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Campania, che “acqua” sarà con l’Ente idrico campano

Ultimo aggiornamento venerdì, 28 Aprile, 2017   19:35

La Regione Campania ha approvato tra polemiche e bagarre in aula, il Disegno di legge “Riordino del Servizio idrico integrato ed istituzione dell’Ente idrico Campano”. Ma cos’è che cambia? Intanto il 28 novembre è fissata dai comitati una manifestazione a Napoli per chiedere il ritiro della legge.

La legge campana prevede: la scomparsa dei cinque Ambiti territoriali ottimali a favore di uno solo, regionale, suddiviso in cinque ambiti distrettuali. La gestione è spostata nell’Ente idrico campano, che diventa il soggetto di governo dell’Ato regionale.

I 550 comuni campani cedono il passo al Comitato esecutivo (organo dell’Eic) in cui siedono in 20, sono loro che scelgono il presidente, il direttore generale eaffidano la gestione in ogni ambito distrettuale. Una volta accentrate le decisioni, le gestioni pubbliche vicine a una dimensione territoriale potranno essere facilmente scalzate via.

Infine l’articolo 21, prolungando i commissariamenti degli Ato per il periodo transitorio, apre la porta alla possibilità di un nuovo provvedimento (dopo quello già bocciato dal Tar) che consenta alla Gori spa (controllata dall’Acea) di spalmare sulle bollette degli utenti 122 milioni di debito.

Padre Alex Zanotelli, che da anni si batte contro la privatizzazione dell’acqua, ha così commentato “La legge creerà un’agenzia unica che gestirà la governance el e fonti stesse dell’acqua. È una vergogna che il Pd abbia approvato questa legge, un tradimento del referendum, i loro figli e nipoti li malediranno. Questa norma è la stessa di Caldoro, quella che eravamo riusciti a bloccare. Non ho le prove ma deve esserci stata una trattativa, il governo Renzi vuole dare la gestione dell’acqua in mano a quattro multiutility: Piemonte e Liguria a Iren; la Lombardia ad A2A; Hera in centro Italia e Acea al sud”.

Anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha dichiarato lapidario: “E’ un obbrobrio politico, ricorreremo”. Vincenzo De Luca, presidente della Regione, non la pensa ovviamente così:” Considero questa legge un risultato di straordinario valore per le famiglie oltre che per la gestione ordinaria del ciclo delle acque.Continueremo ad andare avanti con estrema determinazione, sapendo che la nostra missione è rivoluzionare la Regione Campania sul piano dell’efficienza, della sburocratizzazione, sul piano delle valorizzazione delle professionalità e dell’espulsione dalle istituzione di ogni interferenza partitica o politica”.  “De Luca instaura il regime in Regione Campania e i consiglieri regionali del PD con a capo il presidente del consiglio D’Amelio fucilano la democrazia. La D’Amelio ha considerato assenti i nostri consiglieri che erano invece in aula a difendere gli interessi dei cittadini che con il referendum del 2011 hanno chiesto che l’acqua ritorni pubblica“. Lo ha affermato il deputato campano del Movimento Cinque Stelle Luigi Gallo. Presto sapremo se davvero è una legge “Salva Gori” e l’acqua “privatizzata” sarà in mano ad una multiutility oppure “pubblica” come sostiene chi l’ha votata.

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