Sortino Diruta: il borgo medievale che ricorda il “Grande Terremoto” COPERTINA LE DUE SICILIE PRIMO PIANO STORIE di Maria Rosaria Sannino Scritto lunedì, 27 Gennaio, 2025 18:01 Una città medievale incastonata sulle pendici della Valle dell’Anapo, nella Sicilia sud orientale circondata da fiumi, torrenti e vegetazione, al confine con la Riserva Naturale di Pantalica. Questa era Sortino prima del disastroso terremoto del 1693. La città venne rasa al suolo seppellendo sotto le macerie secoli di storia e di vita e venne ricostruita sul pianoro soprastante, così dall’alto guarda sempre ciò che era un tempo. La partenza dal Convento dei Cappuccini a Sortino Ciò che invece resta di Sortino Diruta è un sito riscoperto più di trent’anni fa grazie al lavoro prezioso dell’associazione Sicilia Antica che vi appose i cartelli visibili ancora oggi, e vi sistemò i sentieri. L’associazione di Avola, Acquanuvena, con i suoi soci che arrivano da tutta la provincia di Siracusa, fa “rivivere” i luoghi attraverso giornate che hanno sempre un forte valore storico-naturalistico, stimolando chi vi partecipa a volerne sapere di più. Lungo i sentieri di Sortino Diruta Saro Cuda, già presidente e socio attivissimo, impegnato nei movimenti per la Pace, è da sempre una “guida d’eccezione” per chi desidera scoprire la Sicilia del passato, una terra che ha attraversato, in fasi alterne, momenti di splendore e di difficoltà, lasciando un’eredità culturale e storica unica nel suo genere. Saro Cuda mentre racconta la storia dei luoghi Ha così “aperto” questa volta alcune “pagine di storia” sulla Sortino Diruta che ancora oggi rischia di essere dimenticata, e insieme a una ventina di persone (soci di Acquanuvena), ha ripercorso l’antico sentiero che dal centro storico di Sortino si snoda partendo dal Convento dei Cappuccini, dove con lo sguardo rivolto verso la valle, si intravede l’intreccio di ruderi e natura che racconta le vicende di un luogo un tempo vivo e pulsante. Sortino Diruta, all’interno di un vecchio frantoio Tutt’intorno continua una testimonianza dell’attività agricola, dove alcuni cancelli impediscono la piena fruibilità del posto. Resistono così agrumeti e uliveti, che con i loro “frutti” ricordano a tutti come l’uomo da sempre ha saputo individuare territori dove avrebbero potuto avere fonte di vita. Perché qui di acqua ce n’è in abbondanza, grazie al Torrente Guccione, affluente del fiume Anapo,(conosciuto in loco come “Torrente Ciccio”). Infatti lungo il percorso, fatto di stradine lunghe e contorte, sono ubicate alcune concerie, dove si lavoravano le pelli, così come i frantoi e i palmenti rupestri, costruiti tra rocce calcare. Le case di Sortino Diruta, erano spesso dotate di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, testimonianza di una ingegnosa gestione delle risorse idriche. A completare questo quadro, la “saia” (dall’arabo “saqija”), un sistema di irrigazione diffuso anticamente nelle campagne siciliane. Utilizzata ancora oggi da alcuni agricoltori, la saia è formata da canali che trasportano l’acqua contenuta nella cisterna chiamata “gebbia“, dall’arabo “jabh“, fino ai campi da irrigare. A Sortino Diruta tra sentieri immersi tra agrumeti Un esempio tangibile di come la comunità abbia saputo adattarsi alle sfide, sviluppando “infrastrutture” che univano funzionalità e sostenibilità. Questi elementi sono ancora visibili e raccontano una storia di vita quotidiana legata alla terra e all’acqua, risorse vitali per la sopravvivenza della comunità. Lungo il percorso si trovano anche delle grotte incredibilmente grandi come città, come quella denominata “Tramontana” che presenta al suo interno anche resti di mura che ne testimoniano l’antica funzione. La struttura ricorda la grotta di Mangiapane a Custonaci (provincia di Trapani) con caratteristiche comuni, tra spazi naturali e la possibilità di un utilizzo abitativo in epoche remote. Chissà, forse testimonianza di adattamenti e trasformazioni legate alle necessità delle comunità che vi hanno trovato rifugio o insediamento. Sortino Diruta, all’interno Grotta Tramontana E così passeggiando tra i ruderi si può quasi sentire l’eco delle voci e dei rumori della vita quotidiana che fu, in un’oasi di pace, ideale per gli amanti del trekking. La zona delle concerie a Sortino Diruta Si trovano così esempi di archeologia industriale – alcune attività come le concerie sono rimaste attive fino agli anni ’50 – portate alla luce dal sortinese Gioacchino Bruno che con Dario Minnalà e in collaborazione con la Soprintendenza di Siracusa, verso gli anni ’80, diedero vita ad un gran lavoro di indagini, facendo riaffiorare manufatti di diverse epoche che vanno da quella preistorica, greca, bizantina, araba e medioevale. Ricordare chi con dedizione e anche con una dose di coraggio, oltre che di passione, ha reso tangibile un luogo che sarebbe stato seppellito anche dalla memoria collettiva, è dare il giusto riconoscimento a un impegno che ha permesso di restituire alla comunità un patrimonio altrimenti perduto. Trasformando l’oblio in memoria viva e il passato in un elemento di identità culturale che andrebbe però valorizzata e resa maggiormente fruibile. 1693-2023: 330 anni dal terremoto che colpì la Sicilia orientale Cavagrande Cassibile, Riserva in fumo. Acquanuvena: ora il catasto incendi Autore Maria Rosaria Sannino Giornalista professionista, cronista, reporter di viaggi, appassionata di fotografia e reportage. Visualizza tutti gli articoli