo Manifesti elettorali apparsi sull’isola di Ischia durante le elezioni del 25 settembre 2022 Sul tema dell’abusivismo, dietro al quale – come ha dichiarato Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e per le Politiche del Mare – si nasconde spesso la criminalità organizzata, l’idea del governo Meloni sarebbe quella di affidare ai prefetti, oppure al genio militare, l’abbattimento dei manufatti abusivi, “sollevando così i sindaci da tale responsabilità”. Matteo Renzi, il leader di Italia viva è tornato ad accusare il Movimento 5 Stelle per aver introdotto un condono per Ischia nel decreto Genova del 2018: “L’abusivismo uccide, urlavamo quattro anni fa e ci dicevate che era un ambientalismo da salotto. L’abusivismo uccide, replichiamo oggi, e se avete sbagliato quattro anni fa non arrampicatevi sugli specchi, chiedete scusa e ripartite, Conte smantellò la struttura sul dissesto idrogeologico”. Delocalizzazione degli edifici crollati Ischia, edifici sepolti dalla frana Il nuovo commissario per l’emergenza, Giovanni Legnini – ricoprì lo stesso incarico in occasione del terremoto che colpì Ischia nel 2017 – pone il tema “sicurezza”. Perché l’isola vive un doppio rischio: sismico e idrogeologico. L’area dove si è verificata la frana non è quella del sisma del 2017 “bisogna studiare ora gli effetti su una zona più ampia”. Il piano della Regione Campania prevede la delocalizzazione degli edifici crollati o danneggiati ricadenti nella zona a massimo rischio. L’area potrebbe essere ampliata e abbracciare anche quella distrutta dalla frana. Si intendono coinvolgere “le migliori energie e le migliori eccellenze”, come l’università e i centri di ricerca. C’è necessità però di avere le mappe accurate delle aree a rischio e predisporre una definitiva azione di risanamento. Assenza di cura e manutenzione delle zone a monte, abusivismo dilagato in ogni area, progetti e fondi mai utilizzati, sono stati elementi che hanno causato l’ennesima tragedia annunciata. LEGGI ANCHE: Ischia, la colata di fango cosa dovrebbe insegnarci Cilento senza cilentani, piano salvi aree interne: petizione sul web Autore Redazione Articoli redatti dalla redazione di e'Costiera Visualizza tutti gli articoli