In cucina mai abbandonare il risotto alle crudità ARCHIVIO di Stefano Buso Scritto lunedì, 22 Aprile, 2013 11:48 Ultimo aggiornamento sabato, 6 Maggio, 2017 15:23 D’estate tradizione e buon senso suggeriscono il consumo di piatti sobri, di frutta, verdura e acqua. Ciò è sacrosanto; un principio cardine per una sana e corretta alimentazione! La canicola, infatti, porta ad abbracciare la cosiddetta cucina light, tuttavia è un errore grossolano girare le spalle alla gastronomia golosa. Spesso si ritiene che le ricette appetitose siano una prerogativa del “generale inverno”, perciò da ostracizzare durante la bella stagione. Invece, anche se fuori la colonnina di mercurio sale, è possibile realizzare dei manicaretti sfiziosi, con l’avvertenza di limitare grassi e condimenti oppure preferendo i tanti ingredienti stagionali. Tra le bontà che d’estate sono messe “sotto naftalina” troviamo il risotto: perché mai questo piatto smanioso viene snobbato durante i mesi “tropicali”? Ecco un’interessante versione del risotto per i giorni di afa concentrata, così non ci saranno più scuse e giustificazione per evitarne la cottura. Si tratta di una soluzione con verdure crude (noto come riso alle crudità), ricetta che fece capolino più o meno negli anni 70 per poi finire nel dimenticatoio gastronomico. Chissà per quale ragione, visto che è semplice da realizzare e il suo costo è contenuto. Insomma, una vivanda per tutte le tasche, e con i mala tempora che ci opprimono non guasta affatto, anzi. La preparazione ha inizio con un trito “sfacciato” di peperoni (rossi e gialli), carote, melanzane, cipolla e sedano bianco. Il tutto va tritato al coltello iniziando dalla carota (molto coriacea) proseguendo con resto degli ortaggi elencati. Ultimato il trito, adagiarlo in una coppa di vetro, coprirlo e metterlo a fare “un sonnellino” per qualche ora in frigo. Sullo stesso tagliere affettare basilico, rosmarino e aglio. A parte, in una casseruola, aggiungere dell’olio d’oliva extravergine e rosolare il tutto a fuoco basso. Quindi incorporare il riso Carnaroli in relazione al numero degli astanti: un dosaggio di 80/90 g a testa va bene. Unire mezzo bicchiere di vino bianco secco e sfumare. Continuare la cottura tostando il riso mischiando in continuazione; bagnarlo un po’ alla volta con brodo vegetale o con acqua bollente insaporita con dado vegetale. A fine cottura accomodare di sale e pepe, quindi aggiungere le verdure trite e mantecare con olio extravergine d’oliva di qualità. Accomodare il risotto in una pirofila, colorare con qualche foglia di basilico verde, aspergere di pepe nero e portare in tavola. Come vino? Un amicante Greco di Tufo, nettare sopraffino, dal bouquet maliardo e dal sapore secco come pochi altri. Non servitelo però troppo freddo, sarebbe un’imperdonabile gaffe. Bene attorno ai 10 gradi, – poiché se il vino è ghiacciato diventa impossibile coglierne le inebrianti sfumature. E il Greco di Tufo, credete, serba virtù difficilmente narrabili. Prosit!