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Nella provincia di Salerno il record delle case fantasma

Ultimo aggiornamento venerdì, 3 Marzo, 2017   12:55

L’Agenzia del Territorio (ministero dell’Economia) ha spiato dall’alto, fotografato, e analizzato il territorio. Scoprendo come nella provincia di Salerno, controllando 139 comuni, sono saltate fuori ben 93.389 case fantasma. Tra la Costiera amalfitana e quella cilentana altri casi di abitazioni non registrate: abusive e quindi “fantasme”. E così nell’ordine le città che hanno occultato di più i propri beni immobili sono: Salerno, Roma, Cosenza, Napoli, Avellino, Lecce, Palermo, Catania, Bari, Vicenza, Reggio Calabria, Agrigento, Caserta, Potenza, Cuneo.

Due milioni di case fantasma, scoperte con le foto aeree. Oggi nulla sfugge al “grande fratello”, basta andare anche già solo su google maps e rendersi conto come pezzi di territorio sono ora invasi dal cemento. L’operazione è partita in seguito al decreto legge 262 del 3 ottobre 2006 (governo Prodi). Ma come è stato possibile individuare ciò che “era nascosto” al catasto? Le immagini aeree digitali, con un altissimo grado di risoluzione, sono state sovrapposte alle mappe catastali attraverso un software ad hoc che ha immediatamente individuato gli “oggetti emergenti dal terreno” non presenti sulle carte. Sono stati quindi scartati quelli diversi dagli immobili e identificati i nuovi “corpi di fabbrica”. Prese le particelle del catasto terreni sul quale l’immobile sorge si è individuato poi il titolare. Le liste delle particelle di terreno sulle quali stanno gli immobili fantasma, comune per comune, sono state quindi pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale e consegnate agli stessi municipi (oltre che pubblicate sul sito dell’Agenzia). Ora con la manovra economica, con la spinta “alla regolarizzazione della restante parte di immobili fantasma” si è concesso fino al 31 dicembre di quest’anno il termine dell’accatastamento spontaneo, pagando il costo della pratica di regolarizzazione, oltre agli oneri di costruzione (concessione edilizia) e alle imposte dovute (Ici, Tarsu) per i cinque anni precedenti, che dovrebbero essere richieste dai comuni. Per chi non si metterà in regola, dal primo gennaio 2011, l’Agenzia del Territorio procederà all’attribuzione di una rendita catastale presunta, con maggiori spese per il proprietario. Insomma si può parlare di un altro “condono”.

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