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Troppi morti sul lavoro, Giuseppe Mormile: serve cultura della sicurezza

Ultimo aggiornamento giovedì, 7 Ottobre, 2021   22:02

Giuseppe Mormile é un ingegnere esperto in sicurezza in ambito lavorativo. Vive in Costiera amalfitana dove cerca di portare all’attenzione questo argomento, ad iniziare dai più giovani. Da anni si occupa di questo settore presso importanti aziende. E da qui ha un personale “osservatorio” su questo tema che riguarda tutti. 

L’ingegnere Giuseppe Mormile

Emanuele Zanin 46 anni e Jagdeep Singh 42 anni, operai. Leonardo Perna, 72 anni, titolare di un’officina meccanica. Giuseppe Costantino, autotrasportatore di 52 anni. E poi. Valeriano Bottero, operaio di 52 anni. Massimo Malfatti, imprenditore agricolo di 54 anni. Pietro Vittoria, operaio di 47 anni. Benito Branca, operaio di 42 anni. Fabrizio Pietropaoli, operaio di 47 anni. Andreas Prossliner, agricoltore di 59 anni. L’elenco sarebbe ancora lungo.

Questi sono i nomi di uomini ordinari, di uomini lavoratori come tanti, che usciti di casa salutando i propri cari come in un giorno qualunque, lasciando le loro cose pronte per essere riutilizzate al ritorno dalla giornata di lavoro, non sono più tornati a casa.

Quanto dolore nelle famiglie di questi lavoratori. 

Per il lavoro che fa chi scrive – ormai dal 1994 – ha avuto modo di toccare con mano quel dolore, che diventa lacerante disperazione in chi lo subisce. 

Spesso si assume un atteggiamento di sfida ritenendo quasi che una situazione del genere non possa capitare a noi. Invece, il rischio che si verifichi è sempre presente. Quanta superficialità, quanti inutili adempimenti burocratici. La vera sicurezza si fa con le azioni, con la cultura, con la diffusione e soprattutto con la presa di coscienza che l’evento tragico può sempre accadere.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi durante una conferenza stampa successiva ad un recente Consiglio dei Ministri ha affermato che “La questione delle morti sul lavoro assume sempre più i contorni di una strage continua. C’è l’esigenza di prendere provvedimenti immediatamente, entro la settimana prossima”.

Questa strage non può e non deve rimanere solo un evento mediatico. Passato il periodo non se ne parla più. Non è possibile in un Paese civile tollerare la perdita della vita di tanti lavoratori. La domanda che tanti si fanno in questi giorni è se tutti questi morti sono soltanto un’emergenza. Se è normale che ciò accada, se sono soltanto eventi fortuiti e tristi.

Premesso che gli infortuni mortali lavorativi in Italia non sono mai stati pochi – vedi dati INAIL – https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni/dati-inail/dati-inail-anno-2020.html – è giunto da un po’ il momento che ognuno di noi deve adoperarsi a fare e non attendere che qualcuno faccia per noi. 

Occorrono azioni fattive affinché si riducano non solo il numero degli infortuni mortali ma anche gli incidenti piccoli e gravi e le malattie professionali. 

Le denunce di infortuni con esito mortale nel 2019 sono state 1.156, in calo dell’ 8,5% rispetto al 2018, mentre è difficile stabilirlo per gli anni 2020 e 2021 in relazione all’impatto del COVID (vengono considerati infortuni sul lavoro anche i contagi avvenuti negli ambienti di lavoro o a causa dello svolgimento dell’attivit?à lavorativa, lo stesso vale anche in caso di infezione nel percorso di andata e ritorno sul luogo di lavoro, ndr). Infatti molti lavoratori sono morti a causa del COVID19 e molte aziende hanno dovuto modificare, in risposta ai limiti imposti dalle normative emergenziali, la propria organizzazione di lavoro.

Tempo fa, quando ad un imprenditore edile venne segnalato una serie di violazioni riscontrate nel suo cantiere, disse : “Ingegnere, ma l’Italia la vuole cambiare lei? – La risposta fu: “L’Italia no, non ho le capacità, né ho mai avuto questa velleità, neppure con il pensiero, ma la vita mia e degli operai all’interno del cantiere, dove sono responsabile, sì, la voglio cambiare. Voglio che tornino a casa la sera come quando sono usciti la mattina”.

Le strategie di prevenzione di infortuni e malattie possono e devono essere migliorate, pur sapendo di essere “irritanti”. Bisogna adoperarsi per una sicurezza concreta all’interno delle aziende. E’ indispensabile costruire una vera cultura della sicurezza, fatta di azioni, di atteggiamenti, buone prassi, ricordando che: “Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno” come ci ha insegnato Madre Teresa di Calcutta.

(Giuseppe Mormile, ingegnere).

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Redazione
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