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Nobel per la Pace a due cronisti, premiato il giornalismo senza censure

Ultimo aggiornamento domenica, 6 Marzo, 2022   20:44

“Il Comitato norvegese è convinto che la libertà di espressione e la libertà di informazione aiutino a garantire un pubblico informato. Questi diritti sono prerequisiti cruciali per la democrazia e per la difesa contro guerre e conflitti. L’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a Maria Ressa e Dmitry Muratov intende sottolineare l’importanza di tutelare e difendere questi diritti fondamentali“. Non accadeva dal 1935, quando venne assegnato al giornalista tedesco che aveva rivelato il piano segreto di riarmo della Germania, che il prestigioso riconoscimento andasse a due cronisti scomodi al potere. Le motivazioni di questa edizione 2021, che ha visto una reporter filippina e un caporedattore russo preferiti a oltre 300 candidati più mediaticamente “alla moda”, non lasciano dubbi su quale sia oggi la frontiera calda dei diritti civili. “Senza la libertà di stampa sarà difficile promuovere con successo la fraternità tra le nazioni, il disarmo e un ordine mondiale migliore”, spiegano i 5 delegati della Fondazione istituita a Oslo dallo stesso Alfred Nobel, per assegnare i riconoscimenti ai meriti di pace. Sotto questo profilo, i premiati hanno storie “esemplari”.

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Muratov: non è merito mio ma di Novaya Gazeta e dei giornalisti morti per difendere la libertà di parola.

La sede di Novaya Gazeta espone le foto dei suoi cronisti uccisi (foto da Twitter di Elizaveta Vereykina).
copertina, l’apertura di Rappler con l’annuncio del Nobel alla sua direttrice e al collega russo..

“Vi dirò questo: non è merito mio. E’ Novaya Gazeta. Sono quelli che sono morti difendendo il diritto delle persone alla libertà di parola. Siccome loro non sono con noi, probabilmente hanno deciso che sia io a dirlo a tutti”. Il commento rilasciato da Muratov alla Tass, non è affatto una frase ad effetto. Il quotidiano che ha contribuito a fondare nel 1993, ha pagato il suo lavoro di libera informazione con 6 giornalisti uccisi. La vittima più famosa è stata Anna Politkovskaja. Le sue inchieste sulla Russia di Vladimir Putin l’avevano messa nel mirino di intimidazioni legali e minacce violente, culminate con l’assassinio per mano di un killer a contratto, ingaggiato da mandanti rimasti sconosciuti alla giustizia. Il ritratto della collega assassinata nel 2006 è apparso sulle finestre del giornale, appena arrivata la notizia del Nobel per la Pace. Si è fatto presto vivo anche il Cremlino, con le “congratulazioni” al premiato esternate dal portavoce del presidente. “E’ devoto ai suoi ideali, ha talento, ha coraggio”, ha detto Dmitri Peskov, secondo la traduzione diffusa dall’Ansa. Parole dal sapore ambivalente, nonostante l’ammissione che “naturalmente si tratta di un alto riconoscimento”.

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La stampa di Manila ignora il premio alla reporter Ressa, prima filippina a vincerlo ma invisa a Dutarte.

L’outlet delle fake news, era stato invece il giudizio dato da Rodrigo Duterte intorno Rappler. Ma è grazie ai reportage di questo web-giornale sul governo del presidente-sceriffo delle Filippine, che la sua fondatrice è stata scelta per il Premio 2021. Ressa l’aveva aperto nel 2012, collezionando arresti e denunce per imbavagliarla. E’ dovuta tornare negli Stati Uniti, dove aveva iniziato la carriera, per continuare a scrivere in libertà. “Usa la sua libertà di espressione per mettere in luce gli abusi di potere, l’uso della violenza e il crescente autoritarismo nel suo Paese d’origine”, motiva il Comitato. Per rendersene conto facilmente, basta interrogare Google e scoprire che la stampa di casa ha praticamente ignorato il primo Nobel vinto da una filippina. Se per i giurati norvegesi la giornalista premiata “si è dimostrata un impavido difensore della libertà di espressione”, il silenzio dei suoi colleghi di Manila spiega da solo la reale portata di quel sintetico giudizio preso a Oslo.

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Social e potere: le inchieste di Rappler su opinioni manipolate e del quotidiano russo sulla fabbrica di troll.

La copertina di Novaya Gazeta con le notizie sul Nobel ai due cronisti scomodi al potere.

Ressa e Muratov “ricevono il Premio per la Pace per la loro coraggiosa lotta per la libertà di espressione nelle Filippine e in Russia”. La conducono scrivendo su testate che hanno fondato, diventate un punto di riferimento. “Novaja Gazeta è oggi il giornale più indipendente in Russia, con un atteggiamento fondamentalmente critico nei confronti del potere. Il giornalismo basato sui fatti e l’integrità professionale lo hanno reso un’importante fonte di informazioni su aspetti censurabili della società russa, raramente menzionati da altri media“. I poteri messi sotto i riflettori “hanno risposto con vessazioni, minacce, violenze e omicidi”. Il caporedattore russo ha pubblicato di frodi elettorali“, e raccontato le fabbriche di troll che influenzano l’opinione pubblica con le fake-news specialmente sotto elezioni. La reporter filippina ha documentato su Rappler “come i social media vengono utilizzati per diffondere notizie false, aggredire gli oppositori e manipolare il dibattito pubblico”.

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Il Comitato: un Nobel a tutti i giornalisti che difendono libertà di stampa in condizioni sempre più avverse.

I due cronisti ricevono il Premio, proprio quando a Washington una commissione del Senato valuta le rivelazioni dell’ex dirigente Frances Haugen sulla politica aziendale di Facebook, inerte contro certe derive perché generano profitti in quanto i contenuti di odio e divisivi sono più distribuiti e raggiungono più persone“. Entrambi i premiati sono scomodi ai loro governi, che fanno leva su campagne orchestrate per fomentare gli odiatori da tastiera e delegittimare le inchieste giornalistiche. Il giurati norvegesi li hanno scelti per aver “costantemente difeso il diritto dei giornalisti di scrivere tutto ciò che vogliono su ciò che vogliono, purché rispettino gli standard professionali ed etici del giornalismo”. Ricevono il Nobel perché “il giornalismo libero, indipendente e basato sui fatti serve a proteggere dall’abuso di potere, dalle bugie e dalla propaganda aggressiva“. Per questo il Comitato si premura di aggiungere che Ressa e Muratov, allo stesso tempo, sono rappresentanti di tutti i giornalisti che difendono questo ideale in un mondo in cui la democrazia e la libertà di stampa affrontano condizioni sempre più avverse”.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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