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Augusta, il Comune non fa sconti: Imu al massimo pure senza il dissesto

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   14:10

AUGUSTA – Più soldi per tutti, però fra qualche mese. Per intanto, l’Imu bisogna continuare a pagarla con la massima aliquota consentita dalla legge. “Il bilancio non si può squilibrare”, avrebbero risposto gli amministratori comunali di Augusta a Giuseppe Schermi, quando il consigliere Diem25 aveva proposto di abbassare la tassazione visto che ormai siamo usciti dal dissesto. E così, l’unica concessione ai contribuenti in difficoltà per la crisi da lockdown, resta uno slittamento dei termini per i versamenti. Che fra l’altro al momento è solo eventuale, dato che l’assise consiliare per approvare il differimento dell’acconto 2020 è stata convocata per il pomeriggio del 15 giugno. Cioè a una manciata di ore dalla scadenza per il versamento senza sanzioni, prevista per martedì prossimo. A raccontare dell’ultimo treno perso dai 5 Stelle “per realizzare almeno un punto del loro programma”, è stato l’ex vicesindaco e assessore al Bilancio della prima giunta grillina. Lo ha fatto nel corso di una conferenza stampa convocata il 12 giugno alla Lega navale di Brucoli, stavolta nei panni di oppositore. Ha incontrato i cronisti dopo la seduta congiunta delle due commissioni consiliari, chiamate a trovare il modo di aiutare chi si trova con l’acqua alla gola per colpa della chiusura forzata. E così si è appreso che il Comune darà qualche aiuto, ma solo ad alcuni e con modalità ancora tutte da definire.

Schermi: e intanto mancano ruoli Tari per 10 milioni.

“C’è ancora tempo”, avevano risposto a Peppe Di Mare lo scorso aprile, quando aveva avanzato una proposta per farsi trovare coi soldi pronti già nella delicata fase della riapertura. “C’è ancora tempo”, avevano spiegato al gruppo consiliare di Augusta 2020, quando ai primi di maggio aveva presentato una bozza del “Cura Augusta“. Un regolamento per i contributi straordinari sulla falsariga di quanto avevano già fatto a Priolo, che però si è andato a scontrare con il parere negativo dell’ufficio rilasciato un mese dopo. Ora che è arrivato il tempo di far pagare le tasse come se il Comune dovesse ancora evitare il fallimento, di contribuzioni ai cittadini non si vede lustro. E nemmeno di idee chiare su come fare. “Di chiaro c’è solo che il ruolo Tari non è stato presentato, e si tratta di oltre 10 milioni”, dice Schermi. Che ha letto, ma non commenta, la surreale vicenda raccontata sui social dalla contribuente Rosa Ternullo“Un applauso grosso a questa fantastica amministrazione, che ha ben pensato di eliminare gli uffici della PubliserviziSe si hanno problemi con la Tari e vai al Comune, l’impiegata ti risponde con un 2 di picche, dicendoti di sbrigartela con la Publiservizi. Chiami la Publiservizi e restano basiti, perché non è più competenza loro, ma (cito le parole dell’operatrice) ‘il Comune deve svegliarsi e capire che adesso è competenza loro la Tari’. E io non ho capito, per comportarmi da corretta cittadina, a quale Santo devo rivolgermi”.

“Meno Imu? Chi ha seconde case è ricco e può pagarla”.

sopra e in copertina, Giuseppe Schermi

Di “Santi“, e pure parecchi, ne servirebbero anche a chi possiede più di una casa (nuova o abbandonata poco importa), terreni agricoli e non, garage oppure depositi, locali commerciali vuoti o affittati. Per tutti c’è una Imu salata e senza appello. “Tutti i proprietari di seconde case me li sono sentiti definire ‘ricchi che possono pagare’, quando ho proposto alla maggioranza 5S di abbassare quell’imposta”, racconta Schermi. Per quelli che invece le tasse al Comune non le hanno pagate, nessun problema. Se hanno un’attività commerciale, o un laboratorio artigianale, o una partita Iva, possono sperare in soldi freschi dalle casse municipali. Gli arriveranno anche se sono debitori con l’Ente: basta che promettano, con una semplice domandina, di regolarizzarsi (poi) a rate e riceveranno (subito) il contributo. Questa almeno è l’ultima pensata dell’amministrazione, filtrata da quella discussione nella “bi-commissione”. Dove da una parte c’era il “Cura Augusta“, con il suo tetto di 2 mila euro di contributo per chi ha fatturato meno di 35 mila euro l’anno. E dall’altra c’era la proposta del Palazzo pentastellato di erogazioni a pioggia secondo una sfilza di codici Ateco. Col piccolo difetto che questa regolamentazione sarebbe così farraginosa – tipo la trasmissione esclusivamente telematica delle domande – che fra l’annuncio e l’incasso si potrebbe avere la luce già tagliata.

Niente testo condiviso sulle elargizioni ai commercianti.

Il grande difetto della proposta di Augusta 2020, invece, è che arriva dall’opposizione. E i 5 Stelle non vogliono smentirsi proprio alla fine, dopo un quinquennio di boicottaggio sistematico di ogni iniziativa arrivata dall’altra parte. Le indiscrezioni delle sedute di commissione raccontano che la presidente Sarah Marturana avrebbe voluto chiudere il mandato in bellezza, portando in aula un solo testo condiviso. Per dare un segnale, a pochi mesi dalle elezioni, che a San Biagio pensano ai bisogni della città e non al “teatrino”. Però non c’è stato verso di tirare fuori un testo unico. La giunta 5S vuole mettere il suo marchio sui soldi da distribuire a commercianti, artigiani e assimilati. E perciò nessun margine discussione sul suo regolamento che prevede domande in autocertificazione, e solo dopo aver elargito una verifica se contenessero balle. In aula, orientativamente nella seconda metà del mese, andranno perciò due proposte similari nel contenuto e identiche negli obiettivi, ma con copertine diverse. E con pareri diversi, seppure uguali nella sostanza: bocciati entrambi. O meglio, “non approvati” tutti e due. Ma con una differenza che solo gli esperti di bizantismi possono spiegare.

In consiglio a fine mese 2 regolamenti per i contributi.

il gruppo Augusta 2020

L’amministrazione che doveva semplificare la vita ai cittadini, infatti, segue un metodo curioso: l’astensione negativa. Cioè viene conteggiata come un diniego all’approvazione. Il risultato è lo stesso di un voto dichiaratamente contrario, ma la “sfumatura” consente di sabotare un atto condivisibile senza rimetterci troppo la faccia. Così è accaduto che sul regolamento dell‘amministrazione, con vistose lacune bisognose di ampi emendamenti in aula, gli 8 consiglieri di maggioranza si sono astenuti, mentre quello di minoranza ha votato contrario. Sul “Cura Augusta” il solitario oppositore si è invece espresso favorevole, mentre gli 8 grillini hanno ripetuto l’astensione. Tutti e due i documenti arriveranno a San Biagio come non approvati, nonostante uno abbia un “si” e nessun “no”, e l’altro viceversa. Se ne riparlerà nell’emiciclo a porte chiuse, quando lo streaming farà forse capire meglio perché gli stessi soldi al commerciante è meglio darli in un modo, invece che nell’altro. I fondi da distribuire sono quasi un milione e mezzo di euro, che il Comune non toglierà da nessuna parte. Perché sono tutte rate sospese di prestiti, che saranno rimborsati solo più avanti. Quando magari i 5 Stelle potrebbero essere opposizione, e rimproverare alla futura amministrazione di essere quelli che fanno i debiti.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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