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Da cinquant’anni sulla Luna ma il primo a partire fu Dante

Ultimo aggiornamento mercoledì, 6 Novembre, 2019   10:22

I popoli antichi, nel guardare il cielo stellato, rimanevano esterrefatti e pensavano che quelle luci di diversa intensità e colore, delineanti forme gigantesche ma familiari, fossero divinità che influenzavano i destini degli uomini e regolavano i cicli naturali sulla Terra.

Ma già in quei tempi lontani cominciavano a formarsi idee più concrete: Democrito nel IV secolo a.C. affermava la pluralità dei mondi, cioè l’esistenza di altre civiltà sui mondi del cosmo; Cicerone, nel Somnium Scipionis, disegnava un sistema planetario costituito da corpi celesti orbitanti visti dall’osservatorio privilegiato della Via Lattea. La Luna era considerata l’astro più vicino alla Terra con mari pieni d’acqua. 

Dante e il suo transumanar spirituale

Il primo viaggio nel cielo della Luna lo fece Dante grazie al transumanar spirituale favorito dal bagno di luce divina.

Poi, quando l’uomo si pose al centro dell’universo, diventando la misura di ogni cosa, il viaggio alla Luna lo fece Astolfo sull’ippogrifo, guidato dall’evangelista Giovanni verso altre terre, altri mari, altre selve, altre città.

Cyrano de Bergerac, con il suo Voyage dans la Lune, si proiettò verso Selene mediante una sorta di razzo ad acqua calda.

Cyrano De Bergerac: Voyage dans la lune

Ad un altro francese, Jules Verne, toccò il compito di sparare con un cannone tre astronauti, che ruotarono intorno alla Luna. Ormai vecchio, donò il suo romanzo Dalla Terra alla Luna all’omonimo nipote, profetizzandogli che avrebbe visto l’uomo camminare sul nostro satellite. 

La corsa alla conquista dello spazio fu uno dei motivi più scottanti della Guerra Fredda. I sovietici partirono alla grande con una serie di primati: primo satellite artificiale (Sputnik), primo animale nello spazio (cagnetta Laika), primo uomo nel cosmo (Gagarin), prima passeggiata cosmica (Leonov), prima donna cosmonauta (Tereskova). 

Il compagno Gagarin si prendeva gioco della Chiesa di Roma, affermando: “Sono stato in cielo, ma non ho visto Dio”. 

Il primo satellite artificiale: Sputnik

L’ateo marxista mostrò poi uno spirito di sacrificio di stampo cristiano. Mentre collaudava un aereo-razzo, si accorse che il motore era in avarìa.

Si trovò di fronte a una scelta drammatica: sganciarsi col paracadute e lasciare che il veivolo cadesse su di un villaggio o deviarlo contro una montagna. Il figlio di poveri contadini scelse la seconda opzione. Di lui rimaneva il canto quando era in orbita nella Vostok: “A cosa serve viaggiare nello spazio, quando basta una casa di legno a tenerci eternamente su questa terra?”. 

Un altro russo, Tsiolkowski, padre dell’astronautica, la pensava diversamente: “Eppure l’umanità non resterà eternamente su questa terra”.

Che senso ha andare sulla Luna? “A cosa serve un bambino appena nato? Questo viaggio è inevitabile come il sorgere del sole, ci aspettava da millenni”, rispondeva von Braun, il tedesco che progettò il Saturn V, il razzo che avrebbe portato l’uomo sulla Luna. 

John Kennedy credette in lui e promise che per la fine degli anni ’60 l’uomo sarebbe andato sulla Luna e sarebbe tornato sano e salvo. Alle 4,56 ora italiana del 21 luglio 1969 un americano metteva il piede sul suolo lunare e proclamava: “questo è un piccolo passo di uomo, ma un grande balzo per l’intera umanità”. 

La tecnologia di allora, limitata a computer che oggi farebbero ridere, aveva permesso e favorito l’impresa. I suoi limiti furono superati dalla spirituale genialità dell’uomo: Armstrong pilotò a mano l’allunaggio.

Ancora una volta Verne l’aveva azzeccata: tre furono i viaggiatori lunari del suo romanzo, di cui uno francese (Arden), tre gli astronauti dell’Apollo 11, di cui uno nato a Roma (Collins); l’astronave proiettile partì da Tampa Town, l’Apollo 11 da Cape Canaveral a 100 km. di distanza

Il successo della missione Apollo 11 fu un esempio dell’audacia e dell’ingegno dell’umanità

I sovietici replicarono inviando la sonda Lunakhod, che portò a terra, come l’Apollo, campioni di roccia lunare, sostenendo, come la volpe e l’uva, che non era necessario rischiare vite umane, quando bastava una macchina a raggiungere lo stesso scopo. Intanto tenevano pronta una Voskhod con tre cosmonauti, in caso di missione di salvataggio degli astronauti americani. 

L’uomo manca sulla Luna da poco meno di 50 anni, ma vi farà di certo ritorno per costruirvi una stazione mediante i metalli lunari (soprattutto titanio), alimentata dall’ossigeno estratto dalle rocce, scoperto dall’italiano De Maria, e dall’acqua sciolta dai ghiacci del Polo Sud selenita, la cui esistenza fu prevista da Verne.

E poi? Più avanti ancora, verso Marte, gli asteroidi, i pianeti medicei, i pianeti extrasolari, per stringere la mano a un fratello cosmico con spirito cristiano, per commuoversi al cospetto del sorriso di un bimbo alieno.

La storia diretta Rai: “L’uomo sulla luna”

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