Marche in tre giorni: immersione tra borghi, storie e comunità locali COPERTINA PRIMO PIANO VIAGGI di Antonella Dell'Orto Scritto martedì, 5 Novembre, 2024 14:24 Tre giorni nelle Marche: un susseguirsi di input, emozioni, paesaggi, storie, incontri ed eventi. Questa volta il nostro tour programmato è stato veramente impegnativo: ogni giorno due luoghi e la sera, risalendo i colli, accoglienza in un borgo tutto per noi. Tante le aspettative e anche le ansie affinché tutto andasse come immaginato. Il gruppo, come al solito, ci dona una risorsa tanto preziosa che è la fiducia, con serenità e benevolenza si affida alla condottiera Giusy ed è pronta a seguirla in queste scorribande. Io sono la voce narrante dell’avventura e così, con il nostro bianco destriero, un pullman da 12 metri e 30, condotto mirabilmente da Nino, prendiamo il volo. Da Eboli a Recanati Il percorso è ad anello. Partiamo da Eboli ci dirigiamo verso nord e per l’andata percorriamo l’autostrada del sole fino a Cassino, poi attraverso l’appennino centrale, la galleria del Gran Sasso con vista sul Corno Grande, dai finestrini scorrono le immagini di una terra che ci riporta a D’annunzio e a Silone, la lettura di alcuni versi e brani ci permettere di osservare con più attenzione il territorio. La prima tappa è Recanati, il natío borgo selvaggio del sommo poeta Giacomo Leopardi. Ci facciamo introdurre dai suoi versi quando all’orizzonte compare il mare Adriatico. Risaliamo la costa e risaliamo il primo, degli infiniti colli, che ci attendono in questo viaggio. La voce narrante di questo tour: Antonella Dell’Orto in un selfie con Leopardi La casa di Leopardi ci riporta alle atmosfere vissute dal “giovane favoloso“. Questi borghi sembrano quasi finti per come sono stati ben mantenuti, indice questo di un popolo che custodisce e rispetta la sua identità preservando il proprio patrimonio architettonico e paesaggistico. Un selfie con il poeta e poi giù a capofitto, di nuovo verso il mare. Jesi, terra natìa di Federico II di Svevia Jesi, il museo federiciano Jesi ci aspetta, una cittadina il cui centro storico è patrimonio Unesco, ci dirigiamo verso la piazza che ha visto nascere Federico II di Svevia, lo Stupor Mundi che nacque in pubblica piazza come recita la frase che troviamo impressa nella pavimentazione, il 26 dicembre 1194. Abbiamo un interesse particolare per questa figura storica dal momento che proprio da quest’anno Eboli è rientrata tra le città Federiciane. Così inviamo video e foto a Lucio, uno degli organizzatori della imponente manifestazione storica che si tiene a Eboli, con La scacchiera vivente, alla quale quest’anno abbiamo partecipato con il gruppo de Le medichesse. Il museo interattivo, a lui dedicato, ci permette di ripercorrere la sua vicenda umana, grandiosa e imponente come i suoi castelli, disseminati in tutto il regno delle due Sicilie. Il borgo medievale di Bargni, immerso nelle colline marchigiane Il paesaggio marchigiano Riprendiamo il viaggio, il nostro albergo ci aspetta. Com’è ormai nostra consuetudine, anche questa volta la nostra scelta è ricaduta sulla ospitalità diffusa. Casa Oliva, nel borgo medievale di Bargni, immersa nelle colline Marchigiane, considerate uno dei paesaggi più belli d’Italia, è la nostra destinazione. Il nostro destriero incontra non poche difficoltà a portarci su, ma il nostro autista è in gamba! L’accoglienza è permeata di gentilezza, le camere, disseminate nel borgo, sono bellissime e sulla chat del gruppo rimbalzano le frasi che ognuno trova scritte sulle pareti. La cena, buona ed abbondante, innaffiata da un vino rosso delle colline marchigiane é il giusto epilogo di questa nostra prima giornata e il naufragar ci sarà dolce in questi morbidi e confortevoli lettoni. Gradara e la storia d’amore di Paolo e Francesca Il risveglio è di quelli che volevamo fosse: le rotondeggianti colline marchigiane, avvolte in una leggera nebbiolina, il silenzio denso, interrotto dal canto di un gallo e il cinquettio di un