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In Cina per far conoscere i musei italiani: c’è Paestum e manca Amalfi

Ultimo aggiornamento venerdì, 26 Novembre, 2021   11:30

Durante la Festa nazionale cinese, sbarca M.I.T.I.C.I, Musei Italiani in Cina, il progetto di promozione digitale per far conoscere meglio ai cinesi la cultura e le realtà museali italiane. C’è il Parco Archeologico di Paestum e Velia, i Musei Reali di Torino, il Palazzo Reale di Genova, i Musei del Bargello a Firenze, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, il Parco Archeologico di Ostia Antica, Villa Adriana e Villa D’Este a Tivoli (Roma), la Reggia di Caserta, e il MArTA Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Peccato che non ci siano anche tante altre realtà museali italiane come quelle ad esempio presenti in Sicilia o in Calabria, e anche altri territori Unesco come la Costiera amalfitana. Se la digitalizzazione è presente quasi ovunque, perché non “riassumerle” in un contenitore unico di promozione? Perché ogni volta si fa una scelta a discapito di altre realtà che pur meritano?  

Intanto in Cina la Festa Nazionale, conosciuta come “Golden Week” (quest’anno si ricorda il 72° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese) ha importanza pari quasi ad un’altra festività come il capodanno cinese. Rappresenta un incredibile palcoscenico, in un momento in cui il turismo è stato azzerato e tutti i territori ricominciano d’accapo nella promozione. 

Una buona idea la scelta quindi della Direzione Generale dei Musei del Ministero della Cultura di puntare su un progetto come M.I.T.I.C.I. peccato solo che non c’è tutta l’Italia, da Nord a Sud, isole comprese.

All’agenzia di marketing digitale Digital to Asia è stato affidato il compito della “realizzazione della proposta, in partnership con Alipay, piattaforma di pagamento online e abilitatore di servizi lifestyle, gestita da Ant Group”.

Se quindi ci sarà una ripresa del turismo internazionale, e se il desiderio di spostarsi da parte dei cinesi, crescerà velocemente superando anche i dati del 2019 (era pre-Covid), puntare su questo Paese, è davvero strategico. 

“Se solo il 10% dei cinesi, ovvero 150 milioni di persone, – si legge nel comunicato stampa, facendo un po’ di rapidi calcoli – avevano un passaporto e di questi solo il 10%, ovvero 15 milioni, viaggiavano verso destinazioni occidentali, è molto probabile che con la riapertura delle frontiere e l’allentamento delle restrizioni legate al Covid-19, un maggior numero di turisti cinesi sarà interessato ad aprirsi alla scoperta dell’Europa e far crescere il trend del turismo cinese outbound”.

MITICI: Musei Italiani in Cina

Cina e Italia si contendono i maggiori siti Patrimonio Unesco

L’Italia e la Cina sono i leader dei siti Patrimonio dell’Umanità: rispettivamente ne hanno 58 e 56. Un bel numero.

Però nonostante il primato italiano, il patrimonio culturale di casa nostra non è il più conosciuto dai cinesi e non sempre le nostre realtà museali sono pronte ad accogliere un pubblico così distante dal punto di vista linguistico e culturale. L’idea quindi della Direzione Generale dei Musei è stata quella di creare un percorso di avvicinamento alla proposta culturale e artistica italiana per i viaggiatori cinesi, attraverso i canali di comunicazione più utilizzati con le piattaforme social e di servizio più diffusi in Cina. Per farlo, ha selezionato – attraverso un bando pubblico di gara – Digital to Asia: focalizzata sulla promozione delle offerte culturali e commerciali verso i mercati asiatici e sui processi di internazionalizzazione digitale.

La pandemia ha rinviato di circa un biennio l’anno della Cultura e del turismo Italia-Cina, ma questo non ha bloccato l’avanzare di M.IT.I.CI, – ha dichiarato Giovanni Capra, General Manager e Partner di Digital to Asia – un progetto che ci sta molto a cuore. In esso, a partire dal logo e dal nome, abbiamo cercato di creare un punto di contatto e una mediazione culturale fra i due Paesi”.

Il logo di MITICI, Musei Italiani in Cina

Per il logo si è scelto un elemento comune nella produzione artistica: il vaso che rappresenta l’immagine e la funzione dei musei. Per rappresentare la Cina si è scelto invece il vaso DING, risalente alla dinastia Xia del 2.000 a.C., mentre per l’Italia è stata scelta l’anfora romana; gli elementi sono stati fusi graficamente in un unico elemento artistico da un giovane designer cinese. Il vaso diventa così testimone della contaminazione divenuta inevitabile tra le due culture millenarie. 

Tra le azioni che verranno messe in campo dall’agenzia di marketing digitale c’è la produzione di seminari fruibili sulle piattaforme digitali cinesi, la realizzazione di materiale informativo e vademecum di buone pratiche, l’ideazione di linee guida a uso delle strutture museali e ricettive, la creazione di materiale grafico a riproducibilità sostenibile, di pagine web e virtual tour in 3D, live streaming e strategie di promozione e marketing promosse attraverso i social media cinesi. Fino alla possibilità per i turisti cinesi di effettuare l’acquisto di biglietti per le visite ai musei direttamente online, attraverso le loro piattaforme di pagamento digitali. Insomma: se acquisteranno un biglietto per un museo, lo acquisteranno anche per venire in Italia.

AGGIORNAMENTO 9-10-2021. Territori ignorati? Scelta del ministero

Dopo la pubblicazione di questo articolo, in merito ai suoi contenuti è intervenuta la “TwentyTwenty“, alla quale Digital to Asia si era rivolta come committente per il progetto M.IT.I.CI. In una mail firmata dalla “Pr Account Manager”, Claudia Boca, la “Digital e social media agency” ha scritto alla redazione “per cercare di chiarire i dubbi in relazione alla presenza di alcune strutture museali piuttosto che altre“. Nella lettera spiega che “in questa fase, sono stati scelti musei importanti, ma meno noti rispetto a quelli che il grande pubblico cinese già conosce come ad esempio gli Uffizi, il Colosseo, Pompei ecc., senza escludere che altre realtà museali potrebbero comunque rientrare in un progetto futuro e/o in una nuova edizione”.

Ma l’informazione più interessante della comunicazione è che “la scelta del coinvolgimento di alcuni musei è stata fatta dalla Direzione Generale dei Musei. Quindi, come era intuibile, si conferma che la responsabilità di quella selezione parziale fra territori italiani da promozionare in Cina, sarebbe dello stesso Ministero. A questo punto restano da chiarire i criteri ministeriali usati per dare precedenza ad alcuni territori, rispetto ad altri sorprendentemente ignorati. Sempre se ce ne sono di oggettivi, ovviamente, e non siano invece riconducibili a scelte squisitamente politiche.

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