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Positano e il disastro idrogeologico. Geologo Ortolani: ecco cosa è successo

Ultimo aggiornamento giovedì, 1 Febbraio, 2018   10:04

Positano, il disastro idrogeologico del 6 novembre 2017 che si è verificato nel comune della Costiera amalfitana è stato innescato da un nubifragio di circa 50 mm – spiega il geologo Franco Ortolani che da anni segue costantemente i territori, in passato in qualità di professore dell’Università Federico II di Napoli, ed ora che è in pensione, da esperto appassionato e competente – ed è stato “preparato” dagli incendi estivi, dalla non adeguata sistemazione idraulica e da una stratificata “disinvolta” antropizzazione”. Questa sintesi non coglie certo di sorpresa le associazioni ambientaliste che si stanno mobilitando da mesi affinché le amministrazioni comunali guardino alla fragilità del territorio con maggiore attenzione e non solo dopo che il disastro è avvenuto.

Positano, il nubifragio del 6 novembre 2017

LA DEVASTAZIONE DEGLI INCENDI BOSCHI

Purtroppo è accaduto quanto preannunciato subito dopo le devastazioni dei versanti boscati causati da incendi estivi criminali probabilmente ispirati e attivati da una economia parassitaria e sempre criminale – pone l’accento Ortolani – Anni e anni di lavoro serio e professionale per lanciare Positano nel mondo e poi, bastano alcune decine di minuti per infangarne l’immagine di luogo bello e sicuro dove passare vacanze rilassanti in un ambiente paradisiaco”. Ma come è stato possibile che fango e detriti arrivassero fin sopra la spiaggia, devastando locali a pian terreno, portando via barche e materiali dei pescatori che hanno subito per primi dei forti danni?

IL VALLONE DEI MULINI “MODIFICATO” DALL’UOMO

Positano è attraversata dal profondo Vallone dei Mulini – spiega il geologo che quotidianamente studia ogni singolo fenomeno che accade soprattutto in Campania – in alcuni punti è interessato da alcuni viadotti e verso la foce è stato modificato e “adattato” ai bisogni dell’uomo, come sempre avviene in un territorio di fondovalle dove la superficie utilizzabile per realizzare manufatti vari è poca. Il Vallone dei Mulini drena un ampio bacino montano con versanti molto ripidi in parte ricoperti da suolo e sedimenti vulcanici sciolti che hanno favorito lo sviluppo della vegetazione.

Le spiagge di Positano sono state costruite dai sedimenti erosi e trasportati fino a mare dai torrenti interessati da flussi rapidi fangoso detritici in seguito ad eventi piovosi tipo nubifragio”.

IL DEFLUSSO OSTACOLATO

Ortolani spiega anche come la foce e l’alveo non sono adeguatamente sistemati: “In corrispondenza del deposito di autoveicoli dell’igiene urbana lungo la strada per Amalfi e verso la foce e l’alveo non è adeguatamente sistemato per garantire il deflusso dei veloci e potenti flussi fangoso detritici che si innescano dopo i nubifragi specialmente quando i versanti boscati sono stati devastati da incendi”.

LA SPIAGGIA GRANDE NON CLASSIFICATA A RISCHIO IDROGELOGICO

Le aree del lungomare e in parte della Spiaggia Grande interessate da scorrimento e accumulo di detriti – in seguito all’evento del 6 novembre – nelle carte ufficiali del PAI (Piano Assetto Idrogeologico, ndr) non risultano tra quelle che possono essere interessate da fenomeni idrogeologici. Non essendo classificata a rischio idrogeologico e non essendoci pericolo per i manufatti e i cittadini non sono stati realizzati interventi tesi a migliorare la sicurezza idrogeologica dell’alveo”.

100 ETTARI DEVASTATI DAGLI INCENDI

Utilizzando le foto tematiche satellitari tratte da Copernicus Emergency Management Service (European Commission) – spiega Ortolani che in estate si è battuto accanto alle associazioni e cittadini affinché questo scempio cessasse- è possibile valutare in circa 100 ettari i versanti compresi nel bacino del Vallone dei Mulini che in estate 2017 sono stati devastati dagli incendi. Una superficie enorme in relazione alla presenza di strade e aree abitate a valle. Ricordo che a Montoro Superiore alcuni anni fa furono sufficienti 15 ettari di versante boscato a monte della frazione Aterrana per innescare un potente flusso detritico che devastò l’abitato nelle ore notturne, circa 30 minuti dopo che l’area era stata interessata da un nubifragio di circa 50 mm in alcune decine di minuti”.

