Vali Myers, a memoir. L’atto d’amore di Gianni Menichetti ARCHIVIO CULTURA di Maria Rosaria Sannino Scritto domenica, 24 Settembre, 2006 06:21 Ultimo aggiornamento giovedì, 14 Novembre, 2019 02:11E’ un “memoir”, una biografia su Vali Myers, l’artista australiana – vissuta nel Vallone Porto di Positano dal 1958, fino a poco tempo prima della sua morte avvenuta nel 2003 – quella scritta in inglese da Gianni Menichetti, pubblicata da The Golda Foundation. Gianni è stato il suo compagno, il suo confidente, l’unica persona che davvero ha conosciuto fino in fondo l’artista e la donna che ha fatto parlare di sé, per la sua arte, per la sua stravaganza, per il suo “senso primitivo che è in ognuno di noi”, come scrisse George Plimpton su Paris Review. La copertina del libro In questa biografia ricca di foto inedite, c’è il racconto di una vita, quella di Vali, una vera leggenda, che si allaccia in modo indissolubile con altre vite, di uomini e di animali. Quelle incontrate lungo il suo cammino, e che vengono avvinghiate dalla sua personalità e dal suo grande fascino. Nei tredici capitoli ci sono date, storie, aneddoti, dettagli precisi, descritti da Gianni con un senso quasi di pudore. Sembra quasi non voler “profanare” la donna e l’artista. E’ come un’icona, un’immagine che rimarrà sempre immutata, e sempre viva nel cuore di Gianni e nel suo Vallone Porto.. Già nel libro “Il Porto. Storia di un canyon selvaggio” pubblicato nel 2003, la descrisse come “ una straordinaria personalità, indomito spirito pagano che non appartiene ai nostri tempi”… Ecco la prefazione al libro (scritta da Maria Rosaria Sannino) tradotto anche in inglese: E’ il luogo dell’anima la vera ricchezza di una persona. E quando si ha la fortuna di trovarlo non bisognerebbe mai lasciarlo e custodirlo come un vero tesoro. E’ ciò che hanno fatto Vali Myers e Gianni Menichetti quando hanno scoperto nel Vallone Porto di Positano, un “rifugio” da proteggere e amare incondizionatamente. Grazie a loro, questo luogo è rimasto incontaminato con le sue tante varietà animali ed erbivore dal valore inestimabile, il suo bel padiglione moresco che sembra una muta sentinella del tempo che passa, le sue vasche piene di rane e rospi, l’antica fontana che rievoca i fasti pompeiani. E’ un’oasi naturale ricca di storie e di leggende. Chi ha avuto la fortuna di visitarlo almeno una volta, lo ha sentito palpitare nei suoi meandri più profondi. Immergersi nel pieno della natura, ad un passo da una meta turistica più ricercata nel mondo, è come vivere contestualmente nel passato e nel futuro di un territorio. Anche se Vali Myers ci ha lasciato il 12 febbraio 2003, resterà qui per sempre la sua anima e la sua passione. Così scriveva nel 1998 dall’Australia, la grande artista che nel ’54 partì da Parigi, per rifugiarsi in questa oasi lontana dai fasti della vita moderna, a Gianni Menichetti, compagno di una vita: “ …Mi rendo conto ora che meraviglia siamo riusciti ad ottenere ne “Il Porto”, la cosa più importante sta nel fatto di lasciar stare la natura, in modo che le cosiddette inferiori e minori creature siano vive e vegete, cosa essenziale per quelle più grandi. E che anche gli alberi e il sottobosco siano lasciati stare incluso il legno che decade e l’humus che dà vita e protezione a tutte queste creature che passano inosservate”. Proteggere la natura e preservarla da ogni violenza. E’ stata la battaglia più importante di questa straordinaria donna, lontana da canoni e consuetudini imposti dalla società.{mosimage}{mosimage} “ …Quando penso al nostro bel canyon selvaggio – confessa Vali – i suoi suoni e profumi, mi sembra tutto un paradiso selvatico e il mio cuore per esso grida. La gente non m’insegna nulla, ma le creature e la natura tutto, e la musica, la pittura e la danza sono il mio regno. Sono come una volpe e fiera di sopravvivere come quelle creature d’oro fulvo che la stupida gente chiama astute e animali nocivi, e sia pur così, ma io amo sentirmi solitaria e al di fuori di ogni legge, nulla può mutare lo strano, selvatico spirito con cui sono nata”. La profonda, stoica commozione della magia che questo “canyon selvaggio” gli ha donato, è tutta racchiusa in questi passi: “…Ho pianto per la prima volta da che sono qui, mentre raffiguravo nel mio dipinto il piccolo padiglione e il giardino cinto di mura e i terrazzamenti e i sentieri, la scena tutta in miniatura, é così semplice, ma ciò che quella visione interiore evoca non potrei mai descriverla in parole: è proprio l’oasi naturale della mia anima, e v’è sempre il profumo del mare e del rosmarino…Possiamo vagare nei sogni e nella valle, è una vera ricchezza, mio caro. Abbiamo grotte e rupi, e minuscole creature selvatiche, piante e alberi e un ruscello e cascate. Questo è difficile da trovare ovunque oggi si vada…”. C’è tutto un mondo sconosciuto ciò che viene raccontato in queste inedite lettere: animali e piante, ruscelli e cascate, profumi e sensazioni, vissuti con occhi e stati d’animo diversi, in una scelta di vita unica e senza barriere temporali. La pace e la conquista interiore che ha saputo donare il “Vallone Porto”, si trovano tutte in questo libro di Gianni Menichetti, scritto con ironico nitore e classica semplicità. Racconti che vengono fuori come d’incanto. E’ una favola antica vissuta e tramandata in un’epoca moderna. E’ il suo più bel testamento d’amore per questa terra a cui ha donato tutto se stesso.