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Porto Augusta, Stella tiene fuori i deputati: maggioranza va in pezzi

AUGUSTA – La prima non è affatto buona per la regia del sindaco Giuseppe Di Mare, che sul monopolio del consorzio a trazione palermitana nel porto di Augusta, si è visto sfaldare la maggioranza proprio sotto gli occhi. La seduta consiliare che doveva valutare il project financing dell’Adsp relativo ai servizi portuali a terra, convocata solo il 12 settembre “per avere in aula il presidente Francesco Di Sarcina, non ha nemmeno iniziato la discussione. I larghi buchi nei banchi occupati dai sostenitori dell’amministrazione, hanno dato modo alla minoranza di far saltare il numero legale. Sfruttando l’assenza in blocco della Lega e di mezza Forza italia, nonché dello stesso vicepresidente del consiglio, Biagio Tribulato. A vuoto è andato il tentativo di recuperare gli assenti, nell’ora di sospensione concessa dal regolamento per salvare i lavori in prima convocazione. Tutto rimandato al giorno dopo, quando basteranno 10 consiglieri per rendere valida la riunione. Sulla quale tuttavia pesa la mozione d’ordine dell’opposizione, riguardante la regolarità di una trattazione monca dei documenti necessari ad affrontarla con cognizione di causa. L’accesso agli atti è stato infatti temporaneamente negato dall’Autorità portuale, in attesa di un parere dall’Avvocatura dello Stato. Ma a infiammare lo scontro col presidente dell’assise, Marco Stella, è stato il rifiuto di invitare la deputazione a palazzo San Biagio. Un diniego verso i parlamentari preposti al controllo dell’Autorità di sistema, che è stato annunciato avrà una coda “in altre sedi”. Replicato tuttavia con un sicuro “so quello che faccio, potete fare quello che ritenete opportuno”.

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La difesa a oltranza della vicesindaca in conflitto d’interesse fa traballare la maggioranza.

da sinistra: Biagio Tribulato, Tania Patania e il suo dirigente, Alessandro Blandino.
copertina, da sinistra: Francesco Di Sarcina, Giuseppe Di Mare, Marco Stella.

Con gli spettatori assiepati ben oltre le capacità delle scomode tribune riservate al pubblico, davanti i numerosi operatori marittimi e sindacalisti invitati al dibattito, è andata in scena la ribellione degli unici alleati che fanno riferimento a un partito nazionale. Sempre più irritati dal “colpo di mano” dell’assessora con delega al Porto, Tania Patania, che Di Mare ha blindato passando sulla testa di tutti i gruppi di maggioranza. I quali hanno scoperto solo a cose fatte che le uniche augustane presenti nel consorzio, guidato dal gigante Osp Palermo già monopolista in tutta la Sicilia occidentale, sono proprio le due aziende di famiglia della vicesindaca. L’associazione di cinque imprese che mette in gioco le future attività economiche per decine di aziende locali, vede soce pure due piccole cooperative catanesi del settore smaltimento rifiuti. Tutti hanno scoperto la cordata solo a mezzo stampa, sotto ferragosto, dopo che l’Autorità del Mare orientale aveva da settimane pubblicato il decreto sul progetto di finanza. Quando le tante “rassicurazioni” del sindaco non hanno poi avuto riscontro nei fatti successivi, sono iniziati i segnali di insofferenza da chi credeva di essere protagonista in una coalizione, e si è scoperto gregario porta acqua. Neanche il primo campanello d’allarme suonato dai forzisti, con un comunicato dai contenuti sfumati ma inequivocabili, ha scosso più di tanto il cerchio magico a Palazzo. Che in aula ha dovuto prendere atto come pure i leghisti non intendono farsi tagliare fuori, da quello che ormai è un confronto interno destinato a riscrivere i rapporti di forza, e la stessa sindacatura da sostenere nel 2025.

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Forza italia vota con l’opposizione, Lega diserta, Carta manda i suoi in ritardo e poi silura la conta.

Corrado Amato.

