A Napoli la mostra di Sgarbi: Museo della Follia. Da Goya a Maradona ARCHIVIO di Marta Manzoni Scritto giovedì, 21 Dicembre, 2017 19:18 Ultimo aggiornamento sabato, 21 Aprile, 2018 10:43 E’ nella Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta a Napoli (centro storico, in via Dei Tribunali) l’esposizione della mostra itinerante a cura di Vittorio Sgarbi e realizzata da Cesare Inzerillo, Giovanni Lettini, Stefano Morelli e Sara Pallavicini dal titolo: “Museo della Follia. Da Goya a Maradona”. L’esposizione sarà visitabile sia alla vigilia che a Natale con aperture straordinarie il 31 dicembre a Capodanno e all’Epifania. Ci sarà comunque tempo fino al 27 maggio 2018. La mostra itinerante si snoda in un percorso eterogeneo di oltre 200 opere tra dipinti, fotografie, sculture, oggetti e istallazioni multimediali sul tema della follia. “Entrate, ma non cercate un percorso, l’unica via e? lo smarrimento”. E’ questa la condizione ideale per affrontare l’intimo rapporto tra arte e follia che si snoda nel labirinto sensoriale del museo. Ligabue nel museo della Follia La mostra si articola in diverse sezioni: il percorso apre con i dipinti e le sculture di grandi maestri della storia dell’arte internazionale come Francisco Goya, Francis Bacon, Adolfo Wildt e nazionale – come Telemaco Signorini, Fausto Pirandello, Antonio Ligabue – la cui mente, attraversata dal turbamento, ha dato forma a un’arte allucinata e visionaria. Prosegue poi con gli Stereoscopi: supporti magici attraverso i quali il visitatore viene trasportato in un’altra dimensione, precisamente nell’ex ospedale psichiatrico di Mombello, luogo dove ha trascorso diversi anni della sua vita l’artista Gino Sandri, al quale e’ dedicata questa sezione, e le cui opere si alternano in un corridoio di emozioni. La presenza ipnotica di Carlo Zinelli, rompe la scena con dei coloratissimi dipinti e trova assonanza con l’esperienza artistica di Venturino Venturi, uno spirito giocoso e al contempo tragico, a meta? strada tra fiaba e turbamento. Fabrizio Sclocchini ci conduce nelle stanze di un ex-manicomio abbandonato attraverso una serie di fotografie dal titolo “Gli assenti”. Sono immagini poetiche, che riportano in vita quei luoghi oggi abbandonati e sospesi in un tempo che non c’è più. Tra le video installazioni anche un inedito monologo di Paolo Crepet “Arte Liberta? Follia Dolore. Da Mario Tobino a Franco Basaglia”; e alcuni interessanti documentari, tra cui “O.P.G”, un estratto dell’inchiesta condotta dal Senato della Repubblica sugli ospedali psichiatrici giudiziari. Testimonianze preziose, come quegli oggetti che costituiscono la Stanza dei Ricordi e che diventano qui, in un allestimento diffuso, spunti suggestivi per un dialogo intimo con i grandi capolavori esposti. In questa edizione partenopea, la vera grande novità, da cui ha origine il sottotitolo, è l’ingresso del mondo del calcio in quello dell’arte: il Museo della Follia include qui, tra le vite di pittori, scultori e poeti, la presenza di Diego Armando Maradona. E viene spiegata così da Vittorio Sgarbi: “Non esiste un capolavoro indiscusso come non esiste un genio indiscusso. Fino a Caravaggio la vita di artisti anche immensi come Leonardo o Michelangelo è inferiore all’opera. Con lui la vita diventa arte. Come in Maradona. In entrambi l’esistenza passa per un abisso che non santifica. Non è una forzatura. I volti di Caravaggio sono i ragazzi di vita, delle strade, delle periferie dell’umanità. Le sue opere mostrano al contempo dolore e divino, luce e buio, peccato e redenzione. Maradona è il Caravaggio del Novecento. E io lo porto in un museo”. https://www.youtube.com/watch?v=B5-4xm8Gw-8 SalvaSalva