Pd: Augusta città di rischi, perché Piano protezione civile del 1988? ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto giovedì, 3 Aprile, 2025 21:54 AUGUSTA – C’è il rischio sismico, come testimoniano i lotti dell’ex villaggio container alle saline, allestito dopo il devastante terremoto del 1990. C’è il rischio industriale, come registrano i filmati delle fiamme infernali che nel 1985 hanno avvolto l’Icam di Priolo, con l’esplosione dei serbatoi di etilene a due passi dal porto petrolifero. C’è il rischio ecologico, come ricorda l’incendio alla Ecomac, con la nube carica di diossina che nel 2022 si è allungata sulle città del Petrolchimico. Poi c’è il rischio ambientale, come rammentano nel quartiere alla Borgata cresciuto intorno il deposito Maxcom, quando nel 2021 si è rotta una manichetta mentre trasferiva carburante da una petroliera. E poi c’è il rischio militare, materializzato nel 1975 ma “ammesso” solo nel 1989, quando è stata desecretata la corte marziale Usa sullo speronamento della Belknap, trainata al pontile Nato nonostante “una alta possibilità che le armi nucleari a bordo siano coinvolte nell’incendio e nelle esplosioni avvenute a seguito della collisione”. Infine c’è il rischio idrogeologico, emerso nel 2021 durante il ciclone Apollo, quando Augusta è rimasta un giorno totalmente isolata per gli allagamenti nelle vie di fuga. Ma del Piano comunale di protezione civile, adottato nel lontano 1988, cosa è rimasto di attuale dopo quarant’anni di stravolgimenti nel territorio? Se lo è chiesto la Regione Siciliana, che lo scorso marzo ha diffidato il Comune per fare agli aggiornamenti di legge. E a ruota se lo chiede il Partito democratico, con un’interrogazione urgente depositata il 2 aprile dal capogruppo Giancarlo Triberio, dopo che la risposta dell’amministrazione al sollecito regionale è stata “una dilatoria manifestazione di interesse per individuare un tecnico”. PER APPROFONDIRE: Augusta: cancro, diossine e piano di protezione civile all’anno zero Triberio: interrogazione su Piano emergenze non aggiornato dopo stravolgimenti del territorio. Giancarlo Triberio.copertina: l’incendio alla Ecomac. “La mancanza di un Piano per le emergenze aggiornato e funzionale alle modifiche urbanistiche, rappresenta una grave carenza che non può più essere ignorata”, avverte un comunicato del consigliere comunale Pd. Triberio la definisce “un’ulteriore prova di superficialità amministrativa, che stavolta sta esponendo la popolazione a rischi ingiustificabili, per come si stanno sottovalutando i molti pericoli”. Rilancia pure la polemica sul “proliferare di nuovi supermercati sullo snodo viario che immette direttamente alla bretella autostradale, compromettendo pesantemente il flusso veicolare sulla principale via di fuga dal centro abitato”. Il documento nota come “la stessa amministrazione che si mostra campione di celerità”, quando si tratta di controverse licenze per costruire attività commerciali in zone cruciali, “si dimostra campione di lentezza quando deve risolvere un tema prioritario per la sicurezza della collettività”. L’esponente democratico contesta la scelta del sindaco Fdi, Giuseppe Di Mare, di cercare un tecnico esterno per ottemperare al sollecito della Regione. “Tutto ciò appare come un aggiustarsi le carte per continuare ad aggirare il problema: ma per quale motivo?”. PER APPROFONDIRE: Augusta, città dei silenzi: confermato il nucleare militare ma è top secret Di Mare assicura revisione entro settembre ma tace su ritardi nonostante un consulente da 4 anni. Il deposito di carburante Maxcom. Triberio si chiede e chiede:“Forse un Piano aggiornato bloccherebbe ulteriori concessioni edilizie? O sarebbe impossibile aggiornarlo ai sensi di legge, senza toccare interessi che si vogliono tutelare per fini elettorali?”. Domande che secondo il consigliere nascono dal fatto che “il sindaco ha ormai da quattro anni un esperto, un valido tecnico di sua fiducia proprio per il coordinamento e la pianificazione delle attività di protezione civile: quindi, perché non è stato mai avviato il processo di redazione?”. E poiché al Comune “in questi anni sono state fatte tante assunzioni”, per il capogruppo Pd tutto “appare ancora più incomprensibile”. Perché, “se davvero l’amministrazione avesse voluto risolvere il problema rapidamente, avrebbe potuto affidare il compito a un tecnico interno come è stato fatto per altri atti”. Di Mare ha ignorato la richiesta di chiarimenti sulle questioni sollevate, per cui restano solo le sue assicurazioni pubblicate su “La Sicilia” il 2 aprile, circa “tempi piuttosto celeri al massimo entro il prossimo settembre”. Per il momento sono senza replica anche le caustiche osservazioni del consigliere di opposizione sulla piena utilità dei provvedimenti comunque presi:“Non basta il Centro operativo comunale attrezzato come un set cinematografico, per girarsi un video nei momenti di crisi in cui apparire come il salvatore della patria, né limitarsi a dotare il gruppo di volontari con automezzi e strumentazione adeguati, se poi questi e la popolazione non hanno linee guida chiare e procedure da seguire durante le emergenze”. PER APPROFONDIRE: Petrolchimico in zona rossa sismica, Legambiente: impianti stati adeguati? Il caso del Piano per le crisi esterne che prevede spazi da “ballo della mattonella” per gli sfollati. Giuseppe Di Mare con Arisa. Per il Pd “l’amministrazione Di Mare continua invece a concentrarsi su cantanti e inaugurazioni di marciapiedi, o altre attività amministrative di contorno, mentre la sicurezza dei cittadini resta una questione irrisolta”. Anzi, per Augusta si potrebbe definire la questione delle questioni. Infatti, fa rilevare l’interrogazione consiliare di Triberio, “la sommatoria di tutti i rischi comporta l’aumento esponenziale delle probabilità di un evento critico altamente pericoloso”. Non a caso la prefettura di Siracusa aggiorna sistematicamente il Piano di emergenza esterna di sua competenza. Però anche questo strumento di “informazione della popolazione” ha efficacia limitata, se dagli enti locali arrivano input così datati da diventare addirittura paradossali. Come le 12 “aree di attesa” dove convergere in caso di emergenza che non sono previste né al Monte, dove ormai si concentra metà dei residenti, né ad Agnone. O come la zona di piazza Unità d’Italia in cui installare il “centro di assistenza” per gli sfollati, dove anche qui il rapporto fra estensione e capienza calcolate è di 1 a 4. Cioè, teoricamente, quattro persone dovrebbero stringersi in un quadrato largo un metro per lato. Più realisticamente, lo spazio pro-capite potenzialmente disponibile è più ampio, considerata l’incidenza demografica nei quartieri. Ma questo Piano di emergenza esterna, col suo “ballo della mattonella” cui costringerebbe gli evacuati, mostra comunque la differenza fra una “carta da sistemare” e uno strumento efficace per le crisi. PER APPROFONDIRE: Augusta a rischio Beirut, Legambiente: perché Maxcom amplia il pontile? Fede, natura e memoria: diario di un viaggio umbrovenerdì, 11 Aprile, 2025Dal cuore di Francesco all’abbraccio delle Marmore L’Umbria, cuore verde dell’Italia, non è solo un modo di dire. 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