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Irpinia magica, laghi e abbazie contro l’ansia da lockdown

Ultimo aggiornamento sabato, 1 Maggio, 2021   22:09

Dal Lago Laceno all’Abbazia del Goleto: un percorso per conoscere ed appezzare meglio l’Italia delle aree interne, che durante questo lungo anno caratterizzato dalla pandemia, sono state penalizzate anche dal turismo di prossimità.

A volte ti viene quella irrefrenabile voglia di prendere a morsi il paesaggio, e allora è il momento di andare. Sabato 20 febbraio, ultimo giorno di zona gialla in Campania, bisogna approfittarne! Si entrerà in una ristrettiva zona arancione.  Il sole splende, il cielo è azzurro, si va al mare! No, si va in montagna!  Tiri fuori l’asciugamano che avevi messo già nello zaino e al suo  posto ci metti un giubbino un po’ più pesante, non si sa mai, siamo sempre a febbraio.

La meta della nostra fuga è Lago Laceno

La strada che mi piace percorrere è quella che sull’autostrada Sa-RC  all’uscita di Contursi Terme segue il percorso del fiume Sele e si addentra fin nel cuore dell’Irpinia.

Il Laceno innevato

I cartelli stradali mi indicano nomi a me familiari, essendo un’accanita lettrice dei libri di Franco Arminio. Valva, Calitri, Vallata, Sant’Angelo dei Lombardi. Siamo nell’Italia interiore e di questi paesi ne parla in Terra Carne, ma anche in Geografia commossa dell’Italia interna. Sono anche i paesi  del cratere, quelli più colpiti dal terremoto dell’ ’80. Si esce a Bagnoli Irpino e la strada si inerpica verso l’alto. La sensazione è quella di entrare in un villaggio che come nel film Brigadoon, si sveglia ogni cento anni, e andare a Lago Laceno è un po’ la stessa cosa. Girata l’ultima curva ti ritrovi un paesaggio da fiaba, da prendere “a morsi”. Un angolo di Campania molto suggestivo: un lago che alimentato dal torrente Tronola, sorge all’inizio del pianoro, in  una conca ai piedi del Cervialto che con le sue faggete fa da contorno. Anche se fuori la neve non c’è, svolti la curva e un po’ di neve sempre la trovi. Arrivate ci facciamo una passeggiata intorno al lago, una posa plastica sulla staccionata, un selfie da pubblicare sui social e il godere del paesaggio. Poi visto che siamo in zona gialla e che per oggi è ancora possibile andare al ristorante si decide di andare a prendere a morsi qualcosa di buono: una scamorza al tegamino con il tartufo nero di Bagnoli.

Antonella Dell’Orto immersa nella natura del Lago Laceno

Un tartufo ricercato dai tempi di Carlo III di Borbone

Questa specie di tartufo vive in simbiosi con latifoglie e sempreverdi presenti nella zona montana, come il faggio o il pino nero. In queste zone il  tartufo viene ricercato da almeno due secoli e mezzo, documenti recenti ne attestano l’uso fin dai tempi del re Carlo III Borbone. Una bella economia gira intorno a questo prodotto. Una breve pausa per poi ritornare a farci baciare dal sole.

L’Abbazia del Goleto costruita intorno all’anno Mille

L’Abbazia del Goleto

Sulla via del ritorno non perdiamo l’occasione per una piccola deviazione all’Abbazia del Goleto, un posto davvero magico. Come tutte le Abbazie, varcata la soglia entri veramente in un’altra dimensione, fatta di pace, di serenità. La ristrutturazione che hanno fatto di questo posto è veramente pregevole. Si è saputo preservare la sacralità del luogo e anche i materiali scelti non sono di quelli che ti danno pugni nello stomaco, ogni pietra mi pare che stia al posto giusto. Facciamo un giro leggendo i cartelli che parlano della storia dell’abbazia, di come sia stata costruita intorno all’anno 1000. Spesso mi sembra che queste abbazie siano state costruite nel bel mezzo del nulla, ma poi leggendo la storia ci si rende conto che invece erano posti strategici, sulle grandi vie Romane. 

Un particolare dell’Abbazia del Goleto (Avellino)

Il Goleto si trova per esempio su quella che è la più breve via che collega il Tirreno all’Adriatico. Terre di passaggio di chi percorreva a piedi queste terre per recarsi alle crociate, o per pellegrinaggi o per transumanze. Non siamo fuori dal mondo ma forse siamo proprio al centro del mondo. E a volte, per collegarci dobbiamo ripercorrere la storia e trovare la via che pensavamo avere smarrito. Ripresa la strada, sempre un po’ articolata perché continuo a perdermi, attraversiamo la zona industriale di Nusco, il sogno della politica degli anni ’70 di De Mita e ritorniamo sull’Ofantina.

L’ultima tappa sarà a Contursi Terme (ritorniamo in provincia di Salerno). Abbiamo dietro le bottiglie e non perdiamo l’occasione di riempirle con le sue fantastiche acque minerali. Un pieno di bellezza e benessere. Rientriamo verso casa e abbiamo l’impressione, visto le numerose macchine che incrociamo, di essere un po’ alla vigilia di Natale, tutti di corsa a casa, da domani siamo arancioni e non potremo più uscire fuori dal nostro comune. Speriamo passi presto così da poter ritornare alla nostra splendida normalità.

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