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Un viaggio nelle terre dello Stupor Mundi 

Melfi, il castello federiciano

Quando scegli un viaggio in cui il filo conduttore è Federico II di Svevia, allora il viaggio non può che non lasciarti “stupito“. Ed è così che abbiamo intrapreso un piccolo tour che in un solo weekend ci ha portato al cospetto di una delle personalità più maestose, eclettiche, esaltanti di tutti i tempi: l’imperatore Federico II di Svevia conosciuto come lo Stupor Mundi. 

Di lui si è scritto di tutto e altro ancora, fu soprattutto chiamato Stupor Mundi, per via della sua grandissima curiosità intellettuale, che lo portò allo studio della filosofia, dell’astrologia, della matematica, della medicina e delle scienze naturali. Ci si chiede, ma come un solo uomo può aver realizzato tanto in una sola vita? Nacque a Jesi, in pubblica piazza, (ci siamo stati, vi ricordate? Con un’altra “Gita al mese”, qui l’articolo https://www.ecostiera.it/marche-in-tre-giorni-immersione-tra-borghi-storie-e-comunita-locali/ ) il 26 dicembre del 1194 e morì a soli 56 anni a Torremaggiore il 12 dicembre  1250. Di lui, alla sua morte, il figlio maggiore scrisse :”Il sole del mondo si è addormentato, lui che brillava sui popoli, il sole dei giusti, l’asilo della pace”.

Ed ecco che siamo di nuovo in partenza: Eboli – Melfi: prima tappa il castello di Melfi dove ad attenderci è la nostra guida autorizzata della Regione Basilicata. Giusy con grande chiarezza, competenza e  professionalità ci accompagna in una visita dell’imponente castello federiciano che domina l’intero borgo della cittadina Lucana. È proprio in questo castello che Federico scrisse: “Le Costituzioni di Melfi”, un insieme di norme volte a regolamentare gli aspetti economici e la vita sociale nell’ambito del regno di Sicilia, leggi promulgate il 1º settembre 1231  e raccolte nel Liber Augustalis. Il castello è molto ben tenuto e, oltre alla sezione dedicata a Federico, contiene anche il museo archeologico che documenta la storia di questo territorio che si racconta attraverso un consistente patrimonio archeologico che parte  dalle popolazioni italiche fino alle influenze greche e poi romane. Ma quanto eravamo belli?

Nel castello di Melfi, una statua che raffigura Federico II di Svevia

La seconda tappa nel pomeriggio ci ha portato a Castel del Monte che può essere considerato una sorta di “compendio” di tutto ciò che Federico II voleva trasmettere al mondo intero non soltanto limitato alla sua epoca ma affinché i suoi messaggi, le sue conoscenze, la sua filosofia arrivasse fino a noi.

Castel del Monte ad Andria, Puglia

Tutto questo avviene attraverso un’architettura che segue leggi matematiche, fisiche, filosofiche e naturalistiche. Castel del Monte è un libro che non si finisce mai di leggere, obbligatorio visitarlo.Anche qui ci siamo avvalse di una guida autorizzata della Regione Puglia che coniuga magnificamente le conoscenze storiche alla teatralità. La guida si conclude con la declamazione di una poesia d’amore scritta in siciliano dallo stesso Federico (e vi ho detto tutto).

Dopo il pieno di tanta bellezza abbiamo proseguito il nostro viaggio, ad attenderci Trani, città della Puglia che è stata definita: “perla dell’Adriatico“, “ regina delle cattedrali di Puglia” e “Atene della Puglia”, scusate se è poco. Sistemazione in albergo e poi via, alla scoperta della Trani by night con la ricerca del ristorantino. Ce ne sono un’infinità sulla zona del porto, per ogni gusto e ogni tasca. E poi lei, la magnifica cattedrale illuminata in riva al mare e ti chiedi: ma questi architetti e maestranze dell’antichità erano umani o venivano da altri pianeti?  Anche perché il contrasto con le costruzioni delle città moderne è abissale, le nostre città sono cemento, asfalto e brutture, e quando vengono messe al confronto con questi centri storici il contrasto è davvero stridente. Ma cosa ci è successo? Me lo chiedo spesso.

Trani, la cattedrale illuminata di notte

Colazione e via, la nostra guida ci aspetta, l’appuntamento è davanti al castello, sempre di Federico II. Lo sapete che a Federico si attribuiscono 111 castelli ?

La guida ci racconta del castello, anch’esso direttamente sul mare e poi entriamo in cattedrale e più persone del gruppo le vedi un po’ imbambolate come prese da un attacco de “La sindrome di Stendhal”, un disturbo psicosomatico che si manifesta quando si è di fronte a opere d’arte di straordinaria bellezza. Sfinite, ci accomodiamo sulle panche e restiamo in contemplazione.