uccellino, sono lo spettacolo al quale assistiamo, quasi fosse messo in scena per noi. Una ricca colazione e via, pronti per la seconda giornata. Scendiamo il colle e ne risaliamo un altro, quello di Gradara la nostra prima tappa.Lungo il tragitto ci prepariamo rileggendo la travolgente storia d’amore di Paolo e Francesca raccontata da Dante nel canto V dell’inferno. Il cartello “Borgo più bello d*Italia” ci dà il benvenuto, sono i giorni di Ognissanti e il borgo lo vive immergendosi in quest*atmosfera tra ragnatele e scheletri vaganti. Noi andiamo alla ricerca degli spiriti di Paolo e Francesca, e li immaginiamo lí seduti presso il leggío intenti nella lettura del libro “galeotto”. Pesaro tra l’arte di Rossini e Pomodoro Riscendiamo il colle, Pesaro ci attende con il suo mare. Benvenuti nella città capitale della cultura 2024. La sfera di Arnoldo Pomodoro è lo sfondo giusto per una foto di gruppo. Il gruppo intorno alla sfera di Arnoldo Pomodoro L’ora del pranzo ci vede prendere strade diverse, chi per una “crescia” chi per un gelato e chi per un pranzetto a base di pesce in uno dei ristorantini affacciati sul lungomare. Professionalità, gentilezza sono l’espressione più piacevole di questa terra, i passatelli ai frutti di mare, gli involtini di pesce spada serviti con una focaccia, accompagnati da un bianco frizzantino sono una pausa pranzo tutta da godere al sole novembrino sulla lungomare pesarese fruibile e rilassante, ma qui le macchine ci sono? Ci chiediamo stupite, ricordando Salerno e il suo lungomare soffocato dal traffico. Pesaro è invece la capitale della bicicletta e vanta una bicipolitana, con 100 km di piste ciclabili. Incontriamo Silvia (rimembri ancora?) la nostra guida autorizzata della regione Marche che ci introduce alla città, dai villini stile liberty del lungomare ci avviamo verso il centro storico. Il doppio strato dei mosaici di epoca romana nel sottosuolo della cattedrale di Pesaro ci lasciano a bocca aperta, un patrimonio unico nel suo genere, di simili se ne trovano ad Aquileia e ad Otranto. Pesaro, una facciata di un palazzo in stile liberty Passeggiando tra le vie signorili di questa cittadina raggiungiamo piazza del Popolo, dove campeggiare troviamo la stupenda Biosfera, l’installazione scultoreo-digitale, unica in Europa, simbolo e racconto de La natura della cultura dell’anno della capitale della cultura. Incantati dal gioco di luci e di colori ci godiamo il racconto del territorio di Pesaro attraverso i suoi monumenti e riflettiamo sulla tematica dei cambiamenti climatici e della sostenibilità. Un altro giretto tra i cantieri della città impacchettata: qui i fondi del PNNR sembrano essere utilizzati nel modo giusto, con il restauro degli antichi palazzi, conventi, compreso il conservatorio, e qui l’altra anima di Pesaro ci viene incontro:la musica! Pesaro è la città natale di Rossini, il festival a lui dedicato è un evento imperdibile per gli amanti della musica e del bel canto, ed è proprio con la musica che si conclude il nostro pomeriggio pesarese con il concertino dal balcone, un momento delizioso dove tre giovani cantori del conservatorio ci intrattengono con le opere di Rossini. È con gli occhi pieni di incanto e bella testa con le arie del maestro Rossini riprendiamo la risalita dell’ermo colle, che sera dopo sera diventa meno pesante. Pare che anche il nostro destriero si muova con più leggerezza… Anche Nino, il nostro autista ha ascoltato il concerto. Urbino tra viuzze e palazzi ducali La terza mattina la sveglia è suonata prima, la guida ci ha chiesto di essere massimo per le ore 10 ad Urbino. Foto di gruppo all’ingresso di Casa Oliva, il nostro borgo ospitante è ancora una volta giù dal colle. Arriviamo ad Urbino in anticipo – “siamo stati più bravi dei Giapponesi!” ci dice la nostra guida. Più che una una passeggiata è stato un vero risveglio muscolare. Entrati nelle mura della città ci siamo inerpicati fin sul punto più alto della città dove si gode di una vista panoramica davvero