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La politica perde Turi Raiti, l’ultimo dei “sofisti” lentinesi nel Pd siracusano

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   14:03

LENTINI – “Mi sono sempre sentito di casa in quella redazione e con quei giornalisti, spero che si torni a leggere la carta stampata“. Cosa ci stesse a fare dietro lo striscione solidale di Assostampa, quando il Giornale di Sicilia ha chiuso l’edizione di Siracusa a inizio agosto dell’anno scorso, Turi Raiti lo ha spiegato in quel modo. Alla politica non aveva già più nulla da chiedere. Perciò se era lì a condividere la canicola con gli ultimi redattori, e poi rispondere al cronista nonostante la telefonata a tarda ora, non era certo per tenere buone relazioni con la stampa. Stava lì solo per un fatto di cuore. Quello stesso cuore sanguigno e generoso che il 28 maggio ha smesso di agitarlo, consegnandolo dalle cronache alla storia. Perché, chi si è spento a 72 anni fu uno dei protagonisti della Seconda repubblica nel Siracusano. Un esponente di quella classe politica cresciuta nel Pci delle lotte sindacali e antiracket, proprio nel cuore della mafia agrumicola. Poi diventata Ulivo di governo, dopo gli sconquassi del terremoto di Santa Lucia e quelli del ciclone Tangentopoli. Un’area ideale, prima ancora che ideologica, alla quale l’ex segretario Cgil ed ex sindaco di Lentini è rimasto sempre legato. Persino quando è diventata il Pd glamour di Walter Veltroni e quello rampante di Matteo Renzi. E proprio ora che Nicola Zingaretti tornava a riaccendergli i palpiti di gioventù, la Moira ha reciso il filo.

PER APPROFONDIRE: “Grazie di cuore”, il corale saluto ai giornalisti del GdS che chiude domani

Art1+Pd, Zappulla: cammino comune facile con Turi.

Raiti e Zappulla (foto LaNota7/Gregorio Valvo)
Copertina, con le compagne del Pd (foto Facebook)

Anche se era molto più semplice e schietto nel parlare, Raiti avrebbe subito afferrato il “colto” riferimento alla mitologia greca. E non solo perché l’eredità culturale dei fondatori calcidesi, dalle sue parti la imparano prima ancora dell’alfabeto. “Scherzosamente lo definivo la peggiore interpretazione del sofismo lentinese e parente nascosto dei Gorgia“, scrive Pippo Zappulla, in un commosso ricordo “a mio fratello Turi” affidato alla sua pagina social. Al suo ufficio stampa, invece, il segretario regionale di Articolouno consegna il comunicato dove aggiunge che pur “da 4 anni in partiti diversi, con lui non sarebbe stato difficile ritrovare un cammino comune, poiché identico il solco valoriale e culturale con cui si è cresciuti e formati”. Un compito di ricucire con la diaspora provocata da un renzismo ormai emigrato altrove, che adesso tocca al solo Bruno Marziano. Del vecchio compagno, ricorda:“Con lui e con il compianto Nino Consiglio sono cresciuto politicamente in un’esperienza irripetibile, con passione sociale e civile d’altri tempi. Una passione e una competenza che gli è stata sempre riconosciuta da amici e avversari nei vari ruoli, e sono tanti, che ha ricoperto con abnegazione e capacità nell’interesse di cittadini e territorio. Come sindaco di Lentini diede anche a me una grande lezione, che portai con me, nella mia esperienza come presidente della Provincia: che si poteva essere uomo di una parte e contemporaneamente rappresentare interessi generali delle popolazioni”.

L’ultimo post nel lockdown: stiamo uniti ai sindaci.

