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Abusivismo e opere pubbliche lente, ad Amalfi la storia racconta

Ultimo aggiornamento venerdì, 22 Maggio, 2020   00:51

Lo storico amalfitano Giuseppe Gargano racconta di quando in Costiera amalfitana, intorno al 1870, prendevano forma il Partito delle Sciamberghe e quello delle Giacchette 

Negli anni ’70 del XIX secolo prendevano forma ad Amalfi il Partito delle Sciamberghe, costituito da conservatori e clericali, e il Partito delle Giacchette, formato da borghesi liberali e progressisti. Il primo era capeggiato dai benestanti e notabili Camera e dai clericali Pansa, mentre il secondo, fondato da Serafino Pepe, fu poi sostenuto dal liberale Nicola Casanova. 

La causa determinante la nascita di tali gruppi politici fu uno scontro acceso per una costruzione di grave impatto ambientale innalzata da Andrea Camera lungo il lato meridionale della cattedrale. Il napoletano Serafino Pepe si impegnò con ferma determinazione per l’abbattimento. Il sindaco Ferdinando Gambardella si dimise, sostituito dal celebre storiografo erudito Matteo Camera, fratello del contestato abusivista. 

Egli riuscì, grazie alla sua influenza, a sanare ciò che ritenevano un abuso. Così l’accusatore si trasformò in oppositore, organizzando un proprio gruppo politico. E pensare che in età borbonica proprio lui aveva edificato una struttura palaziale di fronte al mare, distruggendo una torre cinquecentesca e rompendo l’armonia delle bianche case-torri del rione Vagliendola

Nel 1902 il Partito delle Giacchette vinceva per la prima volta le elezioni comunali e Nicola Casanova diventava sindaco. Il suo programma di miglioramento delle condizioni socio-economiche della popolazione non sortì i suoi effetti: continuavano ad esistere le sofferenze dei vecchi che non erano più in grado di lavorare, seppur saltuariamente sostenuti dalle elemosine del Casanova e di altri cittadini benestanti; non subirono un freno le emigrazioni verso le Americhe, mentre gli interessi commerciali degli imprenditori locali si spostavano verso la Calabria e Porto Empedocle. 

Amalfi, la vecchia centrale idroelettrica (in una foto prima del restauro)

A rilento procedevano i progetti relativi alla realizzazione di pubblici acquedotti per il trasporto dell’acqua potabile alle singole abitazioni. Non si trovavano rimedi all’irreversibile crisi delle cartiere, alimentata dalla concorrenza degli opifici del Fibreno e dall’assenza di adeguate vie di comunicazione per il trasporto del prodotto, per le quali si formulavano idee che restavano purtroppo “sulla carta”. 

E sulla carta rimasero pure le progettazioni di strade ferrate e di funivie o di funicolari; la loro mancata realizzazione, che avrebbe dovuto ulteriormente favorire lo sviluppo del turismo, fu, comunque, una fortuna, perché impedì che la Costiera, bucherellata da gallerie, diventasse una “groviera svizzera”.

Ad ogni modo qualche progresso fu fatto: fu realizzata una centrale idroelettrica nei primissimi anni del XX secolo; fu completa la costruzione del molo foraneo, iniziata nel 1867, entro il 1910, facendolo diventare un porto commerciale di terza categoria con futuri sviluppi turistici.

Ma il popolo viveva in una diffusa ignoranza: gli analfabeti erano il 75%, troppi per un centro marittimo dal glorioso passato, rispetto al 64% di un sito interno e privo di comunicazioni come Vallo della Lucania.

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