suggestiva. Pur essendo giovani, soprattutto di spirito, siamo state veramente brave a farci quella salita mattutina. Fortezza Albornoz posto migliore da cui vedere il Palazzo Ducale con i famosi Torricini e il resto del centro storico. Selfie di rito e poi giù a scoprire la città. Ci inoltriamo nelle viuzze di questo splendido patrimonio Unesco che è la città di Urbino. La città natale di Raffaello Sanzio, sede universitaria di grande pregio. Urbino, Palazzo Ducale sede della Galleria Nazionale delle Marche Il palazzo ducale, espressione più alta del Rinascimento italiano, dimora di Federico di Montefeltro, ci apre le sue porte, siamo anche nella prima domenica del mese e l’ingresso è gratuito. Sede della Galleria Nazionale delle Marche, conserva una delle più belle ed importanti collezioni d’arte del Rinascimento italiano. Sono presenti splendide opere di artisti quali Raffaello, Piero della Francesca, Paolo Uccello, Tiziano. Ci rendiamo conto dell’immensità e della grandezza del luogo, restiamo incantati davanti alle opere di Raffaello, e ci ripromettiamo di ritornarci quando possiamo dedicargli molto più tempo.. Per consolarci ci fermiamo in uno dei localini dove preparano la crescia sfogliata, focaccia tipica di Urbino, (guai a chiamarla piadina!). Ripiena con erbe di campo e casciotta ci restituisce anche il sapore di queste colline del Montefeltro. Una sosta a Gubbio, nell’Umbria composta e monumentale Riprendiamo il nostro tour e, attraversando l’appennino ci accorgiamo che stiamo entrando nel cuore verde dell’Italia: l’Umbria. Qui il verde è il colore dominante e i mattoncini rossi delle case rendono il paesaggio unico e armonioso. Ecco in lontananza la inconfondibile sagoma di Gubbio che ci accoglie con la sua bellezza, composta e monumentale, conosciuta anche come la città di pietra. Ci dirigiamo verso l’ascensore che ci porterà al gioiello di Gubbio, Piazza Grande o Piazza della Signoria, una piazza “pensile” che si affaccia sulla città. Ai suoi lati si trovano i palazzi pubblici della città: Palazzo dei Consoli in stile gotico e Palazzo Pretorio, una magnificenza. Gubbio, la fontana del Bargello Le nostre ginocchia sono salve! Un altro ascensore ci porterà ancora più su, verso la cattedrale dei santi Mariano e Giacomo, in stile gotico. Anche qui a Gubbio dobbiamo ritornarci e magari salire con la funivia ancora più su fino alla Basilica di Sant’Ubaldo, patrono di Gubbio, e magari ci ritorneremo per il 15 maggio, quando si tiene la corsa dei ceri, e qui giungono anche i miei ricordi di quando da giovani studenti venivamo da Perugia per l’apertura delle cantine. Ma non si può lasciare Gubbio senza compiere un rito. Recandosi alla fontana del Bargello, conosciuta come fontana dei matti, tutti possono ottenere la patente da matto facendo tre giri antiorario intorno alla fontana e facendosi bagnare alla presenza di un eugubino che lo certifichi! Ed ecco che cosí lasciamo Gubbio come matte patentate! Si, è vero, di sicuro queste città meritano molto più del tempo che noi gli abbiamo dedicato. Ma comunque, devo dire che nonostante i tempi brevi siamo riuscite a cogliere le atmosfere, i suoni e i colori di questi splendidi borghi e di questa nostra splendida Italia centrale che è sempre esempio di educazione, intelligenza e amore. Note a margine Questo è stato anche il viaggio dell’amicizia: con Maria Francesca, mia amica da trent’anni, che segue le nostre gite da remoto, grazie a Giusy iperattiva sui canali social! Si è unita a noi con la sua dolce famiglia, il povero Carlo e il favoloso Francesco Pio. Ritrovarsi, dopo trentìanni e capire che quando l’amicizia è quella vera non c’è distanza che può rendere meno forte l’affetto che ci lega. E poi c*era anche la mia amica del cuore, quella del liceo. Amica che mi sopporta da 44 anni… Verona: tra tradizione, Aida e autonomia differenziata A Cerignola un museo del grano sognando pane della felicità Sicilia orientale: un viaggio per vedere il bello sotto una nuova luce