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Campagna, città di fuoco, di acqua e di festa dei fucanoli in onore di Sant’Antonio

Ultimo aggiornamento mercoledì, 30 Gennaio, 2019   19:22

A Campagna, il 17 gennaio, ogni quartiere viene coinvolto con la costruzione del “fucanolo” più grande: centinaia di quintali di legna, provenienti dai vicini boschi vengono utilizzati per la creazione di questi fuochi che sono vere e proprie opere di architettura naturale

Brigadoon è il titolo di un film del 1954 di Vincent Minelli dove si racconta di un villaggio in Scozia che si risveglia ogni 100 anni. Ed è un po’ questa la sensazione che vivo ogni volta che vado a Campagna. Un paesino incastonato nei mondi Picentini che, come uno scrigno circondato dalla sagoma delle montagne, è spesso avvolto dalla nebbia. Pare incantato ma poi (e non certo ogni cento anni) all’improvviso come per magia si rianima.

Una di queste occasioni è il 17 gennaio per la festa dei fucanoli in onore di Sant’Antuono. Una ricorrenza molto particolare che ci richiama a quel stretto contatto con la Terra e il ciclo della vita.

I Fucanoli

In un vecchio trattato di agricoltura è scritto che l’annata agricola inizia il giorno di Sant’Antonio Abate e termina il giorno di San Martino, durando pertanto dal 17 gennaio all’11 novembre. Le due date sono significative, oltre che onorate dalla Chiesa con le figure di due grandi Santi. Questa giornata di gennaio viene alla fine di quel periodo dove la notte sembra non debba aver termine, e il giorno che riprende il sopravvento. E così pure la terra, che sembrava morta ed oppressa dal grande buio e che ora comincia a rinascere.

Ma ritorniamo tra le “vie” di Campagna. Eccoci presso il maestoso Duomo dove è conservata la statua del Santo portato in processione.Tra i simboli legati al culto del Santo c’è il bastone con la croce a “Tau”riportata al suo apice. E’  l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.

La campanella: poiché per scacciare gli spiriti maligni veniva abitualmente usata una campanella.

Il Fuoco: a motivo della guarigione dal “Fuoco di S. Antonio” e per il suo viaggio tra le fiamme degli inferi per riscattare le anime perdute: da qui l’usanza di accendere i fuochi con  funzione purificatrice e fecondatrice della terra. 

Ogni quartiere viene così coinvolto con la costruzione del “fucanolo” più grande: centinaia di quintali di legna, provenienti dai vicini boschi vengono utilizzati per la creazione di questi fuochi che sono vere e proprie opere di architettura naturale.

Le fiamme avvolgono i tronchi e le radici di acacie, faggi e cerri che per l’occasione vengono offerti in sacrificio. Le faville si alzano verso il cielo, e il calore si spande tutto intorno a riscaldare i tanti che, accorsi dai paesi vicini, salgono qui a Campagna per godere di questo rito ancestrale.

Un rito che sa di “comunità” e che per questo ha un valore enorme nei tempi in cui si è smarrito questo senso di appartenenza. A Campagna invece lo ritrovi ancora.

Ogni rione apre i suoi luoghi più preziosi. Quest’anno ho visitato per la prima volta la Chiesa di San Bartolomeo, tra le bellezze artistiche di maggior pregio nella città di Campagna, dove è conservato un Cristo ligneo velato di particolare pregio e suggestione. La chiesa si trova nella parte medievale della città, la zona più antica, immediatamente di fianco al complesso di San Bartolomeo, ex convento domenicano, ex campo di internamento per ebrei ed oggi Museo della Memoria, di cui si consiglia la visita.  La chiesa è ad una navata centrale e ha due cappelle laterali: la cappella di sinistra è dedicata alla Madonna del Rosario, la cappella di destra è invece dedicata al Santissimo Nome di Dio, un crocifisso particolarissimo che viene portato in processione una volta ogni sette anni. Lo straordinario strappo alla regola si compie solo per particolari calamità naturali o eventi eccezionali come accaduto nel 2000 per il Giubileo. Al di sotto della chiesa sono conservate alcuni defunti mummificati.

Il priore ci ha gentilmente accolto e raccontato le storie e le leggende legate al culto del Santo Crocifisso: la testa di Jesù, come viene chiamata dal popolo dei fedeli.(http://ssnomedidio.it/il-crocifisso/).

Ieri avrei voluto avere una di quelle app che usa mio figlio quando va in bicicletta, quella che, una volta completato il giro ti disegna il percorso e ti calcola anche i chilometri che hai percorso. Di sicuro sarebbe venuta fuori una cartina molto arzigogolata considerando i vicoli e i vicoletti, le salite, le discese, le scale, le scalinatelle, percorsi per arrivare a fare il giro di tutti i fucanoli dislocati su tutto il centro storico di Campagna.

In ogni quartiere di Campagna, un fuoco che arde per la festa di Sant’Antonio

Ogni quartiere ed ogni comunità si erano adoperate per la migliore proposta in termini di costruzione del fucanolo ma anche della sua animazione con proposte eno-gastronomiche e di intrattenimento di musica popolare.

La matassa e fasul’ era presente in tutte le postazioni. La matassa è una pasta fatta in casa difficile da realizzare perché è riannodata a mano su se stessa con movimenti precisi e circolari, che giungono a spezzarla in tante listarelle sottili. L’incontro con i fagioli rende il piatto veramente superlativo, vellutato, unico, una vera leccornia. Di sicuro non dovrebbe mancare nei Pat del territorio. Anzi approfitto di questo spazio per proporne le candidatura all’interno dell’elenco regionale. Ne ha tutte le caratteristiche.

Il giro è continuando tra un piatto di matassa e fasul’ e  un bicchiere di vino, tra una chiacchierata con volti noti che ritrovo nel tempo della Transumanza e un panino con salsiccia e broccoli.

Campagna ha un grande fascino, i suo antichi palazzi e le tante chiese hanno mantenuto il legame con il passato, qui la ricostruzione del post terremoto non ha creato il disastro fatto in altri luoghi.

E la  sensazione di Brigadoon che provo ogni volta?  Questo come tanti luoghi della nostra Italia “Interiore” si sta spopolando. Scrivere di questi luoghi per me vuole essere una possibilità di considerare e aprirsi ad altri punti di vista. 

Proprio in questi  giorni un articolo di Franco Arminio :”La diversità è un valore. La lezione di Matera”(Corriere della sera, 17 gennaio 2019) ci fa riflettere su quanto i nostri luoghi devono rappresentare un patrimonio da sviluppare, resistere, per non omologarsi  affinché le future generazioni non sentano la necessità di emigrare.  I luoghi autentici sono una grande risorsa della nostra penisola. L’Italia ha una straordinaria vitalità culturale diffusa nella popolazione proprio grazie alla varietà di lingue e tradizioni locali”.

Abbiamo parlato del fuoco, prossimamente vi parlerò dell’acqua… 

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