Costiera amalfitana, a Maiori si impara la terapia della risata GLOBAL LOCAL di E'costiera Scritto lunedì, 27 Marzo, 2017 10:57 Immaginavamo già che ridere potesse farci star bene, ma sapere che ci sono anche degli studi scientifici che l’attestano, e dei corsi di risoterapia che imparano a “ridere senza motivo” come terapia antistress e benefica, l’abbiamo appreso con il training course “Ha Ha Ha…for health, learning and well being” che si sta svolgendo presso il Convento di San Francesco a Maiori, Costiera amalfitana. E’ l’associazione Acarbio, con l’aiuto di un esperto francese come Pierre Fayet, che sta spiegando ai 27 partecipanti come applicare la “terapia della risata” su minorenni, anziani, manager, persone con difficoltà, senza tetto, rifugiati. Un esercizio di yoga della risata Fino al 30 marzo il progetto Erasmus+, coinvolge 13 organizzazioni internazionali (Solidarity Tracks) Grecia, (A.C.T.O.R) Romania, Refad Loire (Francia), Humana People to People in Latvia (Lettonia), Association of Citizens Cefe (Macedonia) Agrarian-Farming Union of Shirak (Armenia), Regional Association of Youth Initiatives (Georgia), Ra i Do (Polonia), Millenium (Moldova), Loesje Palestine (Palestina), Asociaciòn Diagonal Espana (Spagna), Club Culturel Ali Belhouane Tunis (Tunisia) che nei loro paesi si occupano di vari temi sociali e sono a contatto con diverse emergenze. Un esercizio di yoga della risata sulla terrazza Convento San Francesco, Maiori Pierre Fayet, esperto in terapia della risata (noto in Francia con il suo “La méthode Exhilarante) sta dimostrando con diversi esercizi pratici, come lo “yoga della risata”, i benefici che procura una risata, pratica diffusa con successo anche in ambienti ospedalieri. Negli ultimi anni le scoperte della medicina e delle neuroscienze hanno evidenziato tante note positive. Lo stress attiva un meccanismo di difesa nel nostro organismo che spinge il sistema simpatico a produrre dei cambiamenti biochimici che alterano il nostro benessere generando crisi di ansia e a volte anche panico. Lo yoga della risata si propone proprio come metodo alternativo per ripristinare le corrette funzioni del corpo e portare le persone che lo praticano a sciogliere tensioni fisiche ed emotive. Pierre Fayet sta insegnando al gruppo una serie di esercizi di respirazione per eliminare le inibizioni. Si inizia ad emettere dei suoni senza senso al termine dei quali si ride fragorosamente, e successivamente si sperimentano diversi tipi di risata utilizzando anche i movimenti del corpo. E’ una disciplina che si basa sul dato scientifico che il corpo non avverte la differenza tra una risata reale e una indotta (se fatta volontariamente) e si producono gli stessi benefici sia a livello fisiologico che psicologico. Bisogna ridere in maniera continuativa per almeno 10-15 minuti. Durante la giornata tanti i momenti di riflessione e confronto “I sorrisi o le risate che facciamo nella vita quotidiana durano troppo poco per portare benefici e modificazioni biochimiche nell’organismo – spiega Fayet – La risata dovrebbe essere fragorosa, bisogna esercitare il diaframma a farci ridere nella maniera corretta. Dovrebbe essere una risata di pancia”. Ed imparare a ridere è senz’altro un esercizio che richiede impegno così come per qualsiasi altro allenamento.Una volta imparata la tecnica la si può utilizzare ogni qual volta se ne sente la necessità. Pierre Fayet in un disegno Ma dove viene praticata e in che occasioni? “Trova applicazione in diversi ambiti – racconta l’esperto francese che fa corsi in giro per il mondo – nelle scuole, negli uffici, nei grandi magazzini, nelle carceri, negli ospedali, con i bambini disabili, gli anziani, rifugiati, persone che hanno perso casa e lavoro. Questa pratica può portare serenità là dove le tensioni e le sofferenze sono molto alte, aiuta a creare senso di coesione nei gruppi di lavoro ma soprattutto migliora l’umore, scioglie blocchi emotivi e rasserena la mente”. Questi laboratori didattici saranno poi resi accessibili a tutti on line, sulla piattaforma dedicata all’”e-learning per l’educazione non formale”.