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Mare Monstrum: Campania mare violentato, Sicilia più cemento

Ultimo aggiornamento mercoledì, 6 Ottobre, 2021   19:31

La Campania batte tutte le regioni italiane: mare inquinato, cemento selvaggio, depuratori che funzionano male o che non ci sono. La pandemia non ferma gli illeciti, anzi. Le coste campane tra scarichi fognari e sversamenti di liquami, subiscono oltre undici reati al giorno, nove infrazioni per ogni chilometro di costa. Il report, Mare Monstrum, che Legambiente pubblica ogni anno è impietoso anche questa volta. C’è un continuo assalto al mare e alle sue bellezze. 

Per quanto riguarda invece il ciclo del cemento la Campania viene scalzata dalla Sicilia dal triste primato nazionale con 1471 reati (15,4% del totale nazionale) con 1617 persone denunciate e arrestate e 166 sequestri. Diminuiscono i reati per la pesca di frodo con 483 illeciti accertati( 9,3% del totale nazionale) con 470 persone denunciate e arrestate e 166 sequestri effettuati con 48.557 kg di prodotti ittici sequestrati pari a 10,3,4kg per km di costa.

La storica campagna di Legambiente in difesa del mare, vede Goletta Verde toccare varie coste italiane anche in questa estate 2021. Come sempre verranno monitorate le depurazioni e l’inquinamento da microplastiche, ma anche l’attacco selvaggio lungo le coste con costruzioni che non dovrebbero mai vedere la luce in determinati luoghi. 

Questo dossier – ha dichiarato Francesca Ferro, direttrice Legambiente Campania –  ci restituisce uno spaccato di illegalità, purtroppo, ancora troppo rilevante, indice del fatto che contro i “nemici del mare” è necessario alzare il livello, non solo della repressione dei reati, ma anche della vigilanza preventiva”.

La Costiera amalfitana, cornice prediletta 

In Campania la Costiera amalfitana è da sempre la cornice prediletta da chi cerca di realizzare, in zone di pregio, abusi di manufatti che poi trasformeranno in case vacanze. A maggio, in pochi giorni di perlustrazione del territorio, i Carabinieri della Compagnia di Amalfi hanno denunciato 15 persone tra i comuni di Positano, Praiano e Tramonti. C’era chi aveva realizzato solarium coperti sul lastrico, aumenti di cubature, sbancamento di pareti rocciose, conversione di un deposito in alloggio.  Fu la scorsa estate, il 26 luglio 2020, che si verificò a Positano un grande smottamento che fece cadere massi rocciosi in mare. Le indagini chiarirono poi che era stato scaturito da un cantiere edile abusivo. Lungo quel tratto, sotto ad un telo mimetico, c’era un macchinario per frantumare le rocce. Un disastro idrogeologico che mina sempre più la già fragile costa. 

La classifica illegalità nel ciclo del cemento nelle regioni costiere

Oltre undici reati al giorno, nove infrazioni per ogni km di costa

E’ un vero e proprioassalto alle coste campane, da primato assoluto con 4.206 reati (il 18.9% del totale nazionale) distribuiti lungo i suoi circa 470 chilometri di costa, 4.493 persone denunciate o arrestate e 1.627 sequestri pari. In aumento rispetto lo scorso anno (+6%) le infrazioni legate al mare inquinato, in particolare scarichi inquinanti e mala depurazione con 2.053 reati (29,7% del totale nazionale). In cima alla classifica del mare illegale 2020, troviamo gli illeciti legati al ciclo dei rifiuti e all’inquinamento marino con la Campania stabilmente in testa con 2.053 reati (29,7% del totale nazionale); primato confermato anche sulle persone denunciate e arrestate (1.949) e per numero di sequestri (895)

La maladepurazione 

Rimane purtroppo uno dei mali cronici del nostro paese, come confermano i dati sulla copertura del servizio di collettamento e depurazione dell’Istat, con 40 Comuni, per 394 mila abitanti, senza il servizio pubblico di fognatura e 339 Comuni, con circa 1,6 milioni di residenti, privi di impianti di depurazione (i valori più elevati sono evidenti per il Mezzogiorno e le Isole). Il deficit impiantistico è all’origine di cinque procedure d’infrazione da parte dell’Unione europea in relazione al servizio idrico, delle quali quattro si riferiscono alla mancata o errata applicazione della Direttiva 91/271/CEE dei primi anni Novanta, relativa alla raccolta, al trattamento e allo scarico delle acque reflue. 

Inadempienza che ha avuto conseguenze oltre che sull’ambiente e sulla salute cittadini, anche sulle casse dello Stato, costretto a pagare pesanti ammende pecuniarie. Soldi che poi vengono pagati in bolletta dai cittadini e che sarebbe stato indubbiamente preferibile spendere per costruire reti e impianti, non per pagare multe.

Calabria, Sicilia e Campania sono le Regioni con le maggiori criticità, la prima con l’89% degli agglomerati in stato d’infrazione, la seconda con il 77% e la terza con il 75%. È in queste Regioni, dunque, che il grido di dolore del mare inquinato si staglia più che altrove, nonostante si tratti di aree rinomate per le bellezze delle coste prese d’assalto con la bella stagione.

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