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Anche Sapri abbatterà il suo ecomostro

Ultimo aggiornamento mercoledì, 22 Marzo, 2017   12:53

Da Sapri parte un monito e un chiaro esempio di come può essere difeso il patrimonio costiero della provincia di Salerno. E stato firmato un protocollo d’intesa fra il Comune cilentano e la società Club Tirrenico srl per l’abbattimento della struttura “ex cementificio”, a ridosso della statale 18. Una firma sancita dal passaggio della Goletta di Verde, la storica campagna di Legambiente a difesa dei mari e delle coste italiane. E dall’imbarcazione ambientalista arriva anche un monito alle amministrazioni comunali della regione, affinché si adoperino per porre fine alla piaga del cemento, in particolare quello illegale, procedendo con politiche di abbattimento e riqualificazione del paesaggio.

Il protocollo d’intesa è stato firmato nel corso l’incontro “La riqualificazione ambientale del fronte mare di Sapri: strumenti, progetti  e proposte”, alla presenza di Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente; Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania; Anna Savarese, vice presidente di Legambiente Campania; Giuseppe Del Medico, sindaco di Sapri; e l’amministratore della società Club Tirrenico srl. Secondo quanto previsto dal protocollo, la società, proprietaria dell’immobile rustico costruito in località Pali, denominato “ex-cementificio”, a ridosso della strada statale n°18, rimasto incompleto e oggi ridotto in pessime condizioni statiche al punto da essere stato oggetto di una apposita ordinanza sindacale per il rischio di crollo, si impegnerà alla demolizione del manufatto entro la fine del 2013. Questo, su proposta della stessa amministrazione comunale che ritiene la riqualificazione del fronte-mare obiettivo strategico per lo sviluppo socio-economico dell’area, proprio attraverso interventi di valorizzazione ambientale e paesaggistica dei siti degradati.

Oltre a politiche urbanistiche che hanno consentito la costruzione degli ecomostri” legali”, a preoccupare è ancora di più il mattone illegale che continua a essere una piaga della Campania. I numeri delle Procure generali, già evidenziati nei rapporti Ecomafia e Mare monstrum di Legambiente, raccontano ancora una Campania ferita a morte dal cemento illegale. E ancora troppo poco si fa sul fronte degli abbattimenti. Una piaga che non risparmia la provincia di Salerno, né tantomeno aree di pregio come il Cilento. Le ultime statistiche della Procura generale di Salerno parlano di 312 abusi da abbattere, sia nelle aree interne che costiere. Sei anni fa, erano 371. Negli ultimi quattro anni è stata una corsa a ostacoli continua, che ha costretto, tra ricorsi e condoni, al deposito di 169 decreti di archiviazione. Nell’ultimo periodo, sul territorio di competenza del tribunale di Salerno, su 19 demolizioni eseguite ben 18 sono state fatte dagli stessi proprietari. Altre 20 auto demolizioni erano state registrate prima del 2011. E purtroppo nella corsa a ostacoli per affermare la legalità, non sempre i Comuni collaborano con entusiasmo: in tanti casi, sono assenti nelle richieste di fondi alla Cassa depositi e prestiti per le demolizioni, o nelle nomine dei direttori dei lavori e dei consulenti tecnici necessari. Scarso, e per questo preoccupante, il numero degli abbattimenti da eseguire al tribunale di Vallo della Lucania: appena sei. Solo tre le demolizioni precedenti al 2011. E non è più incoraggiante la realtà a Sala Consilina: 15 procedure aperte, solo in tre casi i Comuni hanno chiesto i finanziamenti previsti alla Cassa depositi e prestiti. Prima del 2012, solo quattro demolizioni. Sulla base dei dati certi in possesso della Procura generale, sono solo gli 8 processi per abusivismo a Vallo giunti a sentenza definitiva.

Una trasformazione del paesaggio costiero campano che, secondo uno studio di Legambiente, ha conosciuto negli ultimi decenni un’ascesa costante ed inesorabile: con l’espansione degli agglomerati urbani, costruzione di complessi turistici, case singole, porti ed infrastrutture, sono stati cancellati ben 29 km di litorale, pari al 16% dell’urbanizzazione avvenuta in 2000 anni di storia. Su un totale di 360 km di costa, da Sapri a Baia Domizia,  escluso le isole, oltre la metà del territorio, precisamente 181 km, risultano trasformati, di questi, 28 sono occupati da opere infrastrutturali, sono 51 i km di paesaggi urbani ad alta densità, 102 i km di costa occupata da insediamenti con densità più bassa, mentre solo 17 km possono considerarsi ancora paesaggi agricoli. All’assalto del cemento sono sfuggiti solo 162 km di litorali, ma la ragione della loro salvezza risiede nel profilo roccioso e nella loro peculiare morfologia che rende complicata l’urbanizzazione.

“La bellezza è la più grande risorsa del nostro Paese e la nostra sfida su questo fronte è senza sosta – dichiara Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania – Dal Cilento arriva non solo un chiaro esempio di rispetto della legalità, ma soprattutto un monito ai sindaci e alla classe politica su quale sia la strada giusta da perseguire perché ci dice che solo abbattendo gli abusi questo paese può tornare a far sorridere i suoi territori. Fermiamo la folle corsa ai condoni, abbattiamo gli ecomostri e rilanciamo le straordinarie risorse di questa terra. Proprio la bellezza può essere la chiave di una nuova idea di sviluppo, sociale ed economico. Come dimostra l’esperienza di oggi a Sapri, si possono innescare nei territori processi di trasformazione che puntino a rendere più belle, moderne e vivibili le città, contribuendo così a migliorare la qualità della convivenza, del benessere individuale e collettivo”.

E'costiera
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