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Confindustria: aziende, più rientri al Sud. Blue economy in Sicilia

Ultimo aggiornamento venerdì, 17 Dicembre, 2021   20:43

Con la pandemia alcune imprese sono ritornate a produrre in Italia e soprattutto al Sud, anche se ancora poco nota è la sua effettiva entità. Si assiste più di tutti ad una serie di “commesse di ritorno”. E’ il Centro studi di Confindustria a rilevarlo tramite un sondaggio: l’offshoring, cioè la delocalizzazione starebbe un po’ alla volta lasciando il passo al reshoring, cioè al rientro a casa delle aziende che avevano deciso di trasferirsi all’estero. Spiragli di luce in fondo al tunnel? E’ ancora presto per dirlo. Questo fenomeno sembrerebbe crescere più nel Mezzogiorno – soprattutto in Campania e Puglia – che nel centro nord. Il rapporto Sud del Sole 24 ore mostra così un potenziale di crescita nel settore forniture. Pandemia, costi di trasporto, carenza di semilavorati e materie prime “spingono alcune grandi aziende ad accorciare le catene del valore e a modificare le reti di fornitori e acquirenti”. Basta vedere alcuni esempi, come evidenza il quotidiano economico, “Carillo Home e Silvian Heach che hanno riportato in Italia parte delle lavorazioni dall’Asia. Mentre Sider Alloys riporta l’alluminio in Sardegna”. 

Il Made in Italy 

C’è da sottolineare comunque che le aziende che hanno delocalizzato e stanno tornando sui loro passi non avevano grandi produzioni all’estero e rappresentano ancora piccole e medie imprese.

Molte aziende stanno riportando a casa (causa soprattutto il Covid) la loro produzione allo scopo di velocizzare gli approvvigionamenti. Il Made in Italy, quello di alta qualità, ha bisogno di maestranze locali e che rispecchia lo stile. La produzione all’estero porta a disperdere tante conoscenze. E forse ora molti se ne stanno accorgendo. 

Blue economy siciliana prima filiera ittica in Italia

La pesca siciliana punta sul contratto di filiera: firmato un primo accordo. Imprese, enti locali, associazioni imprenditoriali insieme per arrivare alla sottoscrizione in Sicilia del primo contratto di filiera  italiano del settore pesca, racconta il Rapporto Sud del Sole 24 Ore . Avviato il progetto per la costituzione di una Rete di imprese nel settore ittico finalizzata alla firma di un Contratto di filiera e dunque alla partecipazione, l’anno prossimo, ai bandi a valere sul Pnrr che destinano risorse alla modernizzazione del comparto. E’ stato firmato a Bagheria (Palermo) il primo accordo. Ne fanno parte Blu Ocean società cooperativa di Casteldaccia (che ha proposto la filiera), Confcommercio, Legacoop e i comuni di Altavilla Milicia, Bagheria, Casteldaccia, Santa Flavia e Ventimiglia di Sicilia, e otto cooperative di pescatori che raccolgono in totale 120 imbarcazioni. In ballo ci sono anche le risorse del Pnrr e in particolare del Fondo complementare.

Mobilitazione atenei per i fondi Pnrr 

Matteo Lorito, Rettore della Federico II di Napoli sul Sole 24 ore parla di una mobilitazione di atenei, imprese e centri di ricerca per progettare gli interventi da realizzare con i fondi del Pnrr: “Uno dei progetti più cari al Sud è quello di Agritech per il quale la Campania si candida a sede dell’hub. Il polo delle scienze sanitarie e della medicina del territorio sarà inaugurato in primavera a Scampia. Presto assunti a Napoli 400 giovani già selezionati tra ricercatori junior e dottorandi”. Il Pnrr è un programma per obiettivi e la Ue riconoscerà i finanziamenti solo se saranno realizzati. 

Per fronteggiare la crisi diventa sempre più indispensabile innovarsi, unire le forze (quindi fare rete). E seguire la strada della sostenibilità non solo economica ma anche ambientale.

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