Italia Nostra: disavventure del Fuenti non colpa della burocrazia ma violazione norme urbanistiche ARCHIVIO di E'costiera Scritto martedì, 4 Settembre, 2012 09:44 Ultimo aggiornamento mercoledì, 29 Marzo, 2017 09:22 Cosa ne è del mostro del Fuenti e del Parco che doveva sorgere sulle sue rovine, e che doveva rappresentare il simbolo del riscatto della Costiera amalfitana contro il cemento selvaggio che ha deturpato una parte delle sue coste? Sul Corriere del Mezzogiorno del 3 settembre, la proprietaria Maria Teresa Mazzitelli ha raccontato la “storia” di questo luogo, visto dalla sua ottica anche di imprenditrice, addossando le colpe della mancata rinascita dell’area alla “burocrazia che alla fine, dopo un lungo percorso fatto di incontri e Conferenze dei Servizi, ha portato, il 30 settembre 2010, al sequestro dell’intera area e al rinvio a giudizio da parte della Procura di Salerno, della proprietaria, del progettista, del direttore dei lavori, del titolare dell’impresa esecutrice e del responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Vietri sul Mare”. La Procura di Salerno, come scrive la stessa Mazzitelli “contesta l’applicabilità dell’articolo 22 sul restauro del paesaggio (legge regionale 35/87) al progetto del Parco di Fuenti”. Raffaella Di Leo, presidente regionale di Italia Nostra, dopo la lettura della “ricostruzione” dei fatti visti dall’ottica della proprietà, risponde così: “Le disavventure imprenditoriali di Maria Teresa Mazzitelli non sono frutto di “meandri della burocrazia” o di ricerca di “immeritata notorieta’” (da parte di chi?) ma di violazione della normativa urbanistica e paesaggistica vigente Sono degne di grande rispetto le attività imprenditoriali di chi persegue “un riscatto di immagine” e impegna capitali propri in un progetto volto al recupero paesaggistico di un’area stravolta da illecite edificazioni, ma non va sottaciuto che si tratta di un doveroso risarcimento. Nel caso specifico l’eccezionalità dell’impresa avrebbe dovuto imporre cautela e umiltà nel rispetto delle norme specifiche relative al particolare territorio. Contrariamente a quanto si evince dall’intervento dell’ arch. Maria Teresa Mazzitelli, Italia Nostra ha partecipato alla CdS svoltasi nei primi mesi del 2004 (ex l. 241/90, senza diritto di voto), ma non ne ha condiviso le conclusioni. I rappresentanti di Italia Nostra, nell’occasione, dichiararono il loro dissenso in relazione al progetto di ripristino ambientale dell’area e sostennero le proprie ragioni non soltanto esponendo genericamente le esigenze di tutela del paesaggio, evidentemente non condivise dalle autorità all’uopo preposte, ma anche esponendo (in una relazione ampiamente argomentata sottoscritta dal Segretario regionale arch. Luigi De Falco e allegata al verbale della CdS) il preciso contrasto con gli artt. 10,17,22 e 23 della Legge regionale n. 35/87 (approvativa del Put), nonché con le norme tecniche di ingegneria naturalistica approvate con Del. G.R. del 12.7.2002, n. 3417 di cui al DPGRC n. 574 del 22.7.2002 e successiva Del. G.R. del 20.9.2002, n. 4084. Le motivazioni giuridicamente argomentate non furono, con ogni evidenza, tenute in alcuna considerazione, anzi evidentemente non condivise dalle autorita’ ivi rappresentate che approvarono ugualmente il progetto, ravvedendone una presunta conformita’ alla normativa vigente, ne’ dalle altre associazioni presenti. Per estrema chiarezza si ricorda che nel Put (l.r. 35/87) l’intero comprensorio interessato dalle opere ricade(con il limite della ss 163)nella “zona territoriale 1-a di tutela dell’ambiente naturale di I grado”, la cui normativa fa obbligo di “assicurare l’inedificabilita’ sia privata che pubblica e di impedire ogni trasformazione del suolo (sbancamento, muri di sostegno, riporti etc.)”. Ha ragione Maria Teresa Mazzitelli: hanno sbagliato tutti quelli che hanno approvato il progetto in Conferenza dei Servizi. E gli imprenditori (italiani o stranieri) faranno bene a fuggire se intendono ignorare o aggirare le norme, con o senza la complicità dei poteri costituiti. Almeno fino a quando non sia completato lo smantellamento di tutte le norme di tutela dell’ambiente e del paesaggio “per il rilancio del Paese attraverso la cultura e il turismo”.