L’ex assessora di lungo corso Milena Contento, consigliera di riferimento dell’ex sindaco Pippo Gulino nel suo gruppo Nuovo patto per Augusta, ha preso in mano il dibattito sin dall’inizio. Conducendolo fino all’epilogo peggiore per Di Mare e Stella, impotenti a raccattare tutti i numeri necessari per evitare la débacle. Alla fine sono riusciti a recuperare solo Roberto Conti e Giuseppe Assenza, vicini al Mpa dell’enigmatico onorevole Peppe Carta. Ma non sono bastati a salvare una serata iniziata male, quando la mozione d’ordine dell’opposizione è stata bocciata solo per il rotto della cuffia. Ottenendo un misero 9 contro 7, che ha visto il forzista Corrado Amato schierarsi con la minoranza, in coerenza con quanto il suo partito aveva abbondantemente avvertito alla vigilia. Contento, e il suo capogruppo Giancarlo Triberio, avevano contestato il rifiuto degli atti da parte dell’Adsp. Al quale Di Sarcina ha cercato di porre rimedio con un “messaggino whatsapp“, contenente l’elenco dei servizi destinati al monopolio. “Una lista che fra l’altro circola da un mese, della quale non abbiano cosa farcene senza il resto della documentazione richiesta nelle forme di legge”, ha rimbeccato la consigliera. Nella contestazione sulla legittimità della seduta, si è poi aggiunto il capitolo del rifiuto di invitare i parlamentari. Il presidente del consiglio ha ritenuto comunque possibile la discussione, anche senza gli atti del project financing e la deputazione, perché si trattava di un ordine del giorno “solo conoscitivo”. Sottolineando di “assumersi ogni responsabilità” sulla regolarità di quanto fatto.

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Contento guida la minoranza nella prima sconfitta politica del cerchio magico Di Mare-Stella.

Milena Contento.

Persa la prima conta, la minoranza allora ha chiesto il ritiro del punto all’ordine del giorno, che era stato obbligatoriamente inserito su loro formale richiesta. Una procedura alla quale l’amministrazione ha spesso fatto ricorso, sottraendo alla discussione d’aula gli argomenti che riteneva politicamente “scivolosi” in quel frangente. Ma la prassi è stata sovvertita da Stella, appellandosi al fatto che non c’era alcuna deliberazione da adottare, e che occorreva rispettare il tempo speso dagli invitati arrivati anche da fuori città. L’opposizione non si è fatta impietosire, né ha abboccato alla rassicurazione che si sarebbe convocata appositamente un’altra seduta con la deputazione. Niente da fare. Contento e il dem Triberio, insieme ai grillini Roberta Suppo e Uccio Blanco, in compagnia di Ciccio La Ferla e Federico Palazzotto hanno abbandonato l’aula. Nella conta finale per salvare il salvabile è venuto a mancare pure l’assessore-consigliere Giuseppe Montalto, riferimento di Niki Paci e vicino all’area Carta. Il quale forse aveva volutamente tenuto lontano dai lavori l’assessore Pippo Spanò, ufficialmente rimasto a casa per una sciatalgia. Da primo presidente della Port authority di Augusta, l’ingegnere navale sarebbe stato l’unico degli amministratori che non avrebbe potuto rispondere in modo “creativo”, a una domanda in materia di portualità.

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Di Sarcina rivela l’elenco dei servizi che andranno in monopolio ma senza le specificazioni.

La conta finale della maggioranza sfaldata.

In mancanza delle carte, all’ex presidente dell’Autorità portuale sicuramente sarebbe stato chiesto il parere sullo schemino inviato da Di Sarcina a Contento, e reso pubblico dalla consigliera a fine seduta. Elenca i 44 servizi che il consorzio effettuerà in regime di monopolio, a Punta Cugno e nello scalo catanese. Fra questi c’è il “recupero dei rifiuti in mare”, anche se non precisa se riguarda solo quelli di natura solida o oppure anche chimica. C’è la “assistenza fiduciaria a supporto logistico, che potrebbe riguardare alcuni servizi attualmente offerti dalle agenzie marittime. Cè la “manutenzione delle infrastrutture portuali, nelle quali potrebbe rientrare tutto ciò che riguarda le banchine. C’è il livellamento fondali, dove le operazioni richiedono ingenti stanziamenti specialmente se si tratta di dragare. C’è la “gestione della stazione marittima da costruire a Catania, con negozi e ristoranti che ne faranno un polo della movida modaiola. Non mancano nemmeno – con preveggenza maggiore dell’amministrazione Di Mare nel gestire la coalizione – gli “interventi imprevisti e imprevedibili”.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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