Raiti è stato il primo, nel 1993, eletto direttamente dal popolo per guidare la sua città natale. E il popolo lo riconfermerà 5 anni dopo. Sfoderando un’insospettata dose di istrionismo, aveva sfruttato la vittoria della lentinese Anna Valle a Miss Italia 1995, per organizzarle subito una trionfale sfilata notturna in carrozza. I filmati d’epoca consegnano ai posteri le immagini d’una frastornata reginetta di bellezza, e di un raggiante primo cittadino listato con la banda tricolore. Un modo decisamente post-ideologico per mostrare e incoraggiare ottimismo, perché con la fascia sindacale si era addossato anche la responsabilità di “governare” gli appetiti che scatena sempre una ricostruzione post-terremoto. Erano momenti difficili, densi di incognite. Se li è ricordati durante il lockdown, quando tutti aspettavano il picco del Coronavirus. “Normalmente fare il sindaco non è facile e oggi è maledettamente complicato. In questi momenti bisogna stare uniti ed evitare polemiche. Per quanto mi riguarda, per quello che può essere utile, io mi accodo al coro delle proposte e non a quello delle inutili proteste”, aveva scritto il 31 marzo, sul profilo Facebook. Sarebbe stato il suo penultimo post, ma era già come un testamento politico. L’ultimo pensiero affidato direttamente al social è del 24 aprile, e si può considerare il suo lascito morale: sollecita un intervento della deputazione di Siracusa per le indennità tagliate ai talassemici.

Perrotta e Triberio: ad Augusta era compagno e maestro.

Nunzio Perrotta

Raiti è stato al vertice di molto: presidente del comitato provinciale Inps, direttore della Cassa edile, presidente regionale della Società dei servizi Cgil, più volte segretario cittadino di partito. Quando scompare un protagonista così, i comunicati sono spesso infarciti con retorica di circostanza. Ma non in questo caso. Nunzio Perrotta ricorda che “quando stavo nel Comitato regionale di controllo, era uno dei pochi amministratori comunali che collaborava per migliorare i loro atti”. S’erano conosciuti quando l’ex vicesindaco di Augusta era “ancora un ragazzo e lui già uno degli esponenti storici del Pci“. Sono stati sempre in correnti diverse, e il compagno di Lentini non era certo uno che si tirava indietro quando c’era da difendere le proprie posizioni. Eppure, “la coerenza come cifra politica personale, accompagnata dalla sua inflessione lentinese, faceva diventare un valore aggiunto anche le sue cocciutaggine e irascibilità”. Qualcosa di questo tratto deve aver lasciato anche alle nuove generazioni post-comuniste, se l’altrettanto sanguigno Giancarlo Triberio afferma di aver “avuto la fortuna di di apprezzare i suoi consigli, ma anche i confronti tra la sua esperienza e la mia giovinezza, quando divenni segretario del Pd augustano”. Un’enfasi che ci può stare, se il tributo arriva dall’ultima segreteria che il partito ha avuto in città, prima che il consigliere passasse ad Art1. Acquista tutt’altra luce, se la testimonianza arriva dalla parte avversa.

Stella, avversario di Destra: all’Ias era la Sinistra bella.

Marco Stella

Raiti era già un protagonista fra i rossi, quando nel 1985 Marco Stella si candidava al consiglio – “insieme a Rosario Fiorello” – col Msi post-fascista. Non molti anni dopo, col vetero-comunista si ritroverà nello stesso consiglio di amministrazione del depuratore consortile Ias“Un caro amico, prima ancora che un presidente – ricorda oggi il post-missino augustano –. Nonostante le posizioni ideologicamente opposte, per 9 anni abbiamo camminato insieme per il bene comune. Rappresentava la Sinistra bella”. Ne è convinto anche il sindaco di Siracusa. “Se ne va un protagonista del dibattito politico e sociale, dalla parte dei lavoratori e delle vittime della mafia”, scrive Francesco Italia. Ricordando “uno stile basato sull’impegno in prima persona, che ha mantenuto anche rispetto alla criminalità quando è stato tra i fondatori dell’Associazione antiracket. Come segretario provinciale Cgil è stato in prima linea accanto ai braccianti e nell’affrontare i problemi della zona industriale, negli anni in cui il petrolchimico era la locomotiva della provincia”. La Uil Territoriale lo ha definito “una figura di spicco e di grande riferimento nel panorama sindacale, con la quale abbiamo condiviso per anni il sostegno di chi non aveva possibilità di occupazione, di chi ce l’aveva ma non godeva di sufficienti garanzie di sicurezza, e di chi invece ne era alla ricerca dopo aver magari subìto un’ingiustizia dal proprio datore”. E oggi non è solo questo sindacato a pensare, in tempi difficili da pandemia virale e ideale, che “ci mancherà un momento di importante confronto con l’amico Turi“.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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