Unico neo di questa spedizione è stata la pioggia che purtroppo ci ha accompagnato, ma il gruppo è ben attrezzato e le nostre amiche, diversamente giovani, sono sempre un modello da prendere come esempio. Magicamente dalle borsette escono fuori queste mantelle impermeabili, dai colori, improbabili, e che in  men che non si dica ci trasformano in una macchia colorata vagante in questa città bianca, tra le pietre, pure scivolose, delle pavimentazioni in pietra di Trani, attraversando il nucleo del centro storico tra il quartiere ebraico, le sinagoghe e i palazzi nobiliari.

Lasciamo sulla destra il mare e il suo porto pieno di pescherecci, si acquista al volo anche del pesce appena pescato, e via verso la tappa successiva. L’ora si è fatta, le campane della magnifica cattedrale di Altamura ci accolgono, costruita per volere diretto di Federico II si staglia con la sua imponente altezza di 45 metri sulla città che fu anch’essa ricostruita da Federico che la trovò distrutta dai saraceni. E’ una delle quattro cattedrali palatine, dipendenti cioè direttamente dall’imperatore, non dal papa. E’ bene ricordare che Federico venne scomunicato per ben quattro volte, lui seguiva le sue di leggi, uno spirito libero. La cattedrale è in stile romanico pugliese, una magnificenza di linearità ma anche una ricchezza di decori che trovano nel portale la sua massima espressione: 22 scene evangeliche in miniatura che raccontano la missione di Cristo: dall’annunciazione alla Pentecoste, il portale di Altamura sembra non aver perso nulla nei secoli della sua potenza espressiva che ha tutta l’energia e la forza dei più famosi portali romanici gotici del nord Europa e il respiro e la luce del sud d’Italia.

Come dicevamo l’ora era arrivata ed era quella giusta per soddisfare un altro dei bisogni dei viaggiatori: il palato! Ed ecco pronto a soddisfare ogni nostra voglia l’antico Forno di Santa Caterina che sforna pane dal 1391.  Ad accoglierci una delle due vecchine che ultimamente impazzano sui social!

Altamura, il forno di Santa Caterina sui social

Una foto con lei e poi ci aspetta il forno: non solo pane ma si parte dalla mitica focaccia pugliese a diversi gusti, bombette, broccoli, pancetta, prosciutto alla classica pomodorini e olive, una leggerezza e sofficità uniche! Timballi di pasta al forno. Biscotti e mustacciuoli. 

Sazi e soddisfatti lasciamo Altamura con il nostro bottino:il pane di Altamura DOP, una vera poesia di pane. Ottenuto dalla lavorazione delle semole di grano duro 100% con l’utilizzo di lievito madre rigenerato da intere generazioni ecco che a noi, vogliosi viaggiatori, ci viene offerto il privilegio e la opportunità  di prendere a morsi un intero territorio.

E, come è giusto che sia, così come ogni pranzo non può non finir che “a caso” così il nostro viaggio non può non concludersi allo stesso modo. 

A Gravina di Puglia con il suo “pallone”

La nostra prossima tappa: Gravina di Puglia alla scoperta del suo prodotto più conosciuto: il Pallone, Presidio slow food. Michele, del caseificio Tarantino, ci aspetta. Oggi eccezionalmente aperto per noi perché la domenica pomeriggio solitamente sono chiusi. In questa tappa il gusto trova la sua soddisfazione e l’assaggio del “pallone” ci fa comprendere appieno che ci troviamo nel Parco dell’alta Murgia che qui, a Gravina, ha proprio la sua sede ufficiale e che da settembre 2024 fa parte del sistema di geoparchi mondiali UNESCO, una zona di protezione speciale istituita per proteggere la steppa a graminacee e l’habitat del falco grillaio (sito di importanza comunitaria).

Il “pallone” di Gravina

In questo pallone, un caciocavallo a forma sferica, ritroviamo il sapore e il profumo di questa terra che, ad un occhio poco attento, può sembrare una distesa semi desertica ma che invece è uno scrigno di biodiversità. La visita si completa con la discesa nella “grotta“. Gravina poggia su un promontorio tufaceo e in queste grotte, davvero spettacolari, vengono stagionati i formaggi. 

Consapevoli che Gravina merita più di una sosta, non possiamo lasciarla senza affacciarmi sulla città. Ci accompagna Michele, guida d’eccezione che con orgoglio ci mostra il territorio. Ormai il contatto lo abbiamo stretto e ci ritorneremo sicuramente, perché ancora troppe sono le cose che dobbiamo scoprire, assaporare, godere. 

 

Antonella Dell’Orto (*Viaggiatrice con Giusy che, con “Una gita al mese”, arricchisce tutti noi). 

P. S. Questi viaggi sono anche parte di uno studio, dallo scorso anno anche Eboli è rientrata nelle città Federiciane, per cui noi ebolitani andiamo anche per ampliare le nostre conoscenze su Federico II visto che con #ebolicittàsveva è cominciato un bellissimo percorso nella nostra città. 

Autore

Antonella Dell'Orto
Biologa e contadina. E tanto altro ancora.
https://www.ecostiera.it

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