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Re Vittorio Emanuele III a Ravello e quel primo anno senza i libri di Stato

Ultimo aggiornamento lunedì, 24 Gennaio, 2022   20:39

Quando la Grande Storia e i suoi risvolti arrivarono in Costiera amalfitana. La vita quotidiana – dai saluti romani alle parate – che una bambina vedeva scorrere dinanzi ai propri occhi, in questo scritto di Rita Di Lieto pubblicato su E’Costiera cartaceo nel numero (anno X), 11-12 del 2000.

L’attuale polemica sui libri di testo (era l’anno 2000, ndr) mi ha potato alla mente il mio primo anno di scuola, l’anno scolastico 1943/44, il primo anno a non essere più espresso da una cifra romana, il primo anno senza i libri di Stato, aboliti subito dopo l’armistizio . 

Li ricordo ancora i libri delle mie sorelle maggiori, con le foto del Duce a tutta pagina e i disegni dei balilla vicino ai numeri, perché finanche l’insegnamento dell’aritmetica serviva a fare propaganda.  Ricordo anche il saluto romano, gli esercizi ginnici, gli inni e le parate in piazza a cui tutti gli scolari partecipavano con la divisa di balilla o di piccole italiane. I ragazzi ne erano inebriati.

Il cartaceo di E’Costiera, Anno X Num 11-12 (anno 2000)

Il film di Andrea Frazzi Il cielo cade, proiettato in anteprima a Maiori ( il 20 ottobre 2000, ndr) in occasione del Premio Rossellini, rende con grande efficacia il clima di entusiasmo in cui erano immersi i giovani durante il fascismo. La scuola esaltava gli ideali del regime e i piccoli ne erano soggiogati a tal punto che una delle piccole protagoniste, in un tema, arriva a paragonare il suo amore per il Duce all’amore per Gesù.  In prima elementare, dunque, io non ho avuto nessun libro di testo. La mia maestra, una volta noi alunni avevamo ormai ben assimilato le lettere dei cartelloni, per farci leggere, ritagliava i giornali e ci faceva esercitare via via prima sui titoli a lettere cubitali, poi sui sottotitoli, per arrivare alla fine dell’anno alla lettura di interi articoli.

E facevamo una gran quantità di copie dalla lavagna e dettati: poesie, filastrocche, racconti…

Quell’anno furono aboliti i testi di Stato e la guerra non consentì di pubblicare nuovi testi. Tuttavia le divise, private di tutte le bardature, ridivennero semplici gonne e camicette. Insieme alle pesanti mantelle nere rimasero ancora a proteggerci dal freddo per diversi anni, passando dai più grandi ai più piccoli. Ben pochi potevano permettersi un caldo cappotto ricavato da qualche coperta militare acquistata di contrabbando e opportunamente tinta in casa. 

La regina Elena e Vittorio Emanuele III

Niente libri, dunque, ma quanti ricordi! In quell’inizio di anno scolastico la mia scuola era al centro della Storia. Quando mi ci recavo alla mattina, passavo davanti agli alberghi Caruso e Palumbo, dove risiedevano gli ufficiali del Quartier Generale delle Forze Alleate. A quell’ora veniva consegnato il pane per la prima colazione, un pane soffice, bianchissimo, diverso dal nostro, anche per la forma: era pane in cassetta e serviva per i toast. Attirava perciò l’attenzione di noi piccoli. I militari vedendo i nostri sguardi rivolti al pane, ce ne davano qualche fetta. E per noi era una leccornia!

A Villa Episcopio c’era il Re

Dall’altro lato della scuola c’era Villa Episcopio e, tornando a casa per piazza Vescovado, non di rado ci si imbatteva nella “macchina del Re” che passava per via Toro, resa in quel periodo, percorribile dalle auto.   Il giorno della Befana avemmo una sorpresa: la Regina inviò a ciascun alunno della mia classe un dono. lo ebbi un cofanetto di legno laccato in azzurro, con tutto l’occorrente per il cucito, dalle forbici al metro, dagli aghi all’uncinetto, dal filo per imbastire a quello per ricamare: un invito all’operosità. Diventò il porta – lavoro di tutta la famiglia. Durò a lungo, molto, ma molto più a lungo della Monarchia.

LA STORIA

Era febbraio del 1944 quando Vittorio Emanuele III e il governo Badoglio lasciano Brindisi e trasferiscono a Salerno la capitale del “regno del Sud”. Le funzioni amministrative sono esigue e sottoposte all’ autorità della Commissione militare alleata formata dagli eserciti anglo-americani di occupazione. A Salerno il governo Badoglio si sistema nel Municipio. Il re e la sua famiglia si sistemarono invece a Ravello, a villa Episcopio. Fu loro dimora dal 14 febbraio al luglio del 1944. Qui il 24 aprile del 1944 giura il primo governo di unità nazionale guidato da Pietro Badoglio. Il 5 giugno di quello stesso anno, il giorno seguente la liberazione di Roma, a Villa Episcopio il sovrano firma il decreto luogotenenziale in favore del figlio Umberto.

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