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Riflessioni e numeri sulle Universiadi della Campania: educare i giovani alla disciplina dello sport

Si è appena conclusa la 30esima Universiade. Un’edizione questa che ha visto tutta la Campania interessata con le sue 5 province.  Napoli 2019 è stata l’Universiade della Campania. I numeri sono quelli dei grandi eventi.

Con 118 Paesi partecipanti, tutti i continenti sono stati rappresentati con 6 mila atleti. È il numero dei ragazzi provenienti da tutto il mondo ospitati in tre villaggi differenti tra Napoli, Salerno e Caserta.

18 le discipline sportive iscritte: atletica, calcio, ginnastica artistica, ginnastica ritmica, judo, nuoto, pallacanestro, pallavolo, pallanuoto, rugby a sette, scherma, taekwondo, tennistavolo, tennis, tiro a volo, tiro con l’arco, tuffi, vela.

Universiadi Campania: la squadra dei volontari
La squadra dei volontari

8.200 il numero complessivo di ospiti, che comprende il personale degli staff e gli accompagnatori.

437 sono stati i componenti della delegazione azzurra, di cui 300 atleti. E’ stata la più numerosa alle Universiadi. A seguire Stati Uniti con 371 e Russia con 357 persone al seguito. La meno numerosa è la delegazione del Principato di Monaco: un solo atleta.

5.600 i volontari: la squadra più importante e nutrita delle Universiadi. Ed una di loro è stata mia figlia Masha!

Questa edizione è arrivata in sordina. Non sono stati fatti tanti proclami, forse per non creare aspettative e poi magari deluderle. Ormai anche noi ci stiamo convincendo che quando c’è di mezzo Napoli le cose diventano complicate. E invece, mai come in questo caso credo che i risultati siano stati ben oltre le aspettative, e Napoli, con tutta la Campania ne è uscita con una buona immagine.

A partire dalle cerimonie di inaugurazione e poi quella di chiusura, uno spettacolo di arte e cultura che con pochi simboli è riuscita a parlare di integrazione, inclusione e accoglienza. Temi di grande attualità e che nei valori fondanti dello sport possono trovare le risposte che cerchiamo.

Un’esperienza diretta

Vi parlo della mia esperienza diretta vissuta a Eboli dove il Palasele per 10 giorni è stato il regno della Pallavolo mondiale.

Che spettacolo, che meraviglia. I primi giorni pochissimi gli spettatori poi sempre più appassionati sono stati richiamati dal clamore diffuso sui social e nelle ultime sfide con le finali sia della nazionale femminile che di quella maschile gli spalti si sono riempiti di colori e tricolori. Che emozione!

Antonella Dell’Orto insieme ai tifosi ebolitani

E che bello vedere le famiglie tutte unite a fare il tifo. I genitori con i figli piccoli e adolescenti è stato uno spettacolo nello spettacolo.

Dobbiamo pretendere di avere questi eventi sui nostri territori. Dobbiamo educare le nuove generazioni alla disciplina dello Sport. Lo Sport può educarci al bello.

L’Italia ne è uscita bene conquistando bel 44 medaglie, di cui 15 d’oro di cui una conquistata proprio ad Eboli.

Peccato che i media nazionali non hanno dedicato molto spazio a questa manifestazione…troppo presi da palinsesti di TV spazzatura e poi in estate repliche di repliche.

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