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Cetara, da area verde a condomini popolari: basta cambiare il Put

Ultimo aggiornamento venerdì, 24 Settembre, 2021   20:22

Nonostante i vincoli paesaggistici e la fragilità del territorio, si vuole ancora costruire in Costiera amalfitana, facendo uso di stratagemmi a suon di passaggi burocratici, smantellando ogni tutela ambientale. A Cetara, l’antico villaggio di pescatori, che dovrebbe solo saper mantenere quel che ha con tutta la sua bellezza di un patrimonio Unesco, si sta lavorando (in silenzio) per cambiare il Put e dar vita a ben 43 mila metri cubi di alloggi. A denunciare quanto sta accadendo sono le associazioni Italia Nostra Salerno e il Club per l’Unesco di Amalfi che hanno esaminato la documentazione acquisita che evidenzia tutti i passaggi destinati a modificare il Put (L.R. n.35/97). L’amministrazione comunale guidata da Fortunato Della Monica intende così costruire in 3 aree: una a ridosso del centro storico e le altre due in località Fuenti. Il progetto è di realizzare degli “alloggi sociali”, nonostante il calo degli abitanti. Negli ultimi anni Cetara ha perso infatti circa 400 residenti, a fine 2000 gli abitanti superano di poco le 2000 unità, a fronte di previsioni del PUC che li stimano in almeno 2400. E oltre a condomini popolari, un Centro di Raccolta Rifiuti e una Stazione dei Carabinieri (quest’ultima la sola ad essere stata “pubblicizzata” dall’amministrazione comunale, per giustificare forse tutto il grande “progetto” che invece ruota intorno).

Cetara vista dal mare. Di colore rosso la prima delle tre aree previste per i nuovi insediamenti edilizi.

L’iter per la cementificazione

Il “progetto” è partito nel giugno 2019 quando l’amministrazione comunale, già dotata di Puc ancora fresco di approvazione, dà un primo incarico a uno studio di Architettura di Salerno (al costo di 10.000 euro oltre oneri fiscali) per fare una “ricognizione delle aree del territorio comunale dove dislocare un’area di espansione urbana (3C) per l’insediamento di edilizia residenziale sociale non caratterizzate da livelli di pericolosità”.

Così a febbraio 2020 viene approvata dalla Giunta comunale una relazione tecnica (approntata da professionisti esterni) che individua all’inizio ben 4 aree per realizzare un volume edificabile complessivo di 43.000 metri cubi, cioè due volte e mezzo la dimensione dell’intervento previsto nel PUC di mc. 17.500. 

Le 4 aree indicate si riducono poi a 3 e sono localizzate una a ridosso del centro storico di Cetara (in zona territoriale “1 a” del Put, di tutela ambientale di primo grado), e due nella frazione Fuenti (in aree classificata 1B, di tutela naturale di 2 grado), quindi aree in cui è assolutamente vietata dal PUT vigente la nuova edificazione. Il percorso adottato per ‘forzare’ il vincolo è lo strumento dell’Accordo di Programma. E così, insieme al programma di alloggi sociali, viene proposto un altro Accordo di Programma per due opere pubbliche: un Centro di Raccolta rifiuti e una ‘Stazione dei Carabinieri’. L’amministrazione conferisce così, sempre allo stesso Studio associato di Salerno, la redazione di due studi preliminari di Accordo di programma: per gli alloggi sociali e per le opere pubbliche (Centro di Raccolta rifiuti e Stazione dei Carabinieri). La Giunta comunale approva il nuovo Accordo di Programma nel cuore della scorsa estate, esattamente il 3 agosto 2020, svolgendo una conferenza preliminare di servizi, e un’altra decisoria (il 23 novembre 2020), nella più assoluta discrezione.

Nella località di Fuenti sono previste le altre due aree di espansione edilizia evidenziate con il colore rosso.

Le Conferenze di Servizi 

Cosa accade in queste “Conferenze di Servizi” che devono servire a “risolvere i problemi”, semplificando i procedimenti che prevedono il rilascio dei cosiddetti “atti di assenso” ?  Dagli atti in possesso delle associazioni Italia Nostra Salerno e il Club per l’Unesco di Amalfi, emerge come L’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, concede solo il nulla osta per gli alloggi sociali mentre non ritiene ammissibili “la realizzazione delle opere pubbliche del centro di raccolta e l’intervento di ristrutturazione con incremento di volume edilizio dell’impianto sportivo destinato ad accogliere la Stazione dei Carabinieri, perché ubicate in zone a Rischio elevato (R3) e Pericolosità elevata (P3).

Anche il Parco regionale dei Monti Lattari, per due dei tre interventi proposti per l’edilizia residenziale ha evidenziato che “ricadono in zona B del Parco e, per i punti 2 e 3 delle norme di salvaguardia vigenti in quella zona non sono consentiti interventi di nuova edificazione e, pertanto, gli stessi non risultano essere compatibili con le vigenti norme”. A loro si aggiunge la Soprintendenza di Salerno, che rilascia una valutazione complessa diversa dalle mani libere chieste dal comune. 

L’amministrazione comunale di Cetara però non demorde e con una delibera di Giunta (n. 22 del 18.2.2021) invece conferisce un altro incarico per la redazione di una progettazione riguardanti le aree in frazione Fuenti (Zona B del Parco dei Monti Lattari) che erano già da ritenersi escluse con l’acquisizione del parere negativo dell’Ente Parco. 

In foto l’intero territorio comunale di Cetara con schematicamente evidenziate le aree dove si vorrebbe costruire.

La denuncia di Italia Nostra Salerno e Club per l’Unesco di Amalfi 

La cementificazione programmata appare illogica considerato anche che a Cetara c’è un evidente calo demografico. Queste aree – dichiara Raffaella Di Leo, presidente di Italia Nostra Salernosono oggetto di vincolo paesaggistico che comporta l’inedificabilità assoluta, ma si danno indicazioni per avviare la modifica del PUC, e soprattutto la variazione del PUT regionale visto che il vincolo nasce proprio dallo strumento normativo sovraordinato a cui i piani comunali sono tenuti ad adeguarsi”.

Quali logiche stanno dietro a questa traumatica cementificazione nel cuore della Costa d’Amalfi? – denuncia il Club per l’Unesco di Amalfi –  L’ amministrazione sembra andare avanti senza considerare che anche l’intervento sull’unica zona non esplicitamente ‘bocciata’, quella che ricade in zona 1a del PUT regionale (tutela dell’Ambiente Naturale di primo grado), a ben leggere il parere rilasciato dalla Soprintendenza di Salerno, non può essere considerata edificabile secondo il progetto comunale: non riusciamo a pensare ad un Ente di tutela che autorizzi uno sfregio al paesaggio in una delle residue zone a verde a ridosso del centro storico”.

E perché si continuano a spendere preziose risorse comunali (altri 25.000 euro per l’ultima progettazione prevista, che si aggiungono ai 10 mila già spesi) solo per redigere progetti che non potranno essere realizzati in considerazione di tutti i vincoli esistenti? Si spera forse in una “distrazione” della Regione Campania per vedere autorizzata la modifica del Put, con una legge regionale che ne smentisce un’altra? O è solo una “mossa elettorale” del sindaco Della Monica, alla vigilia delle elezioni amministrative? 

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Redazione
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