LE ISTITUZIONI IMMOBILI

Positano, 100 ettari devastati dagli incendi

Ma dopo gli incendi cosa hanno fatto le amministrazioni comunali? “La immediata analisi del versante incendiato (appena spenti gli incendi) a monte di Positano avrebbe dovuto allarmare le istituzioni competenti in quanto era garantito che se un nubifragio avesse colpito i versanti si sarebbero innescati flussi fangoso detritici rapidi e potenti che per alcune decine di minuti avrebbero attraversato il Vallone dei Mulini riversandosi nella zona di foce dove più significative sono state le modificazioni antropiche – denuncia lo geologo che ha più di tutti esperienze sul campo – Preoccupazioni molto motivate come più volte ho scritto subito dopo gli incendi estivi. Preoccupazioni assolutamente non adeguatamente colte dai responsabili istituzionali nazionali e locali che hanno emanato ordinanze banalmente avulse dai reali problemi. In pratica dopo gli incendi estivi è aumentato il rischio idrogeologico a valle in quanto nubifragi di alcune decine di mm in alcune decine di minuti avrebbero innescato flussi fangoso detritici”.

NON SONO EVENTI ECCEZIONALI

Non hanno niente a che vedere con gli oltre 500 mm di pioggia che provocarono la disastrosa alluvione del 1954 di Salerno, Vietri sul Mare, Maiori e Minori con alcune centinaia di vittime – è un elemento che non va sottovalutato – Ma sono sufficienti ad innescare rapidi e potenti flussi fangoso detritici che possono arrecare danni e lutti nelle aree urbane, in relazione all’ora in cui si verificano, dopo le devastazioni provocate dagli incendi lungo i versanti a monte. Purtroppo quanto accaduto il 6 novembre 2017 si può ripetere ancora se l’area verrà interessata da altri nubifragi”.

 

LE FOTO:

Nella prima figura, l’immagine 1 evidenzia il bacino idrografico del Vallone dei Mulini, la parte di versanti devastati dagli incendi estivi così come tratti da Copernicus e lo scorrimento dei flussi fangosi detritici. L’immagine 2 riporta la registrazione pluviografica del nubifragio del 6 novembre. E’ ben evidente la verticalizzazione della curva che segna l’inizio del nubifragio che complessivamente ha rilasciato circa 50 mm di pioggia in alcune decine di minuti. Il cerchietto marrone individua il deposito dei veicoli dell’igiene urbana che è stato devastato (immagini 3a, 3b, 3c) dai detriti ed ha funzionato come vasca di sedimentazione. Il cerchietto verde nella zona di foce del vallone individua l’area devastata dai detriti accumulati che hanno ostruito la foce con conseguente esondazione verso il lungo mare della Spiaggia Grande danneggiando vari manufatti e locali pubblici. L’immagine 4a evidenzia in rosso la zona interessata dall’accumulo di sedimenti. L’immagine 4b rappresenta la normale vita sul lungomare della Spiaggia Grande prima del disastroso evento. L’immagine 4c illustra la situazione dopo l’evento sul lungomare.

Nella seconda figura l’immagine a destra illustra la mappa ufficiale dell’Autorità di Bacino dalla quale si evince che le aree interessate da scorrimento e accumulo di detriti della Spiaggia Grande e del lungomare non erano completamente cartografate come aree a rischio idrogeologico. Nell’immagine al centro le frecce azzurre indicano lo scorrimento dei flussi fangoso detritici. Le immagini a sinistra evidenziano i disastrosi effetti dei flussi detritici nel deposito dei mezzi dell’igiene urbana, sulla Spiaggia Grande e sul lungomare.

La terza figura a sinistra evidenzia la parte terminale del corso del Vallone dei Mulini dove le attività umane sono state invasive modificando l’alveo originale con vari interventi laterali e di copertura parziale. Le immagini a destra evidenziano la normale situazione della Spiaggia Grande (in alto) e dopo il disastroso evento del 6 novembre.

 

Positano, 6 novembre 2017

E'costiera
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